Elezioni regionali. I giorni della civetta della democrazia lucana

11 gennaio 2019 | 12:36
Share0
Elezioni regionali. I giorni della civetta della democrazia lucana

Flavia Franconi vada a casa e si faccia dimenticare. Vito Giuzio, Giuseppe Soranno, Paolo Galante, Antonio Bochicchio, Francesco Mollica, Aurelio Pace chiedano scusa e facciano un bagno di umiltà

Flavia Franconi aveva deciso: si vota il 26 maggio. Il Tar, con una sentenza esemplare, ha sancito l’illegittimità di quel provvedimento. Un provvedimento sostenuto da molti consiglieri regionali di maggioranza. In quei “giorni della civetta” della democrazia lucana, abbiamo assistito a un accanimento senza precedenti contro chi sosteneva l’assurdità di quella decisione.

I vari Vito Giuzio, Giuseppe Soranno, Paolo Galante, Antonio Bochicchio, Francesco Mollica, Aurelio Pace, si lasciarono prendere la mano da elucubrazioni giuridiche a sostegno dell’impossibile. Oggi ci fanno sapere che accolgono la sentenza del Tar e precisano che loro volevano soltanto una data certa nel rispetto delle regole. Niente di più. Pensano così di uscire indenni da una crociata contro gli “incapaci” e gli “incompetenti” che hanno difeso con i denti le ragioni della democrazia e del diritto. I vari Pace e Galante hanno tirato macigni contro “gli ignoranti” e adesso vogliono nascondere la mano. Adesso che la giustizia amministrativa ci conferma da che parte circola la confusione giuridica. C’è un solo modo per uscirne: chiedere pubblicamente scusa e dimettersi. Non siamo ottimisti.

Non lo siamo perché sono state fin dal principio evidenti le ragioni di quella crociata. Vogliamo credere che gli “avvocati consiglieri regionali” della Franconi e di Pittella non fossero vittime di una cattiva interpretazione della legge ma fossero pienamente consapevoli della partita in gioco. Ed è in quella partita di calcio che hanno tentato di giocare con il pallone stretto in mano sperando che l’arbitro e gli spettatori non si accorgessero del fallo.

In gioco il loro futuro politico, il futuro politico del loro socio di maggioranza, il Pd e dell’intero Centro Sinistra. In gioco la loro collocazione in vista delle elezioni nel quadro di confusione e di incertezza che caratterizza gli schieramenti politici a destra e a sinistra. Insomma, hanno provato a prendere tempo in attesa che l’orizzonte si schiarisse. Per questo loro esclusivo interesse, coincidente con l’interesse del Pd e dei suoi esponenti in Giunta e fuori della Giunta, hanno sacrificato la democrazia e il diritto dei lucani a decidere nei tempi legittimi le sorti della Basilicata. Hanno fatto da ancella alla supponenza e alla prepotenza del sistema di potere che li ha nutriti.

E mentre questi “cavalieri del diritto”, agitavano la spada in difesa della “competenza e della legge”, la Giunta Regionale adottava provvedimenti inaccettabili sul piano morale e, forse, lo vedremo nei prossimi giorni, anche sul piano della legalità. Decine di provvedimenti adottati in prossimità della scadenza della legislatura, e dopo la scadenza, tutti dal sapore elettoralistico, clientelare, finalizzati a tutelare amici e postazioni strategiche in barba alla correttezza istituzionale. Provvedimenti che hanno schiaffeggiato e ancora schiaffeggiano l’intelligenza dei lucani.

Che dire della timidezza dimostrata dalla Lega e dall’opposizione di destra in Consiglio su questa vergognosa vicenda? Tanto per non apparire complici delle ancelle e del sistema, hanno abbozzato ululati alla luna e accennato qualche abbaio. Almeno loro abbiano la compiacenza di non cantare vittoria. Sarebbe un canto stonato e fastidioso.

E che dire di Flavia Franconi? Niente. Le sue eventuali scuse sarebbero inutili, perché inaccettabili. Le sue eventuali dimissioni sarebbero ormai una farsa superflua. Vada a casa e si faccia dimenticare.