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Impianto chimico di trattamento delle acque del Cova, la società rinuncia

10 dicembre 2018 | 10:06
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Impianto chimico di trattamento delle acque del Cova, la società rinuncia

Soddisfazione di Mediterrano No triv che aveva presentato osservazioni

La società Sindyal, che aveva presentato il progetto per la realizzazione di un  “Impianto di trattamento acque di produzione” provenienti dal Centro Olio Val D’Agri, ubicato in Località Cembrina del Comune di Viggiano (Potenza), per conto di Eni s.p.a. , ha rinunciato a realizzare l’impianto chimico di trattamento. 

Ad annunciarlo Mediterraneo No Triv attraverso una nota a firma degli avvocati Giovanna Bellizzi e Antonio Romano, e dell’ingegnere Antonio Alberti.

Bellizzi, Alberti e Romano, ricordano che questa è la terza vittoria, dopo la bocciatura del Progetto Sinam presentato nel 2013 e bocciato per mancanza di Valutazione di Impatto Ambientale rilevato dalle osservazioni dell’ing. Alberti e dopo la bocciatura del secondo Progetto Sinam che voleva ubicare l’impianto nei pressi del depuratore ASI della Zona Industriale di Viggiano, anch’esso bocciato a seguito delle osservazioni di Alberti.

Oggi-prosegue la nota- alla luce, di questi tre tentativi falliti di realizzare in zona industriale di Viggiano un vero e proprio megaimpianto chimico, è legittimo chiedersi e chiedere al Ministero dell’Ambiente ed al Ministero dello Sviluppo Economico, quanto tempo ancora rimarranno attivi i tre impianti mobili e temporanei che trattano la miscela acqua-petrolio estratta dal sottosuolo dopo lo sversamento delle centinaia di tonnellate fatto dal Cova di Viggiano e realizzati in regime di urgenza e senza alcuna Valutazione di Impatto Ambientale e se non sia stato un errore autorizzarne la realizzazione senza alcun procedimento di VIA, con semplice autorizzazione del Mise.

E’ legittimo chiedersi -aggiungono- se è stata completata o a che punto è la bonifica in Val D’Agri, dopo lo sversamento di petrolio . Infine è legittimo porsi la domanda se l’Eni utilizza l’impianto mobile realizzato all’interno del Cova per il trattamento della miscela acqua-petrolio recuperata dal sottosuolo oppure per trattare le acque di processo che intendeva trattare con l’impianto Syndial che non ha superato il procedimento di VIA e AIA . Chiediamo al Ministro Costa -concludono Alberti, Bellizzi e Romano- di effettuare i dovuti controlli in merito, per evitare che quello che dovrebbe essere un impianto mobile provvisorio, possa divenire il sostituto dell’impianto Syndial non autorizzato.