Pittella, De Filippo e Mollica. Le strade dell’ipocrisia sono infinite
Sull’inchiesta corruzione e turbativa d’asta emergerebbero casi di raccomandazioni e favoritismi. A saltare sulla sedia i soliti ipocriti cascati dalle nuvole
Dall’inchiesta della magistratura sul dissesto del Comune di Potenza e sul Cotrab, emergerebbero casi di corruzione e di turbativa d’asta. Una vicenda che coinvolgerebbe anche l’ex presidente della Regione De Filippo, l’attuale governatore Pittella e l’ex presidente del Consiglio regionale Mollica. Ora, a parte la consistenza delle accuse, tutte da verificare, appare chiaro l’esistenza di un andazzo che non meraviglia affatto.
Non oggi, ma da anni, e cioè da quando siamo nati come testata giornalistica, denunciamo una politica aggrovigliata su se stessa, nutrita da un sistema di raccomandazioni, di clientelismo, di voto di scambio. Un sistema che ha fondato la sua forza di persuasione sull’uso spudorato delle risorse pubbliche trattate come bancomat per distribuire prebende ad amici e parenti. E questo sistema non riguarda, e non ha mai riguardato, soltanto la Regione Basilicata e suoi enti più o meno inutili e inaffidabili. Riguarda molte delle articolazioni politiche ed economiche del territorio. Imprese, Municipi, colletti bianchi di alto e basso livello. Quindi, nessuno si meravigli, nessuno salti sulla sedia, specie chi negli anni si è reso complice di questo sistema, occultando i fatti e manipolando le informazioni. Politici e media in primo luogo.
Questa Regione ha bisogno di recuperare fiducia in se stessa. Vi è l’urgenza di ripristinare la fiducia tra cittadini e istituzioni e viceversa. Bisogna ricostruire campi vasti di affidabilità e di reputazione necessari come l’aria ai percorsi di sviluppo. La magistratura fa il suo mestiere ma i cittadini onesti singoli o associati devono fare meglio e di più la loro parte. Non soltanto col voto, ma con la partecipazione alle forme organizzate di denuncia.
In questi mesi sembra che la musica, in quel della Procura di Potenza, stia cambiando. Molti indizi ci confortano in questa ipotesi. Non importa perché, ma importa il fatto che qualcosa di serio si stia muovendo nella direzione del malaffare nella politica e nella pubblica amministrazione. Se così è, allora si vada fino in fondo e si indaghi ovunque, in tutte le direzioni che in questi anni abbiamo segnalato con forza e spesso in solitudine. Dalle vicende sulle assunzioni, al malaffare nell’eolico.
Noi giornalisti spesso sappiamo di fatti e vicende di malaffare, ma non abbiamo le prove. E quando non abbiamo le prove non possiamo scrivere, ma possiamo fornire indizi, spunti affinché la magistratura esplori piste e sentieri che portano allo svelamento di quei fatti. E’ già successo con le inchieste sui rifiuti, con l’inchiesta sul San Carlo e quelle su Tecnoparco. Su altre vicende nulla mai è accaduto. Abbiamo fiducia che anche all’interno del Palazzo di via Nazario Sauro si cominci a lavare qualche vetro impolverato, perché c’è bisogno di più luce.