Malasanità. Storia di un raccomandato vittima di se stesso

19 marzo 2019 | 10:10
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Malasanità. Storia di un raccomandato vittima di se stesso

Il sistema che tu contribuisci a costruire è una merda che prima o poi ti sputa in faccia

Capita che un giorno, così all’improvviso, mentre sei in bagno scopri che sei malato. Urina verde. Cazzo. Corri dal medico e poi immediatamente in ospedale. Sei preoccupato, avviluppato in quell’ansia che ti fa tremare la vescica. Praticamente te la stai facendo addosso. Non vedi l’ora di farti visitare. Ma il medico è impegnato. Devi aspettare almeno un’ora. Seduto, in quella specie di sala di attesa, nella tua testa è un ingorgo di domande e di ipotesi. Ti accorgi di essere fragile, precario, tra parentesi. Una brutta sensazione.

Pensi ai tuoi anni di burbanza e di supponenza. Pensi alle tue piccole ricchezze ai tuoi egoismi, alla bella vita che se ne frega degli altri e del mondo. Ne hai fatte di stronzate. Intanto passa l’ora, ma il medico non si vede. Meglio chiamare Alfredo, l’assessore tuo amico. Qui qualcuno deve intervenire. Alfredo chiama il direttore dell’ospedale. Il direttore chiama il primario. Il primario è da te dopo due minuti. Si scusa, vorrebbe sdebitarsi per averti fatto aspettare tutto il tempo. Ma tu sai che sei fragile e precario, hai pisciato verde. Niente scuse, mi dica dottore, mi dica. Lui ti visita, ti fa tante domande. Ti porta nel laboratorio analisi. Ti fa i prelievi. Li fa analizzare immediatamente. E ti racconta la sua versione dei fatti: hai il pancreas a pezzi. Situazione grave. Da ricovero.

Prendi il tuo bel lettino in camera singola isolata abbastanza per non essere disturbato da quei lagnosi di malati del corridoio. Ed è proprio nel corridoio che una signora sulla sessantina aspetta da sette ore il letto in una stanza. E’ parcheggiata sulla barella. Non c’è posto eppure c’era, il tuo. Occupato all’istante grazie alla telefonata dell’assessore. Ti dispiace, ma qui la situazione è grave, “morte tua vita mia”. Stronzo. Passa la notte. Non sei riuscito a dormire. Il mattino dopo il medico è serafico: bisogna operare. Ti opera lui, il primario. Sbaglia tutto e ti lascia col culo per terra. Ha confuso il pancreas col fegato. Porca vacca! La tua vita da oggi è cambiata. Niente drink, niente corse nel parco, niente puttane. Sei un uomo a metà. Cazzo.

Adesso chiama l’assessore tuo amico che ha nominato il primario che ti ha operato, e digli che è un incapace. Sai stronzo? Il sistema che tu contribuisci a costruire e a mantenere è una merda che prima o poi te la trovi sputata in faccia. Se tu non avessi sostenuto il tuo amico assessore incompetente e disonesto, se il tuo amico assessore incompetente non avesse raccomandato il primario incapace, il tuo fegato oggi sarebbe al suo posto. Imbecille. Sai che ti dico? Te lo meriti. Pensavi di essere un privilegiato e invece sei la vittima di te stesso. Peccato che per causa di questo sistema bastardo ci abbiano rimesso la salute anche gli innocenti.

Tu cerca di salvare almeno la faccia. Quando morirai non essere ridicolo, non pretendere di entrare prima degli altri nel camposanto. Tanto sarai solo. La signora sulla sessantina è viva e scoppia di salute. Si è salvata senza amici e compari. Grazie a Dio negli ospedali c’è anche gente per bene. (Liberamente scritto in seguito ad una storia vera).

Già pubblicato il 18 luglio 2012 su Basilicata24.it