Il decreto in-sicurezza: effetti e prospettive in un’Italia che va sempre più indietro

4 dicembre 2018 | 10:54
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Il decreto in-sicurezza: effetti e prospettive in un’Italia che va sempre più indietro

“Una delle pagine peggiori della Repubblica Italiana”

All’indomani dell’approvazione del Decreto Salvini in materia di Sicurezza e Immigrazione, possiamo affermare tranquillamente che è stata scritta una delle pagine peggiori della Repubblica Italiana, capace di riportare indietro nel tempo, nella linea cronologica del riconoscimento dei diritti civili, uno Stato annoverato tra le democrazie dell’Occidente. In primis, ricorrere alla forma del decreto legge come misura d’emergenza appare incomprensibile, visto il confermato calo dei numeri degli sbarchi… incomprensibile a meno che non lo si voglia giustificare con l’intento di inasprire una caccia alle streghe che il Governo gialloverde ha intrapreso sin dal primo giorno e che ha il solo obiettivo di allargare il consenso elettorale.

Un’eterna campagna elettorale che dai leggendari 35 euro al giorno, all’ “aiutiamoli a casa loro” e al “prima gli italiani”, non si è ancora placata e aggiunge benzina sul fuoco a discapito di chi ha chiesto di essere accolto nel nostro Paese. Eppure si poteva fare molto in materia d’Immigrazione, dal potenziamento del sistema Sprar, al recupero degli irregolari, che non si possono nemmeno conteggiare con precisione.

È opportuno precisare che il nostro Paese prevede due forme di accoglienza: la prima, quella dei Cas e dei Cara, riservata ai richiedenti asilo (coloro che hanno fatto richiesta di asilo in Italia e sono in attesa di una risposta della Commissione; tra questi possono essere annoverati anche i diniegati, coloro che hanno ricevuto un parere negativo e hanno fatto ricorso contro lo stesso; la seconda è quella dello Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che include tanto i richiedenti asilo, quanto coloro che hanno ottenuto la protezione, nelle tre forme di “Asilo”, “Sussidiaria” e quella per “ motivi umanitari”.

Il Decreto Salvini cancella quest’ultima forma di protezione, sostituendola con delle forme di protezione speciali, che tuttavia non danno diritto all’accoglienza né nei Cas né negli Sprar. Questi ultimi saranno riservati ai soli titolari di un permesso di soggiorno per “Asilo” o “protezione Sussidiaria” (concessi in un numero di casi minore rispetto agli altri), mentre gli ex-umanitari (i nuovi “casi speciali”) non potranno più essere ospitati nei progetti di accoglienza (fanno eccezione coloro che al momento dell’approvazione del decreto erano già presenti nello Sprar). Il Governo Salvini-Di Maio ha, dunque, pensato bene di penalizzare i progetti Sprar, proprio quei progetti di accoglienza virtuosi che rappresentano un vanto per l’Italia e mirano davvero all’inclusione dello straniero nella società italiana e al raggiungimento dell’autonomia (mediante i corsi di italiano, di formazione, i tirocini, attività culturali d’inclusione, laboratori) e che sono soggetti a controlli estremamente severi in termini di rendicontazione.

Perché penalizzare questo sistema d’accoglienza e non rinforzarlo? Perché non modificare la prima accoglienza e lasciarla pressoché invariata, hotel e strutture di soggetti privati inclusi, in cui i migranti spesso sono abbandonati a loro stessi? Perché allungare la “reclusione” nei Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio)? Probabilmente l’obiettivo del Governo è quello di aumentare l’insicurezza e la precarietà dello status degli stranieri, per alimentare l’odio del popolo italiano nei confronti degli ospiti.

I meccanismi descritti sopra stanno portando, in questi giorni, alla revoca delle misure di accoglienza per tutti quei migranti in possesso della protezione umanitaria, ospitati nei centri di prima accoglienza, donne, bambini, migranti vulnerabili, senza distinzione di sorta. Sta circolando la notizia del Cara di Crotone, ma il fenomeno riguarda tutta la penisola. Bisognerebbe invitare il ministro Salvini, i parlamentari della Lega e i loro sostenitori ad eseguire direttamente sul posto queste misure: hanno loro il coraggio di cacciare letteralmente dai centri e lasciare su una strada queste persone, prive di ogni prospettiva? Probabilmente sì, visto che si è legiferato senza un briciolo di umanità, trattando lo straniero come un numero, una percentuale, senza prestare ascolto alle opposizioni, alle associazioni, all’Anci, alla Chiesa, al Csm.

Eppure, non era difficile prevedere questo scenario, in cui aumenterà in maniera significativa il numero dei senza dimora. Crescerà l’insicurezza e la criminalità, ma non perché queste problematiche sono legate allo straniero in quanto tale, bensì perché queste persone, abbandonate a se stesse, questo esercito d’invisibili si troverà a far di tutto pur di sopravvivere e non dimentichiamo che la criminalità organizzata italiana è sempre dietro l’angolo, pronta a far crescere i propri ranghi. Per non parlare di quei datori di lavoro che li costringeranno a lavorare in nero, nonché in condizioni disumane. Aumenteranno anche le problematiche dei servizi sociali dei Comuni, che dovranno farsi carico di queste categorie a rischio.

Un altro effetto del decreto è che il richiedente asilo (quello in attesa di una risposta dalla Commissione Territoriale) non ha diritto all’iscrizione anagrafica e, di conseguenza, all’assistenza sanitaria. Ma come? Lo straniero non portava forse guerra e malattie a casa nostra?

È prevista, poi, la revoca della cittadinanza italiana allo straniero che si macchia di determinati reati. In questo modo si stabilisce, in maniera incostituzionale, che vi sono cittadini di serie a e cittadini di serie b. Alcuni non potranno mai perdere la cittadinanza, altri sì, al verificarsi di determinate situazioni. George Orwell direbbe: “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”.

Prima gli italiani! Diciamolo alle migliaia di cittadini che operano nel settore dell’accoglienza, che hanno fatto di questo lavoro una missione. Diciamolo agli psicologi, agli assistenti sociali, agli insegnanti di lingua e cultura italiana, a tutti gli operatori, che rischiano di perdere il loro posto di lavoro, in seguito al ridimensionamento dell’accoglienza.

Salvini che tanto ha fatto per cancellare il peccato originale del suo partito, cioè di essere nato per l’indipendenza e la libertà della Padania, attraverso la cancellazione del termine “Nord” dal nome del partito, in definitiva non fa altro che pensare al Nord. In questo nuovo Nord vi sono inglobati tutti i suoi seguaci, dalle Alpi alla Sicilia, che fanno la voce grossa contro il Sud del mondo. In effetti, non era rimasto da fare altro che questo… quando non si è in grado di scrivere una manovra economica rispettando i parametri e, per la prima volta dal 2014, l’economia ha cessato di crescere, non potevano che prendersela con i più disperati! Il tutto accade con il totale silenzio-assenso del Movimento 5 Stelle. Tra di loro c’è qualche voce fuori dal coro, come quella del Presidente della Camera Fico, o di quei 19 dissidenti che tentarono di opporsi all’approvazione del decreto.

Ma anche loro sono stati messi subito a tacere in nome della solidità della Sacra Alleanza fatta con quell’uomo che, durante la campagna elettorale, osò giurare sul Vangelo e sul Rosario per poi comportarsi come il più disumano dei ministri! Alla fine, il Governo, benedetto dalla latitanza dell’avvocato Conte, difeso da Di Maio e dai grillini (pur di non farlo cadere approvano di tutto!), è sotto il totale monopolio di capitan Salvini e a pagarne sono le fasce più deboli che, oltre a ritrovarsi in una condizione di estrema precarietà, si ritrovano a essere sempre più vittime di una caccia alle streghe che renderà l’Italia un Paese sempre meno umano e civile, sempre più arretrato in materia di diritti civili. In fondo, era appena ieri che si parlava di ius soli…

Pasquale Rimoli – Circolo PD Scanzano Jonico