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La democrazia non è madre dai facili costumi…

31 luglio 2018 | 11:25
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La democrazia non è madre dai facili costumi…

“Espressioni di una sovranità ridotta pretendono, grazie ad architettati trucchi politico-contabili, di interpretare l’intero consesso popolare”

Da una parte un comico che prefigura tra non molto l’abolizione del Parlamento quale strumento legislativo ed elettivo ormai superato nell’attuale forma di democrazia vigente in Italia… Dall’altra costituzionalisti e politici che affrontano la questione mettendo in campo le competenze dell’idraulico o del falegname per sminuire la funzione del sorteggio.

L’analisi che invece il movimento astensionista fa sullo stato di salute della nostra democrazia, impiantata su rigidi e rigorosi schemi, è tutt’altra cosa, e riguarda principalmente il fatto che il parlamento, e tutti gli altri organi elettivi, non rappresentino oggi la volontà “piena” del popolo che delega ed elegge.

Come può infatti un parlamento definirsi democratico se la sua composizione non segue di pari passo l’integrale espressione dell’interezza del suo elettorato? Come può definirsi tale se tutti i 945 seggi previsti sono stati assegnati non dal 100, ma dal 70 per cento degli italiani?

E in quelle Regioni e Comuni dove i consigli regionali e comunali sono il frutto sì e no del 30 o 40 per cento dei cittadini, da dove scaturisce la loro autorevolezza?

Il movimento astensionista vuole ricordare a tutti coloro che condizionano e influenzano il dibattito politico italiano che la democrazia è una sola, non può essere di facili costumi, e deve garantire l’espressione piena, limpida e trasparente di tutti i cittadini dello Stato.

L’attribuzione dei seggi, o deleghe elettive non su base numerica dei voti ma di percentuali non corrispondenti all’elettorato che li esprime, caratterizza una serie di problematiche successive in quelli che invece dovrebbero essere, in fase legislativa, gli equilibri democratici di approvazione di leggi e regolamenti necessari a interpretare e coincidere con i bisogni dell’intero popolo che si vuol rappresentare.

In altri termini una democrazia fondata sulla rappresentatività deve garantire un’espressione popolare totale, senza riduzioni, raggiri o esclusioni di sorta nei suoi insediamenti di legislatura.

Ciò che invece sta accadendo è l’esatto contrario: espressioni di una sovranità ridotta che pretendono, grazie ad architettati trucchi politico-contabili, di interpretare l’intero consesso popolare, agendo apparentemente per suo conto.

Più che in una democrazia superata le responsabilità di tali devianze vanno ricercate nei partiti e nei loro leaders, che un minuto dopo le elezioni, dimenticando tutti i buoni precetti che la Costituzione indica nel pretendere assemblee legislative e di esercizio del potere in funzione dell’intero popolo e non di una parte di esso, si buttano come avvoltoi sulle istituzioni e su tutto ciò che c’è da spartire col solo intento di arraffare il più possibile. Ecco qual’è il problema!

Ora, per poter rappresentare quei 13 milioni e mezzo di elettori che alle elezioni politiche del 4 marzo non hanno delegato nessuno, il movimento astensionista chiede da più di un decennio di “partecipare” all’elaborazione di un sistema che possa poter colmare questi ampi vuoti presenti nella rappresentanza democratica.

I 300 parlamentari circa che oggi agiscono in maniera del tutto indebita rispetto al mandato del popolo delegante, non solo scroccano dalle casse dello Stato stipendi, benefici e risorse loro non dovute, ma occultano le reali necessità del popolo sacrificandole agli interessi dei loro mandanti politici.

Ovviamente analogo discorso dev’essere fatto sulle decine di migliaia di occupanti abusivi di consigli regionali, comunali e sulle decine di migliaia di Enti e partecipate che sguazzano tra gli infiniti rivoli di una spesa pubblica che continua a dissanguare improduttivamente la nostra già agonizzante economia.

Su questo tema specifico noi astensionisti abbiamo molte proposte in quel cantiere del dibattito democratico che istituzioni, partiti e media non vogliono assolutamente aprire. Un cantiere che invece dovrebbe essere franco, costruttivo, senza censure o limitazioni e aperto a tutte le forze politiche, al fine di contribuire non poco al rafforzamento delle stesse fondamenta della democrazia rappresentativa e partecipativa.

Solo a tal fine potrebbe per esempio risultare consono, e limitatamente alle rappresentanze del “voto non utile” nel parlamento e nei consigli regionali e comunali, procedere anche alle estrazioni a sorteggio… Affiancate da assemblee di approfondimento tecnico-giuridico preventivo per tutti coloro che potrebbero essere chiamati a svolgere tali compiti e ruoli.

Antonio Forcillo, Movimento Astensionista Politico Italiano