Malapolitica. Acquedotto Lucano rischia il fallimento?

12 marzo 2019 | 13:39
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Malapolitica. Acquedotto Lucano rischia il fallimento?

Le mani della politica e dei partiti hanno impastato il disastro

La strategia del Pd si sarebbe compiuta nell’ultimo accordo che ha, di fatto, completato il posizionamento generale di uomini e mezzi in tutte le strutture economiche e di potere in capo alla Regione Basilicata.

Stiamo parlando di Acquedotto Lucano, l’ente in cui si è dispiegata alla massima potenza questa fantastica macchina da guerra elettorale e di soldi.

Non a caso negli ultimi mesi c’è stata la riquadratura del cerchio nelle nomine.  L’amministratore unico Giandomenico Marchese, ex fedelissimo pittelliano, già Direttore generale alla Regione sostituito da Vito Marsico, già dirigente di Acquedotto Lucano a tempo indeterminato, in distacco alla Regione

Infine, sembrerebbe in seguito all’accordo elettorale Pd-Leu, sia stato richiamato un altro personaggio famoso, tale ingegnere Gerardo Enrico Marotta con ruolo di direttore generale, incarico peraltro già ricoperto in Acquedotto Lucano per 15 anni, dal 2003 al 2015. Di questo ingegnere ricordiamo il suo coinvolgimento nello scandalo degli stipendi d’oro nelle società di progettazione, nello scandalo sulle assunzioni, nella gestione dei depuratori con relativi sequestri e delle procedure di infrazione avviate dall’Unione Europea.

Eccolo di nuovo a bordo. Sembrerebbe che abbia chiesto, come atto preliminare all’accettazione dell’incarico, un’integrazione allo stipendio di 105mila euro di altri 30mila euro come premio di risultato spettante ai direttori generali.

Nulla di strano se questi mega manager avessero prodotto risultati utili per gli utenti del servizio e per i 119 Comuni soci. E invece? Con l’aiuto di una nostra fonte interna, cerchiamo di capire cosa realmente è accaduto e qual è la situazione di Aql oggi.

Amministrazione e finanza della Società

Questa è l’Area aziendale che sovraintende all’organizzazione e alla tenuta dei bilanci nonché al processo di fatturazione e ai ricavi aziendali. I dati che seguono sono estratti dai bilanci consolidati e pubblici e sono fissati al 31 dicembre 2017.

L’indebitamento totale a quella data sfiora i 200 milioni ed è diviso in due componenti: debiti verso le imprese (manutenzione e lavori ); debiti generati da credito scaduto utenze non pagate.

Relativamente alla prima componente molti fornitori stanno proponendo azioni di rivalsa verso Acquedotto Lucano per i mancati pagamenti e sembra che alcune aziende siano addirittura fallite a causa delle inadempienze di Aql nei pagamenti.

La seconda componente (vedi tabella sotto), di seguito riportata, mostra il quadro della fatturazione dei consumi idrici e fognari, evidenziando plasticamente l’attuale disastro finanziario.

Soffermandoci alla situazione degli ultimi due anni il totale del credito scaduto verso la clientela ammonta, per l’anno 2016, a ben 104 milioni di euro, mentre quello per l’anno 2017 risulta pari a 114 milioni di euro con un aumento percentuale di quasi nove punti. Per l’anno 2017 vi sono almeno 31 milioni di crediti scaduti verso i consorzi e circa 83 milioni di crediti scaduti distribuiti tra Comuni, enti pubblici, grandi utenti e “altri”. Cifre da capogiro per un ente che fattura circa 50 milioni l’anno.

Consorzi

Sembrerebbe che nessuno dei consorzi abbia mai pagato fatture emesse da Acquedotto Lucano Spa, sin dall’inizio del servizio idrico integrato, nel lontano 2003. Questo spiegherebbe la ragione di un così elevato credito scaduto di Aql nei confronti dei consorzi. Acquedotto Lucano, avrebbe inserito queste somme nei propri bilanci pur non avendo mai incassato nulla in 15 anni di gestione. Il credito vantato, pari a circa 31 milioni di euro, verrebbe ripianato dalla Regione Basilicata, con una legge che carica sulla Regione i debiti contratti dai Consorzi con Aql.

Non sappiamo bene come stia andando la faccenda. Non ci risultano risorse allocate nel bilancio regionale per far fronte a questo impegno. In più non risulterebbe traccia nei bilanci dei consorzi di questo enorme debito verso Acquedotto Lucano. Tuttavia, non disperiamo, le “ciambotte” risolutive sono sempre nei cassetti di qualche scienziato della contabilità. Ci vorrebbero anche scienziati del diritto perché la questione ha assunto una piega legale. La ragione per cui i Consorzi non avrebbero inserito questo debito intero nei loro bilanci è molto lineare e chiara ma da sempre verrebbe taciuta. I consorzi hanno sempre contestato la tariffa applicata da Acquedotto Lucano innescando un contenzioso mai risolto mentre Acquedotto Lucano, dal canto suo per esigenze di quadratura del bilancio, avrebbe sempre postato il credito vantato a tariffa piena nei suoi bilanci. La tariffa che i consorzi riconoscevano ad Acquedotto Pugliese era di circa un terzo di quella applicata oggi da Acquedotto Lucano Spa. Quindi nel caso si arrivasse a una sanatoria Aql dovrebbe riconoscere ai Consorzi un debito pari a un terzo e rettificare i suoi bilanci di almeno 10 milioni. A quel punto Acquedotto Lucano sarebbe tecnicamente fallito.

Comuni, altri enti, e grandi utenti

Il debito relativo a questa categoria ammonta complessivamente a circa 20 milioni, in gran parte verso Comuni della Basilicata e grandi utenti. In questo caso non è stato fatto assolutamente nulla in quanto i Comuni, essendo soci del gestore, non intendono pagare queste cifre e non le hanno stanziate nei bilanci e quindi si pone un problema di rettifica di bilancio di Acquedotto Lucano Spa per almeno metà dei 20 milioni di credito scaduto che sommati ai precedenti diventa dirompente per gli equilibri della Spa pubblica.

Altri

Sotto la voce “Altri” ci sono le utenze cosiddette domestiche, quelle commerciali e le utenze ­industriali. I mega dirigenti non avrebbero proceduto alla messa in mora per tempo per cui molti di questi debiti sarebbero già finiti in prescrizione. Tuttavia, Acquedotto Lucano avrebbe dato indicazioni all’ufficio legale di andare avanti in giudizio nel recupero dei crediti, anche se è maturata la prescrizione, in barba alle leggi e cavalcando l’ignoranza degli utenti. In sostanza la teoria è quella di andare avanti sempre e comunque tanto l’utente disgraziato, per pochi euro, non va certo in giudizio ma preferisce comunque pagare anche se vi è prescrizione del debito da mancata messa in mora entro i cinque anni canonici. I crediti già prescritti sembrano ammontare, da una prima stima, all’incirca a 5 milioni di euro che occorrerebbe ancora portare in rettifica nel bilancio 2017.

Questa è la situazione finanziaria, davvero drammatica, peraltro in ulteriore peggioramento nell’anno 2017. Tale condizione comporterebbe il fallimento immediato dell’azienda in quanto le perdite da registrare sarebbero superiori addirittura al capitale sociale. Tuttavia, ci sono le elezioni, e la patata bollente potrebbe passare in altre mani. La tensione finanziaria di Aql genera una liquidità pari a zero che nei fatti impedirebbe il normale funzionamento del servizio. Sarà per questo che la manutenzione e la pulizia dei serbatoi è diventata un’operazione quasi impossibile?

Tutti i dati negativi sarebbero in aumento nel corso del 2018 di almeno il 7% rispetto al 2017. A quanto pare nessuno starebbe correndo ai ripari.

Inadempimenti e sanzioni

In aggiunta a questa drammatica situazione finanziaria l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA ex AEGGSI) avrebbe imposto ai gestori l’adeguamento dell’organizzazione aziendale a un modello contabile amministrativo denominato “spacchettamento contabile”. Il tema è estremamente complesso e presuppone, oltre ad una ridefinizione profonda dell’aspetto contabile e dei processi lavorativi a esso legati, un modello di qualità aziendale che preveda una tempistica nell’espletamento delle attività fondamentali previste dai gestori di servizio idrico integrato sul livello nazionale.

Il nuovo modello andava definito e messo in opera nel 2017, pena gravi sanzioni e multe, ma l’azienda risulta attualmente inadempiente nel senso che, non solo non ha realizzato gli adeguamenti, ma non li ha nemmeno pianificati come sviluppo. E’ da tenere presente che già altri gestori in Italia, non in regola con questo adeguamento, hanno ricevuto sanzioni milionarie che nel caso di Acquedotto Lucano SpA sarebbero letali data la situazione finanziaria.

Peraltro non avere pianificato e realizzato questi adempimenti di legge potrebbe apparire un atteggiamento irresponsabile da parte dei dirigenti e configurarsi come vero e proprio danno patrimoniale nei confronti dell’Azienda e dei cittadini. Per quanto riguarda la qualità, l’autorità impone, attraverso una serie di regole precise definite nelle varie delibere, un modello nei tempi di risposta (tipo numero di letture annue effettuate almeno tre, tempi di risposta agli allacci 60 giorni, tempi di risposta agli appuntamenti 7 giorni, ecc.). Ci sono all’incirca 30 indicatori che occorre monitorare per la qualità e per ogni giorno di ritardo nell’adempimento delle pratiche l’Autorità Nazionale prevede una sanzione pari al numero di giornate di ritardo moltiplicato per la multa giornaliera prevista, da riconoscere in bolletta al malcapitato utente.

Secondo alcune stime preliminari ci sarebbero già diverse centinaia di migliaia di euro da pagare per inadempienze ARERA ma allo stato attuale è stata rilevata una sola multa da 80mila euro per inadempienze contabili nel 2016, pari a circa 83mila euro per un errore nel sistema di tariffazione (delibera AEEGSI171/2016/S/idr pubblica). Peraltro tale informazione non è neanche stata pubblicata sul sito aziendale, nella sezione trasparenza, come prevedono le norme.

La gestione del personale

E’ stato implementato – ci dice la nostra fonte – un modello organizzativo totalmente basato sul “clientelismo”. La filosofia con cui è stato disegnato il nuovo modello è basata sul principio “dai qualcosa a tutti così nessuno disturba il manovratore” e in quest’ottica tutte le componenti politiche sono state soddisfatte. Sarebbero state create decine di nuove aree, settori e nuovi uffici. Nella gran parte di ogni struttura nuova creata non vi è all’interno alcuna risorsa umana e gran parte delle strutture, come le aree che rappresentano articolazioni complesse dell’azienda, sono gestite dal solo responsabile. La logica sembra essere di promuovere tutti a comandanti di se stessi, ovviamente senza alcun concorso interno ma utilizzando criteri totalmente soggettivi e basati sulle appartenenze politiche. A tal proposito il sindacato Cisl e la sua Rsu in Acquedotto Lucano Spa hanno denunciato l’azienda con un esposto alla Procura della Repubblica in cui si chiarisce che l’azienda Acquedotto Lucano Spa è a totale partecipazione pubblica e quindi tutte le progressioni verticali devono essere soggette a concorsi, come avviene nelle amministrazioni pubbliche. Staremo a vedere. La denuncia del sindacato appare corretta poiché si sostiene che, essendo Aql una spa pubblica, di fatto, è soggetta alle norme di trasparenza del decreto legge “Brunetta” del 2008. Infatti, abbiamo assistito a concorsi per assumere nuovo personale ma non a concorsi interni per i cosiddetti’ avanzamenti di carriera ‘nelle posizioni verticali.

Comunque a seguito di questa riorganizzazione l’Azienda si sarebbe completamente fermata dal punto di vista operativo e nessuno farebbe più nulla con i pochi “soldati” rimasti in protesta perenne. I promossi danno ordini a nessuno essendo comandanti senza truppa! Grandissimo risultato peraltro molto costoso in quanto le spese per il personale si sono incrementate del 15% arrivando alla modica cifra di circa 20 milioni di euro per l’anno 2017.

Area Tecnica-Direzione operativa. La gestione degli impianti

Qui sarebbero state raggiunte vette massime di inefficienza e totale disintegrazione dei processi lavorativi. La gestione dei depuratori e degli impianti sarebbe un disastro generale tanto che la Procura avrebbe proceduto a continui sequestri e l’Ue avrebbe inflitto multe e sanzioni al Paese intero per la mancata messa a norma degli impianti di depurazione della Regione Basilicata gestiti da Acquedotto Lucano Spa che risulta in infrazione europea per 50 dei depuratori gestiti.

Circa tre anni fa molti contatori sarebbero scoppiati per il gelo e non tutti sono stati sostituiti mentre è in corso un’indagine della Corte dei conti per danno patrimoniale legato alla rottura dei misuratori che a -3 grado centigradi sono saltati. Sembra, ma la magistratura contabile lo appurerà con l’indagine in corso, che le gare per l’acquisto dei misuratori non hanno tenuto conto delle gelate e delle temperature invernali in Basilicata.

Le perdite idriche aumentano e si attesterebbero intorno al 50% del flusso pompato nel sistema acquedottistico. Le letture non vengono effettuate secondo i criteri definiti dall’Autorità e si procederebbe alla fatturazione in acconto per gran parte degli utenti, mentre gli allacci sarebbero tutti fuori tempo massimo e i ricorsi in aumento. Sarà per la scarsa manutenzione delle reti che la qualità dell’acqua degrada continuamente?

Area Tecnica – Direzione progettazione e energia

Questo Area si dovrebbe occupare della messa a regime dei depuratori e del piano di contenimento delle spese energetiche che attualmente ammontano a circa 21milioni di euro per il 2017 e sono a carico della collettività in quanto ristorate integralmente dalla Regione Basilicata. La quale questa volta, a onor del vero, ha fatto la propria parte per consentire al gestore di adeguarsi; sono stati stanziati circa 30 milioni di euro per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili che possano consentire al gestore di alimentare i propri impianti di depurazione e di sollevamento abbattendo così la bolletta energetica di almeno un buon 50%. Altri finanziamenti europei sono stati deliberati per una dotazione totale pari a 150 milioni di euro per l’adeguamento e la messa a norma dei depuratori e delle reti idriche e per il contenimento delle perdite idriche nel sistema acquedottistico regionale. Anche in questo caso dopo tre anni non sembra si sia mosso qualcosa.

Che dire?

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