Fca: Ripartire dal piano industriale di Marchionne

22 luglio 2018 | 18:52
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Fca: Ripartire dal piano industriale di Marchionne

Dobbiamo innanzitutto preservare le attività di Melfi pensando ai lavoratori

Seguiamo con grande interesse le notizie di stampa e le interpretazioni che fanno seguito alla successione di Marchionne alla guida di Fca con la nomina di Manley, una scelta di continuità aziendale, ma è troppo presto per azzardare analisi che riguardino il futuro dello stabilimento di Melfi.

L’attività di Manley in Fca da presidente e ad del marchio Jeep è sicuramente un elemento significativo che può alimentare aspettative positive: in meno di un decennio da poco più di 300 mila veicoli venduti l’anno si è passati a 1,4 milioni, con l’obiettivo, sono parole sue, “di salire ancora”. E indubbiamente il merito del rilancio in buona parte va proprio a lui che adesso avrà il compito di accelerare sul piano di sviluppo di Fca, soprattutto sul fronte del processo di elettrificazione della gamma per il quale sono stati stanziati 9 dei 45 miliardi di nuovi investimenti.

Per noi ripartire dal piano industriale presentato da Marchionne il 1 giugno scorso significa produrre a Melfi un altro Suv in sostituzione della Punto per rilanciare lo stabilimento lucano nel mercato internazionale del segmento crossover, tra le auto più originali presenti sul mercato, grazie ad un mix di soluzioni (tecniche e stilistiche) che le pongono al di fuori dei “classici” segmenti automotive.

Dobbiamo innanzitutto preservare le attività di Melfi pensando ai 1.800 lavoratori assunti con i jobs act e a quelli che hanno lavorato sulla linea della Punto e che adesso vanno sottratti al destino della cassa integrazione. E’ anche questa l’occasione per mettere al lavoro il Campus di Melfi voluto da Regione Basilicata e Fca con investimenti diretti e progettare quelle nuove auto specie ecosostenibili e di risparmio di consumi a cui guardano i mercati nazionale ed esteri.

E dobbiamo difendere lo stabilimento di Melfi, come tutta l’industria automobilistica italiana, dalla guerra commerciale alimentata dalla decisione del Presidente Usa Trump di imporre dazi sull’acciaio che rischia di stravolgere le strategie dei costruttori di auto di tutt’Europa. Le conseguenze vanno ben oltre quelle economiche e per questo è necessaria una forte iniziativa dei Governi italiani ed europei, con in testa la Commissione Europea, e di tutte le forze politiche italiane.

Di Marchionne conserveremo un ricordo positivo per il peso decisivo che ha avuto sugli assetti produttivi ed occupazionali dello stabilimento di Melfi.

Carmine Vaccaro- Segretario Regionale Uil