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Vogliono una Basilicata ingovernabile. Fermate quella legge elettorale che inganna i cittadini

20 giugno 2018 | 18:42
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Vogliono una Basilicata ingovernabile. Fermate quella legge elettorale che inganna i cittadini

Si tratta di una specie di “rosatellum” in salsa lucana. Un gioco di prestigio per non mollare le poltrone

Siamo preoccupati e vi spieghiamo perché. La possibilità di disciplinare in maniera indipendente da parte delle regioni le norme elettorali è stata introdotta con legge costituzionale 1/1999.

Prima di allora, le elezioni regionali (consiglio e presidente) erano tutte regolate da un sistema articolato di norme.  Nel 2004 si è aggiunta la legge 165/2004 sui principi fondamentali per la disciplina delle leggi elettorali regionali.

La Basilicata ha sempre applicato le norme di disciplina originaria e quando, in extremis, nel 2010, approva una leggina di 3 articoli in attuazione della legge 165, subisce il ricorso del Consiglio dei Ministri alla Corte Costituzionale. In ogni caso, l’applicazione di quella leggina era comunque rimandata alla legislatura successiva.

In breve, la Basilicata da sempre, ormai sono 18 anni, non ha mai approvato una propria legge elettorale, come hanno fatto quasi tutte le regioni. Sul finire della legislatura Pittella, però, ecco cha appare la proposta di legge del Consigliere Pd Vito Giuzio, protocollata il 13 giugno in prima commissione. Come mai questo interesse dopo anni di letargo? Abbiamo scoperto qualcosa che ci inquieta.

Le intenzioni del Pd, o della parte diciamo che fa capo a Pittella, sono chiare: rendere ingovernabile la Basilicata. Si tratta di una specie di “rosatellum” in salsa lucana. Un sistema proporzionale con un eventuale premio di maggioranza. Come dire, dopo di me il caos. Già. Quella proposta è fatta per indebolire la figura del presidente il quale è ostaggio delle liste. Abolito il listino, o meglio la lista del presidente, tutto è in mano alle liste collegate, in coalizione, al candidato presidente che, se eletto, rischia di non avere una maggioranza in Consiglio. Maggioranza possibile solo se il presidente ottiene almeno il 35% dei voti. In tal caso potrà contare su 12 consiglieri fino ad un massimo di 14. Sei posti sono riservati all’opposizione, una bella “riserva democratica”, come qualcuno l’ha definita. E di riserva si tratta.

Un’altra chicca di questa proposta è l’abolizione del voto disgiunto, alla faccia della libertà di scelta degli elettori.

In sostanza questa legge segue la direzione opposta a quella di altre Regioni che, al contrario della Basilicata, attribuiscono al presidente un forte legittimo e tutelante potere politico di governo, una forza decisionale necessaria nell’amministrazione di una Regione che non debba impantanarsi tra veti e contro veti di gruppi e gruppetti che si organizzano all’interno delle liste.

Immaginate che nessuno dei candidati presidente abbia il 35% dei voti, con quale maggioranza governerà il candidato che avrà preso un voto più degli altri? In che modo e con quali contenuti politici e programmatici si formeranno le maggioranze, necessariamente variabili e precarie, in Consiglio? E quale autorità e autorevolezza avrà il presidente, ostaggio dei singoli Consiglieri? E, soprattutto, che valore avrà il voto dei cittadini? E’ il ritorno a un passato giurassico.

E’ evidente che Pittella e compagni, annusata la brutta aria che tira, con questa proposta di legge, tentano un’operazione preventiva, per rendere la vita difficile ai prossimi possibili vincitori delle elezioni. E fanno di tutto perché, nell’eventualità di una loro sconfitta, possano in qualche modo conservare un potere di veto. Potere che potrebbe tradursi anche in una loro partecipazione al governo. Alla faccia della volontà degli elettori.