Il M5S, la Lega e la Basilicata

1 giugno 2018 | 15:31
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Il M5S, la Lega e la Basilicata

Le prossime elezioni regionali o si giocheranno sul terreno dell’intelligenza e della saggezza, o sarà una sconfitta per tutti

Il Governo è fatto. Può piacere o non piacere, ma era l’unico “Governo possibile.” Non è il momento dei giudizi e neanche delle previsioni catastrofiche o paradisiache. Aspettiamo e vediamo. Il problema che adesso si pone sulla strada del M5S è tutto politico. Una parte del loro elettorato, oltre 2 milioni di cittadini, ha una provenienza di sinistra e sta digerendo con fatica l’alleanza con la destra leghista. Un’alleanza di governo, non certo politica, pare, ma che può assumere connotati ambigui nella fase esecutiva del programma.

Da un lato i Cinque stelle proveranno a frenare gli slanci “estremisti” dellaLega  sull’applicazione dei contenuti del cosiddetto contratto di governo, dall’altro la Lega proverà a caratterizzare le decisioni con un’impronta più “lepenista”. Ambedue le forze politiche hanno e avranno la necessità di marcare una differenza a proprio vantaggio. La Lega lavorerà per accrescere il proprio consenso. Lo stesso dovranno o vorranno fare i 5S. Non sarà facile marciare uniti se ciascuno dovrà usare il proprio marchio sugli eventuali meriti futuri. Allo stesso modo non sarà facile scaricare eventuali demeriti di una compagine sull’altra. L’unico modo per uscirne è non deludere le aspettative degli elettori. E questo lo vedremo.

Ciò detto, parto dalla convinzione, semplificando ma non troppo, che in Italia esistono una cultura di sinistra e una di destra. Seppure non chiaramente rappresentata quella di sinistra e più evidentemente rappresentata quella di destra. Esistono una cultura della società aperta e una della società chiusa, una cultura mondialista e europeista e una cultura nazionalistica.

I Cinque Stelle hanno una base sociale del consenso piuttosto variegata, culturalmente in divenire, ancora non assestata su posizioni e visioni chiare. Hanno una storia breve attraversata da contraddizioni, da miscele ideologiche e culturali un tempo più nettamente posizionate, anche in forme contrapposte, nei vecchi partiti della prima repubblica. Insomma, hanno una base sociale “multiculturale”.

La Lega ha una storia più lunga, una forte esperienza organizzativa e politica e una base sociale più distintamente di destra.

Dove voglio andare a parare? Se è vero che la Lega è una forza politica molto distante dal M5S e viceversa, se è vero che non c’è alcuna alleanza politica in corso e che il Governo nasce su un contratto e sulla necessità di dare una guida al Paese attraverso una maggioranza parlamentare l’unica possibile, allora sarà vero tutto il resto. Vale a dire che alle prossime elezioni europee e amministrative Lega e 5S saranno forze alternative e condurranno una campagna elettorale su posizioni contrapposte. E la stessa cosa dovranno fare in caso di elezioni politiche anticipate o anche alla scadenza naturale.

In tal caso la Lega cercherà consensi nel campo di centro destra e dell’astensionismo, e proverà a sfilare voti anche al M5S. I Cinque Stelle dovranno puntare ad allargare il loro consenso nel campo del centro sinistra e, soprattutto, dell’astensionismo.

Prima o poi questa chiarezza sarà necessaria e inevitabile. Dimostrare che l’accordo di governo Lega- M5S è stato dettato da una necessità e non da una volontà politica. E dunque non saranno proponibili alle prossime elezioni regionali alleanze elettorali tra il M5S e la Lega. Perché se così fosse quella chiarezza di cui il Paese ha bisogno, finirebbe alle ortiche e le conseguenze sarebbero gravissime.

Ed è una chiarezza che farebbe bene ai Cinque Stelle e che in fondo non converrebbe alla Lega. Il M5S deve trovare una sua collocazione politica e culturale più netta, senza recinti, ma dai contorni definiti. Altrimenti il rischio è un travaso dei consensi verso il campo dal quale bisognerebbe, al contrario, drenarli. Le paccottiglie migliorate con gli insaporitori artificiali sono succulente all’istante, ma sul breve provocano gravi danni alla salute.

Tutto questo vale se il governo del cambiamento da slogan si trasforma in azione con effetti tangibili positivi e largamente condivisibili. Vale se il M5S, ancora politicamente fragile, sarà capace di fare un salto di qualità sia nel personale politico sia nel quadro delle alleanze. Alleanze con quelle minoranze vitali del Paese con le quali è possibile costruire nuovi e comuni orizzonti. Perché sennò ogni ragionamento, compreso il mio, lascia il tempo che trova.

In Basilicata è alto il rischio che gruppi alternativi alle forze del vecchio sistema, perdano la loro spinta potenziale al cambiamento, frazionando le briciole del consenso. Si affacciano ipotesi velleitarie di ex assessori, ex illustri lucani all’estero, ambientalisti che si scavalcano a vicenda, altri gruppi di natura più ideologica. Questi faranno il gioco del Pd lucano al quale converrà una frammentazione del voto sull’ala alternativa. Al contrario sarebbe intelligente creare un fronte unico che dia un valore olistico a tutte le posizioni in gioco, scartando le situazioni più velleitarie, personalistiche o estremamente conflittuali. Un fronte con il quale il M5S farebbe bene ad aprire un confronto serio e politicamente produttivo.

Il Pd lucano ha già messo a punto la macchina elettorale e oggi si trova in una posizione più favorevole. Ha in mano il governo regionale e tutto l’apparato politico ed economico che conta. Ha in  mano la carta dell’opposizione al nuovo Governo, cosa che rovescia le parti e potrebbe aggiungere forza agli argomenti della campagna elettorale.

Le prossime elezioni regionali o si giocheranno sul terreno dell’intelligenza e della saggezza, o saranno una sconfitta per tutti.