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Emendamento “blocca -trivelle”, No Triv: “Potrebbe avere vita corta”

10 gennaio 2019 | 12:59
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Emendamento “blocca -trivelle”, No Triv: “Potrebbe avere vita corta”

“Sarà possibile esprimere una valutazione compiuta solo quando sarà di pubblico dominio”

Ieri, 9 gennaio, il Mise ha reso pubblico un comunicato con cui si preannuncia l’imminente discussione nelle Commissioni riunite Affari Costituzionali, Lavori Pubblici, Comunicazioni, del testo di un emendamento “blocca -trivelle” al Decreto Semplificazione.

Dell’emendamento non è stato reso disponibile il testo (definito “blindatissimo” da fonti giornalistiche ); sicché sarà possibile esprimere una valutazione compiuta solo quando lo stesso sarà di pubblico dominio nella sua formulazione ultima.

Stando alla lettera del comunicato diramato dal Mise, un emendamento così congegnato potrebbe correre il rischio di avere vita corta.

Preliminarmente, facciamo presente che le attività upstream non rivestono più carattere strategico, di urgenza e indifferibilità, da tre anni a questa parte; esattamente da quando, nel Dicembre 2015, il Parlamento inserì una norma ad hoc nella Legge di Stabilità 2016, recependo il contenuto di uno dei sei quesiti No Triv depositati in Cassazione.

L’aspetto concernente la pubblica utilità non fu preso in considerazione, allora, perché a rischio di censura da parte della Corte Costituzionale. 

ll PTESAI si rifà concettualmente a quel Piano delle Aree abrogato dalla Legge di Stabilità 2016 per eludere uno dei sei quesiti referendari No Triv, in seguito rilanciato, sempre da No Triv, a più riprese e, in ultimo, insieme al “Pacchetto Volontà” e ad una nota indirizzata nei giorni scorsi al Ministro dell’Ambiente.

Il Piano è stato anche oggetto di ben quattro disegni di legge presentati nel corso della precedente legislatura.

Se ben articolato nel metodo e nei contenuti, si tratta di uno strumento utile e necessario nell’ottica della regolamentazione di un settore ad elevata impronta ecologica.

Tuttavia, come dichiarato dal Sottosegretario Crippa, “l’emendamento prevede ….. che, fino all’approvazione del Ptesai, con un termine massimo di tre anni, saranno sospesi i permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi. Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio”.

Questo passaggio è quello che presenta forti criticità, prestando fin troppo facilmente il fianco al rischio di possibili contromisure delle compagnie Oil&Gas.

Sul punto è bene chiarire subito che un conto è sospendere i procedimenti in corso -divenuti 36 contro i 40 del Sottosegretario Crippa di qualche giorno fa – fino all’approvazione del Piano; mentre tutt’altra cosa è sospendere e poi revocare, sulla base dello stesso Piano, i permessi di prospezione e ricerca già rilasciati, compresi i tre di Global Med nello Ionio.

Il primo provvedimento di revoca di un permesso già rilasciato che il Mise dovesse adottare sulla base di questa norma, verrebbe immediatamente impugnato dinanzi al Tar dalla società che ne detiene la titolarità.

La norma “blocca trivelle”, posta al vaglio della Corte Costituzionale, finirebbe per essere dichiarata illegittima con tutte le conseguenze del caso.

Coordinamento nazionale No Triv