La mafia ha occupato il Metapontino, arrestate 25 persone. Ex carabiniere a capo di un clan
Operazione della Dda di Potenza: “Gruppi agivano con stesse modalità di clan pugliesi, campani, calabresi e siciliani”
Clan criminali che operavano sulla fascia jonica lucana e che nulla avevano da “invidiare” a quelli di stampo mafioso operanti nelle regioni limitrofe. Dodici arresti in carcere e 13 ai domiciliari. Sequestri di droga, armi e beni. É il bilancio dell’operazione scattata all’alba di questa mattina disposta dal gip del tribunale di Potenza su richiesta della Direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore capo Francesco Curcio.
Gli arrestati sono accusati di far parte, a vario titolo, di un’associazione armata di stampo mafioso con base a Scanzano Jonico denominata “clan Schettino” dedita principalmente al racket delle estorsioni in danno di imprenditori del Metapontino e allo spaccio di stupefacenti, e di un altro sodalizio criminale denominato “gruppo Russo” attivo nel traffico di cocaina e hashish. La Procura distrettuale antimafia ha altresì disarticolato un’altra organizzazione criminale, denominata “gruppo Donadio” operante a Montalbano Jonico finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti di cui si riforniva dai primi due gruppi.
Agli indagati sono stati contestati a vario titolo, i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di droga, incendio e danneggiamento, minaccia aggravata dal metodo mafioso, estorsione aggavata dal metodo mafioso, detenzione eporto illegale di armi, tentato omicidio aggravato e lesioni personali, trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare il sodalizio.
Realtà criminale di eccezionale pericolosità. L’attività di indagine -coordinata dalla Dda potentina e svolta da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, ha evidenziato l’esistenza sul versante jonico lucano di una realtà criminale “di eccezionale pericolosità” che si poneva costantemente in relazione con i soldalizi criminali operanti nelle regioni limitrofe ma che, nel tempo, aveva sviluppato una propria autonoma capacità di intimidazione e governo criminale del territorio inducendo assoggettamento e omertà
Tessuto sociale ed economico inquinato e conseguente omertà. Si tratta -hanno spiegato gli inquirenti- di un fenomeno che si è sviluppato per anni e che si è profondamente radicato nel tessuto sociale ed economico del territorio. Assai preoccupante e pienamente dimostrativo dell’inquinamento del tessuto socio economico-ha evidenziato la Dda- la scarsa collaborazione delle vittime di estorsioni, minacce, incendi e danneggiamenti, con le forze dell’ordine nella fase delle indagini.
Nulla da “invidiare” ai clan siciliani, calabresi, campani e pugliesi. Dalle indagini la mafiosità del gruppo Schettino è emersa in tutta la sua evidenza da circostanze di fatto che pongono le attività illecite del sodalizio nel solco dei gruppi mafiosi pugliesi, calabresi, campani e siciliani. Con l’ausilio delle intercettazioni telefoniche le indagini hanno fatto emergere un’organizzazione che spaziava in più settori: imposizione delle guardianie, estorsioni ad attività economiche, incendi di beni degli imprenditori che non si piegavano, reinvestimento dei proventi di attività illecite in attività lecite, controllo delle attività economiche, tentativi di infiltrazione negli appalti pubblici, intestazione fittizia di beni, esistenza di una rigida scala gerarchica che non si interrompe nemmeno con l’arresto dei capi dell’organizzazione, disponibilità di armi da guerra, assistenza agli affiliati in difficoltà o finiti in carcere, formule rituali di affiliazione, repressione violenta dei dissidi interni.
Sequestro di droga, armi e beni. Nel corso delle indagini sono stati sottoposti a sequestro sette chili di sostanze stupefacenti tra cocaina, hashish, eroina e marijuana, individuati investimenti del clan Schettino in attività economiche quali locali fabbricati e terreni intestati a presta nome.
Ex carabiniere a capo di un clan. Uno degli arrestati, Gerardo Schettino, a capo del clan omonimo è un ex carabiniere di 53 anni, già arrestato nel 2004. Il clan che capeggiava, è considerato dagli investigatori e dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza dotato di una “mafiosità emersa in tutta la sua evidenza”.
Nell’operazione, coordinata dalla Dda di Potenza, sono impegnati 170 carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Matera, un centinaio di poliziotti della Questura di Potenza e 60 militari del Comando provinciale della Guardia di finanza. Sono state effettuate 22 perquisizioni finalizzate alla ricerca di armi e droga e sequestri di beni, terreni e attività imprenditoriali nelle province di Matera, Potenza, Bari, Lecce, Foggia, Milano e Salerno.
Gli arrestati