Il problema non sono i poveri ma i ricchi

21 gennaio 2019 | 17:56
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Il problema non sono i poveri ma i ricchi

Di tutta la ricchezza globale creata nell’ultimo anno, l’82% è andato all’1% della popolazione mentre il 50% meno abbiente non ha beneficiato di alcun aumento.

Nel 2016 il quarto uomo più ricco al mondo, Amancio Ortega, ha ricevuto dalla casa madre della catena di abbigliamento Zara dividendi annui per un valore di circa 1,3 miliardi di euro. Stefan Persson, figlio del fondatore di H&M, si colloca al 43° posto nella lista Forbes delle persone più ricche al mondo e l’anno scorso ha ricevuto dividendi azionari per 658 milioni di euro.

Anju è una lavoratrice del Bangladesh, cuce abiti destinati all’esportazione. Spesso lavora 12 ore al giorno, fino a tarda sera; talvolta deve saltare i pasti perché non ha guadagnato a sufficienza. Il suo salario annuo è di soli 900 dollari. Nel corso dell’ultimo anno il numero dei miliardari è aumentato come mai prima: uno in più ogni due giorni.

Attualmente vi sono nel mondo 2.043 miliardari (valore in dollari), e nove su dieci sono uomini. La loro ricchezza ha registrato un incremento enorme che, a titolo comparativo, rappresenta 7 volte l’ammontare delle risorse necessario per far uscire dallo stato di povertà estrema 789 milioni di persone. Di tutta la ricchezza globale creata nell’ultimo anno, l’82% è andato all’1% della popolazione mentre il 50% meno abbiente non ha beneficiato di alcun aumento.

In tutto il mondo, l’odierna “economia dell’1%” grava sulle spalle di lavoratori mal pagati, spesso donne, che ricevono salari di sussistenza e sono privati dei diritti fondamentali.

Ogni due giorni nasce un nuovo miliardario: ma a fare le spese sono i più poveri e vulnerabili, molto spesso donne. Il costante incremento dei profitti di azionisti e top manager, infatti, corrisponde a un peggioramento altrettanto costante dei salari e delle condizioni dei lavoratori.

Le persone che confezionano i nostri abiti, assemblano i nostri cellulari, coltivano il cibo che mangiamo vengono sfruttate per assicurare la produzione costante di un gran volume di merci a poco prezzo e aumentare i profitti delle corporation e degli investitori.

Sono alcuni passaggi significativi dell’ultimo Rapporto Oxfam sulla Povertà e le disuguaglianze.

In Italia, sempre dati Oxfam, a metà 2017, il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta.

Nel periodo 2006-2016, il reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuito del 23,1%.

Ma tutti questi ricchi hanno talento, sono bravi, si danno da fare, mentre i poveri sono degli imbecilli incapaci di farsi strada nella vita?

Oxfam ci dice che circa un terzo dei patrimoni dei miliardari sono ereditati. Nel corso dei prossimi 20 anni 500 tra le persone più ricche al mondo trasferiranno ai propri eredi oltre 2.400 miliardi di dollari, vale a dire più del PIL dell’India con i suoi 1,3 miliardi di abitanti. E non è tutto. Oxfam ha calcolato che, in totale, circa due terzi dei patrimoni dei miliardari provengono da eredità, monopolio e clientelismo.

I monopoli portano eccessivi guadagni nelle tasche di proprietari e azionisti, a tutto discapito del resto dell’economia. Il potere monopolistico genera estrema ricchezza che va di pari passo con il clientelismo: ciò significa che i potenti interessi privati hanno la capacità di manipolare le politiche pubbliche in modo da rafforzare i monopoli esistenti e crearne dei nuovi. Privatizzazioni, svendita di risorse naturali cedute ben al di sotto del loro valore, corruzione negli appalti pubblici, esenzioni e scappatoie fiscali sono tutti strumenti grazie ai quali gli interessi privati, traendo vantaggio dalle proprie relazioni, possono arricchirsi a discapito dell’interesse pubblico.

Di questo passo si va a sbattere. Su questi dati invitiamo a riflettere i logorroici da salotto che ogni giorno fanno le pulci ad ogni misura di contrasto alla povertà, compreso il Reddito di Cittadinanza. Misure che devono sempre fare i conti con le risorse che mancano. Risorse che al contrario sono sempre abbondanti per i signori del 20% più ricco degli italiani.

Esiste un problema serio di redistribuzione della ricchezza che in molti fanno finta di non vedere. Redistribuzione significa soprattutto più risorse per servizi come sanità, istruzione e sicurezza sociale a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione, più risorse per la crescita del capitale umano e sociale, più risorse per lo sviluppo.

I sacerdoti del libero mercato che libero non è, i crociati del capitalismo e del neo liberismo di questo passo sono destinati a scomparire per auto distruzione. La schiavitù non può esistere per sempre.

Come per l’emergenza planetaria su clima e riscaldamento globale, anche le ingiustizie e le disuguaglianze sono un’emergenza planetaria. E quando il Fondo Monetario Internazionale mette in guardia dal rallentamento della crescita globale dobbiamo chiederci: la crescita di chi? La storia economica ci insegna qualcosa che nessuno vuole capire: senza un serio riequilibrio nella distribuzione della ricchezza prodotta, la crescita, quando c’è, è ricchezza per pochi e povertà per molti. E quando non c’è, è ricchezza per pochissimi e povertà per moltissimi.

Se non si cambia si va a sbattere.