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Auguri al Sud

26 dicembre 2018 | 14:48
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“Se una strada non c’è, o la troveremo o la costruiremo noi”.

Sono quasi due anni che scrivo per la testata Basilicata24.it. Sono cambiati i Premier, i ministri, ma non è cambiato l’atteggiamento sostanziale nei riguardi della questione meridionale. Chiunque provi a parlarne in pubblico dibattito incontra il fuoco di fila di luoghi comuni che si fondano su un minuscolo lessico trito e consunto: zavorra, piagnoni, assistenzialismo, darsi da fare, rimboccarsi le maniche e via banalizzando. È una specie di rituale di salvataggio per coloro che si sentono minacciati dai meridionali (e non solo) che alzano la testa e cercano di capire le cose nel nostro paese, con l’intento di cambiare gli equilibri.

In decine di incontri pubblici, ho cercato di far rilevare come i grandi meridionalisti (Salvemini, Gramsci, Fiore, Rossi-Doria, Nitti, etc.) non abbiano mai coltivato lo sfascio della nazione. Al contrario, il testo della nostra Costituzione è visibilmente attraversato dal grande fiume del pensiero meridionalista, il quale ne costituì un substrato fecondo. Quello che ci insegnano i numeri, le statistiche e i risultati economici delle politiche neoliberiste e dell’austerity, nonché i disastri di questo primo ventennio di federalismo fiscale è che al Mezzogiorno bisogna guardare come a un’opportunità e non più come a un problema. L’ultimo rapporto Svimez2018 dimostra in maniera inequivocabile come le macro-aree del paese siano mutuamente interdipendenti. La parola stessa lascia perfettamente intendere quanto sia importante consolidare tutto il paese con investimenti, Infrastrutture e innovazione, al fine di garantire il benessere su tutto il territorio nazionale.

Il miope tentativo di trattenere più risorse su una o più regioni che oggi sono più ricche è sconveniente per una serie di ragioni: in primis, perché lo sono anche grazie a risorse in passato investite dal governo nazionale su quei territori; poi, perché questo approccio confligge col concetto di interdipendenza economica sopra richiamato e si corre il rischio di costruire un boomerang che danneggerà anche quei territori che oggi puntano a salvarsi sulla propria piccola scialuppa di salvataggio. Piccola, sì, perché se riferiamo questo approccio alla scala di un mercato globale, un simile, rocambolesco tentativo assume tratti quantomeno risibili. Quanto alla procedura, inoltre, se si permette a una o più regioni tramite un decreto di trattenere più risorse prima che si giunga alla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni prevista dalla nostra Costituzione, così come riformata nel 2001, si gettano le basi, nella sostanza, dello sfascio dell’Unità nazionale, partendo proprio dall’economia. È quantomeno bizzarro che coloro i quali lanciano slogan come “prima gli italiani” si trincerino in battaglie dal vago sapore secessionista nel nome di un localismo peraltro verosimilmente contrario allo spirito costituzionale.

Bisogna ricordare ai nostri giovani che in Italia vige ancora una legge fondamentale, la nostra Costituzione, per la quale c’è chi ha dato la vita. In quella legge, scritta in modo chiaro così che tutti potessimo capirla senza difficoltà, c’è scritto che abbiamo tutti la stessa dignità e gli stessi diritti (Art.3); che il lavoro è alla base della nostra Repubblica (Art.1) e soprattutto va rispettato ovunque allo stesso modo. Così come è sancito il diritto allo studio per tutti garantendo anche ai meritevoli e bisognosi di accedere ai più alti livelli di istruzione (art.33,34). Sempre più questi diritti si allontanano dalle vite quotidiane della gente comune. Sempre più qualcuno vuol far credere che pretendiamo troppo, richiamandoci ad essi.

Non fatevi ingannare: costoro sono i primi garantiti da questo sistema perverso, iniquo e non meritocratico. È sempre all’opera una reazione gattopardesca che punta a scambiare il diritto per favore, che mira a mortificare gli sforzi dei giovani per salvaguardare gli interessi della propria clientela di minus habentes eletti al rango di valorosi predestinati. Al Sud occorre una moltiplicazione di sguardi che portino luce dove ora fioriscono i grumi cancerosi dell’intrallazzo, occorre la forza dirompente dell’entusiasmo. Coltiviamo l’eversione delle sane utopie. Alziamo gli sguardi.

Nel frattempo, quello che impoverisce il Sud, in misura sempre maggiore, è la scarsità di risorse, accelerata dall’attuazione di un federalismo iniquo e deliberatamente incompleto. Quindi, anche se i nostri enti locali si impegnano in virtuosismi amministrativi, le poche risorse a disposizione vanificano qualsiasi risultato. Lo dimostra a chiunque il sito opencivitas.it, che mostra chiaramente il minore livello di spesa nelle regioni meridionali, ad esempio nel delicatissimo settore sociale.

Oppure (dati 2015) come in una regione come la Puglia non solo sia inferiore il costo del lavoro nel settore istruzione ma ci sia persino il numero più basso di dipendenti. È il caso di ricordare che le voci di spesa corrente destinate a smaltimento rifiuti, servizi generali e istruzione coprono da sole, mediamente, quasi la metà del totale per i comuni delle regioni a statuto ordinario.

Questa infografica l’ho costruita per confrontare il livello di spesa e di servizio nel settore istruzione di 8 città italiane. Come si vede (il grafico è molto leggibile), le città del Sud prese a campione (Bari, Lecce, Reggio Calabria, Napoli) sono tutte nel quadrante peggiore. Risultato opposto per le città del Centro-Nord selezionate (Venezia, Milano, Torino,  Bologna, Roma). Insomma, è giusto che il Sud faccia autocritica sull’efficienza della spesa e adotti tutte le misure orientate alla sua efficienza, ma si tenga sempre presente che senza risorse, senza solidarietà, non si va lontano. E tutto il paese si impoverisce inevitabilmente.

Spesa per istruzione nei Comuni confrontata col livello dei servizi erogati

Spesa per asili nido nei Comuni confrontata col livello dei servizi erogati

I miei auguri non sono ipocriti, ma accettatelì ugualmente: occorre sincerità per costruire comunità dove oggi regnano l’individualismo e il cinismo. Franco Arminio, nell’introduzione al libro che ho scritto con Andrea Leccese dice giustamente che “il Sud oggi offre occasioni di intensità che altri luoghi più fortunati non offrono”. In queste parole vagamente enigmatiche si nasconde la chiave per capire cosa scegliere. Come disse il generale cartaginese Annibale trovandosi di fronte le Alpi: “Se una strada non c’è, o la troveremo o la costruiremo noi”.  

Le tabelle si leggono più chiaramente nelle foto in fondo all’articolo