Il generale, il capitano e le truppe leghiste

7 marzo 2019 | 14:16
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Il generale, il capitano e le truppe leghiste

A Potenza celebrata stamane la solita liturgia nordista

Il “popolo leghista” non esiste. Ad attendere Matteo Salvini fuori dal Grande Albergo di Potenza un centinaio di persone. Per chi pensa che la Lega e il Centro destra siano un pericolo per la Basilicata questa dovrebbe essere una buona notizia. Nella sala tanti giornalisti e i candidati con il loro codazzo di sostenitori. Fuori un gruppo di contestatori. Niente effetti speciali. Tuttavia, qualche fuoco d’artificio è stato sparato.

C’è il commissario leghista che suscita una certa impressione con quell’accento varesotto che inneggia al futuro della Basilicata. Ironia della storia, un piemontese che viene a liberarci dalla nostra implicita incapacità di amministrare una regione. Fa specie il linguaggio militaresco dell’ex generale Bardi che dà il benvenuto al Capitano prima che Pasquale Pepe aizzasse la sala con il grido “mobilitiamo le truppe e prendiamoci la Basilicata”. Sarà questo il programma del Centro destra? Una cultura dell’uomo forte (anche se ridicolo) e la voglia di prendersi loro la Basilicata alla stregua di un avamposto militare da conquistare. In questo linguaggio risiede una cultura che nulla ha a che fare con la politica e con una civile democrazia. Una rozzezza spaventosa. Diremmo inquietante.

Il generale Bardi l’uomo di Berlusconi amico di Salvini, come al solito, balbetta qualcosa sui ristorni petroliferi e sulle infrastrutture. Il nulla cosmico che si ripete in ogni sua uscita pubblica. Pasquale Pepe che promette lealtà al generale, chiama le truppe alla mobilitazione e lancia qualche slogan urlato come al mercato del pesce. E poi la parola passa al Capitano che si lamenta della carenza di infrastrutture in Basilicata dimenticandosi che il suo partito insieme con quello di Berlusconi ha governato per venti anni ingolfando di autostrade inutili il nord del Paese fregandosene altamente del Mezzogiorno. E riesce persino a dire, qui in Basilicata terra desertificata, che la Tav in Piemonte bisogna completarla.

L’oscenità di questa mattinata tutta leghista raggiunge l’apice quando prende la parola un bambino, il quale manifesta la soddisfazione per aver realizzato il sogno di conoscere il Capitano. Racconta, il bambino, di avere un altro sogno: diventare poliziotto. Aggiunge, il bambino, di credere in ciò che fa Salvini e conclude stringendo la mano al Capitano “in nome di tutti gli italiani.” E’ evidente che quel bambino non ha alcuna responsabilità. La responsabilità è di chi ha consentito questa ignobile strumentalizzazione.

Credevamo di aver visto di peggio in questa stagione leghista e ci sbagliavamo. Il peggio l’abbiamo visto oggi in una città del sud dove sembra che il senno sia andato in vacanza da tempo.

Queste persone non possono e forse non vogliono liberare la Basilicata dalla vecchia politica (altrimenti dovrebbero liberarla da se stesse). Questa gente vuole liberare la Basilicata dall’intelligenza e dalla civiltà dei lucani. Non si usa un bambino in quel modo.

Intanto dobbiamo ancora capire qual è il loro programma. Ancora non sappiamo che cosa intendono davvero fare per la Basilicata, oltre che “liberarla”.