Anche l’operaio vuole il figlio dottore…e di serie A

15 novembre 2018 | 09:48
Share0
Anche l’operaio vuole il figlio dottore…e di serie A

Labollita (Giovani democratici): “Abolire il valore legale della laurea aumenterà le diseguaglianze tra università del Sud e università del Nord”

I laureati del Sud non sono di serie B. Un tempo, la laurea costituiva per una famiglia povera motivo di orgoglio, di prestigio e avere in casa un medico, un avvocato, un insegnante veniva considerata una conquista sociale.

Ho uno, due, tre figli professionisti in casa”: era questa l’espressione che riempiva di gioia, di felicità e di orgoglio quei genitori che non avevano avuto la fortuna di studiare e che, in quel momento, ponevano tutte le loro speranze nei propri figli. Bene, oggi al Governo c’è chi vorrebbe abolire il valore legale della laurea.

Cosa vuol dire? Significa che le lauree non avranno più lo stesso valore, ma in tutti i concorsi diventerà legale poter discriminare le Università e i suoi studenti: solo laureati di Bolzano, posti riservati ai laureati della Bocconi o della Statale di Milano, prima i laureati della Normale di Pisa o della Luiss o della Cattolica.

E se ti sei laureato a Bari, a Lecce, a Matera o a Rende o altrove? Ti attacchi al “cavolo”- per utilizzare un’espressione non volgare -, vengono prima i laureati delle Università di Serie A del Nord! E se la mia famiglia non può permettersi di mandarmi a studiare a Pisa, a Milano o a Padova o pagare una retta esagerata presso un’Università privata?

Ti attacchi sempre al “cavolo”, andrai a Bari o in un’altra università del Sud o in una città dove gli affitti costeranno meno, consapevole che sarai per sempre un laureato di serie B del Sud! Ma se io mi sono laureato col massimo dei voti a Bari, a Lecce, a Matera o altrove, perché dovrei esser messo dietro a chi si è laureato, anche con meno, alla Bocconi?

Perchè sei un cittadino di serie B del Sud e hai avuto la sfortuna di nascere in una famiglia povera e umile del Sud. Solo i ceti più abbienti potranno permettersi l’accesso agli atenei migliori del Nord e nei concorsi pubblici saranno loro ad avere la priorità, non per merito ma per possibilità economiche.

A cosa serve allora laurearsi?

Non lo so, amico mio, non ti saprei dare risposte: io sono uno di quei laureati di serie B, che si è fatto letteralmente il “mazzo” gettando sangue e sudore, a Bari, in una di quelle Università Pubbliche del Sud che qualcuno definisce di serie B, col massimo dei voti. Chiedilo, magari, a Salvini e a Di Maio. Ma, soprattutto, chiedilo a chi non è ricco ed è del Sud; a chi non può o non potrà permettersi di mandare i propri figli a studiare nelle prestigiose università di serie A del Nord e si “accontenterà” di mandarli in un’Università del Sud di serie B; chiedilo a chi non può permettersi di mandare i suoi figli nemmeno in queste Università di serie B del Sud… chiedilo a loro, magari avranno la risposta e magari, nonostante tutto, voteranno ancora Salvini e Di Maio…

Perché, caro amico, abolire il valore legale della laurea aumenterà le diseguaglianze tra Università del Sud e Università del Nord; aumenterà le diseguaglianze tra i poveri e i ricchi. Solo gli Atenei più ricchi e del Nord potranno garantire i servizi migliori e i costi ricadrebbero, inevitabilmente, sugli studenti con l’aumento delle tasse universitarie: solo i ceti più abbienti potrebbero permettersi l’accesso agli atenei migliori e concorrere in posizione privilegiata rispetto a chi non se lo può e potrà permettere.

Questo Governo ci sta dicendo che è pronto ad aiutare chi resta indietro.

Ma un Governo che pensa di dividere i laureati di serie A, ricchi e del Nord, da una parte, e i laureati di serie B, poveri e del Sud, dall’altra, è un Governo che ha già fallito, che non avrà realizzato alcun miglioramento e alcun cambiamento della società, che non avrà puntato al progresso ma solo al mantenimento o, ancor peggio, al peggioramento dello status quo. 

Forse, dovremmo pensare che i figli dei ricchi, dei dirigenti, dei medici, degli avvocati, dei notai, hanno un DNA diverso da quello di chi nasce da una commessa del supermercato o da un operaio della catena di montaggio?

Perché i figli di un disoccupato e di una mamma che si svena con qualche lavoro domiciliare, che a casa non hanno nemmeno la libreria e non hanno possibilità economiche ma che hanno una voglia matta di studiare e laurearsi, non potranno farlo? E se potranno, con innumerevoli sacrifici, perché verranno considerati laureati di serie B?

Sono questi i temi che dobbiamo prendere in considerazione. Il resto sono solo chiacchiere da bar. Portare avanti tutti quelli che sono nati indietro” è il compito di uno Stato sociale ed il Partito Democratico, quale principale partito di opposizione e di cui faccio parte, ha il dovere di battersi su questi temi. Del resto, miei cari, di che vi stupite, anche l’operaio ha il diritto di avere il figlio Dottore… e di serie A!

Pasquale Labollita Segretario Giovani Democratici Policoro