Matteo Salvini e quella narrazione tossica che distrugge il pensiero libero

23 giugno 2018 | 13:52
Share0
Matteo Salvini e quella narrazione tossica che distrugge il pensiero libero

L’opinione è tale se argomentata ed esposta con rispetto nei confronti delle altre

Le opinioni, ormai, valgono tutte allo stesso modo, indipendentemente dall’autorità o dall’autorevolezza della fonte (in gergo filosofico si chiama “deflazione dell’autorità epistemica”). La mia opinione di marinaio sulle disuguaglianze sociali vale quanto quella di un sociologo navigato. Questa condizione si sviluppa in una sorta di socio-sistema dell’irrealtà.

Navighiamo in caleidoscopiche narrazioni, interpretazioni, spesso inconciliabili che formano, appunto, un socio-sistema dell’irrealtà. La prova è data dalla contraddizione emergente, in ogni narrazione, tra il frame (la cornice) e gli script (le azioni). Un adulto che partecipa ad un funerale (frame) dovrebbe sapere come comportarsi (script). Se in piena funzione funebre comincia a ridacchiare e a cantare stornelli da osteria, è evidente la contraddizione tra cornice e azioni. Ed è evidente che quell’adulto non sa riconoscere il set di azioni corrispondenti a quel frame. Nel frame casinò, il giocatore gioca, il croupier lavora.

Ed ecco il problema. La scarsa conoscenza della cornice, ossia del contesto e della relativa complessità (i fatti) conduce ad azioni contraddittorie, (opinioni e comportamenti) con quella cornice. Questa contraddizione sviluppa una narrazione falsa, irrealistica, improbabile. Quindi tossica, nociva. Una narrazione che, e questo è il vero problema, assume un peso politico, si espande nell’agorà con effetti sulla polis.

Un peso politico l’assume la narrazione, tossica, che crea diversivi. Quella del nemico pubblico di turno che, non a caso, è sempre un poveraccio, un oppresso, uno sfruttato, un emarginato. Quella narrazione che crea continuamente stati di emergenza, clima di pericolo e di paura. Narrazione che nasce appunto da un’interazione patologica tra frame e script e che impedisce di affrontare da adulti consapevoli le vere questioni sul tappeto.

I bambini prima dei tre anni non si comportano in maniera adeguata al contesto perché stanno ancora imparando a riconoscere che a una determinata cornice corrispondono determinate azioni o reazioni. Gli adulti, al contrario, dovrebbero saperle riconoscere. Tuttavia, il punto è proprio questo: il mondo è popolato da bambini di 40 anni che come pappagalli ripetono le stesse narrazioni raccontate “sempre dallo stesso punto di vista, nello stesso modo, con le stesse parole”. Mocciosi di 40 anni che vogliono sentirsi dire solo quello che pensano. E quello che pensano è ciò che altri hanno pensato per loro, pacchetti già pronti di idiozie e surrogati di realtà. Gente che cerca e trova certezze e conforto in una narrazione inquietante su tragedie e paure inesistenti o, al contrario, in una narrazione ansiolitica sul meraviglioso futuro. Come si esce da questa situazione? Niente. Studiare, verificare, approfondire, diffidare dalle semplificazioni. Abbiate una vostra opinione, magari sbagliata, non condivisa, ma almeno è vostra. Molto meglio di quelle usate, di seconda mano. Molto meglio delle narrazioni create ad arte e distribuite gratis sul mercato del consenso.

Attenti però. L’opinione è tale se argomentata, esposta con rispetto nei confronti delle altre. Un’opinione deve essere confrontabile con le altre e deve porsi in forma dialettica. “Pezzo di merda”, “buffone”, “giornalaio del cazzo”, non sono opinioni ma insulti che esprimono uno stato emotivo tossico. “Negri stupratori, lasciateli annegare”, “razzisti morirete tutti”, “fascisti fogna”, “comunisti traditori”, “frocio vaffanculo” non sono opinioni ma sfoghi istintivi di chi ha bisogno di scaricare le proprie frustrazioni su un nemico creato ad arte.  Creato ad arte da personaggi come Matteo Salvini. “Serrare i confini”, “censire i rom”, “immigrati uguale criminalità”, sono semplificazioni sintomo di una tossicità narrativa usata come arma di distruzione del pensiero libero e consapevole.

Così cade il criterio del confronto e della dialettica perché gli istinti e gli stati emotivi tossici possono soltanto scontrarsi con gli opposti istinti e generare niente altro che violenza. E state sicuri che in queste dinamiche, certa politica, con media compiacenti, ci sguazza alla grande. A vostre spese, dilazionate nel futuro.