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I diritti di Gesù Bambino

21 dicembre 2018 | 17:08
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I diritti di Gesù Bambino

Auguri! Con la Redazione auguro a tutti il Natale più sereno che possiate desiderare … E siccome a Natale non si può parlare di diritto, di cause, di sentenze, vi propongo una prospettiva diversa: il corredo di diritti di cui ciascun essere umano è dotato per e dalla nascita a prescindere dal cielo e dal campanile sotto cui nasce.

E’ un tema affrontato dagli albori della civiltà ad oggi a cui sono state date soluzioni via via sempre più evolute, sempre comunque oscillanti tra laicismo e religione; insomma ci muoviamo in quella zona del pensiero umano in cui ha origine il riconoscimento dell’individuo, della società e perciò del concetto di diritto.

I diritti che compongono il corredo di ciascun essere umano sono stati e sono definiti ‘diritti naturali’; oggi si preferisce definirli più propriamente ‘diritti umani’ anche per distinguerli dai diritti degli altri esseri esistenti in natura. Come per esempio il diritto dell’acqua di fluire e il dovere di farlo in modo da partecipare all’armonia e all’equilibrio della vita del pianeta; e perciò il suo diritto e dovere di esplodere se ignorata, contrastata, compressa, soffocata o forzatamente trasformata da ghiaccio in liquido: tutto questo lo chiamiamo poi “allarme climatico” o “dissesto idrogeologico”, a seconda delle circostanze. Ma … questa è un’altra storia.

Aristotele riteneva che “del giusto civile una parte è di origine naturale, un’altra si fonda sulla legge. Naturale è quel giusto che mantiene ovunque lo stesso effetto e non dipende dal fatto che a uno sembra buono oppure no; fondato sulla legge è quello, invece, di cui non importa nulla se le sue origini sian tali o talaltre, bensì importa com’esso sia, una volta che sia sancito.” L’idea, il principio aristotelico è rimasto praticamente immutato anche se alcuni, Immanuel Kant per esempio, lo hanno reso meno laico con l’introduzione del concetto di trascendente. Ma a prescindere da tutto questo, a prescindere dal se il diritto naturale è o no derivato dalla divinità, sicuramente è stato sempre ed è unanimemente riconosciuto che ciascun essere umano è titolare di diritti che non abbisognano d’essere concessi da alcuna autorità e che prescindono da etnia, religione, sesso e credo politico. Su tutti il diritto alla libertà.

In epoca moderna la prima dichiarazione dei diritti dell’uomo è probabilmente quella dello stato della Virginia nel 1776. Il primo documento formale dei diritti dell’uomo è nato nel 1789 dalla Rivoluzione Francese come “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”.

L’affermazione, il riconoscimento e l’accettazione dell’esistenza dei diritti naturali sono passati attraverso movimenti e rivendicazioni di gruppi, popolazioni, territori, minoranze. Perciò all’osservatore poco attento la rivendicazione di quei diritti può apparire strumentale a rivendicazioni locali o addirittura lobbystiche. Non è così, ma esattamente il contrario: se quei diritti, come la libertà (di pensiero, di parola, di movimento, d’iniziativa, ecc.), sono a lungo negati e compressi, prima o poi, come l’acqua, dovranno esplodere e lo faranno creando dissesto ma, consapevolmente o inconsapevolmente, aspirando e tendendo ad un nuovo equilibrio del sistema sempre più coerente alla natura umana.

Forse è in quest’ottica che andrebbe guardato il planetario fenomeno migratorio che tanto preoccupa e spaventa e perciò tanto è strumentalizzato. Bisognerebbe domandarsi quanto noi così detti ‘paesi occidentali’ abbiamo succhiato e compresso o anche solo ignorato nei territori da cui oggi è partito l’inarrestabile fiume umano che bussa alle porte dell’Europa e degli USA per presentare il conto.

Alla fine della seconda guerra mondiale, con la costituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e con la redazione della “Dichiarazione universale dei diritti umani”, siglata a Parigi il 10 dicembre 1948, si è definitivamente sancita l’universalità dei diritti umani che perciò sono così definitivamente usciti dall’ideale confine dei ‘paesi occidentali’ per estendersi ai popoli di tutto il mondo, non come gentile concessione ma per effetto dell’affermazione della dignità umana come intrinseca, inalienabile e universale. La dichiarazione segnava la fine del sistema delle Colonie, della schiavitù; ma il doloroso processo d’attuazione non è ancora terminato. Alcuni esempi per tutti: in passato, la lotta del Mahatma Ghandi in India negli anni ’40 e ’50; oggi, i fermenti nei paesi dell’ex U.R.S.S. soffocati con la forza; la vicenda di Giulio Regeni.

La Dichiarazione riconosce, tra l’altro, il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, al riconoscimento come persona e all’uguaglianza di fronte alla legge, a garanzie precise nel processo penale, alla libertà di movimento e di emigrazione, all’asilo, alla nazionalità, alla proprietà, alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, alla libertà di associazione, di opinione e di espressione, alla sicurezza sociale, al lavoro e alle sue condizioni materiali e giuridiche ivi compresa la libertà sindacale, all’accesso a un livello adeguato di vita e di educazione.

Circa due anni dopo gli stati membri del Consiglio d’Europa fecero un ulteriore passo in avanti e il 4 novembre 1950 a Roma sottoscrissero la “Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” che è entrata in vigore in Italia il 10 ottobre del 1955. Tra l’altro la Convenzione ha stabilito che il godimento dei diritti da essa garantiti non è soggetto ad alcuna discriminazione fondata su ragioni di razza, lingua, religione, opinione pubblica, origine nazionale o sociale; inoltre ha istituito la Corte Europea dei diritti dell’uomo con sede a Strasburgo, quindi un sistema e degli organi per l’affettiva garanzia e tutela dei diritti in essa affermati.

Ritorneremo sull’argomento per verificare se e come il nostro ordinamento dialoga con la Dichiarazione dell’ONU e la Convenzione di Roma; perciò esamineremo e definiremo i singoli diritti, magari scoprendo radici che neppure immagineremmo e come anche la rapida evoluzione tecnologica e internet abbiano imposto e ancora impongano l’allargamento del numero di quei diritti; infine, forse, ci renderemo conto di quanto diamo per scontato ciò che in realtà scontato non è. I Diritti Umani continuano ad essere oggetto di dibattito filosofico, sociologico, antropologico e perciò, inevitabilmente, anche giuridico. Personalmente condivido l’opinione di chi ritiene che i Diritti Umani, più o meno definiti da convenzioni e leggi internazionali piuttosto che da leggi nazionali, vanno oltre tutto questo; che sono al di là o addirittura prima delle singole leggi, perché formano le fondamenta morali delle regole che possano darsi sia le singole nazioni che il consesso internazionale ormai globalizzato, che gli piaccia o no. Inoltre sono anche le fondamenta morali di ciascuno di noi, a prescindere dalla sua etnia, credo, sesso, religione, nazionalità, credo politico. Ed ecco quindi che è vero che i diritti vanno conquistati quotidianamente con il loro esercizio che è anche adempimento dei connessi doveri, spesso ma in realtà sempre anche doveri verso se stessi.

Ancora … Buon Natale!

Francesco Topi, avvocato