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Proroga servizio trasporto pubblico fino al 2023, “sbagliata e illegittima”

2 maggio 2018 | 10:05
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Proroga servizio trasporto pubblico fino al 2023, “sbagliata e illegittima”

C’è una direttiva europea che impone la messa a gara di tutte le società di trasporto pubblico locale entro il 3 dicembre del 2019

Ci sono diversi motivi per cui la proroga del contratto di servizio con Cotrab fino al 2023 è sbagliata e addirittura illegittima. In primo luogo c’è una direttiva europea che impone la messa a gara di tutte le società di trasporto pubblico locale entro il 3 dicembre del 2019. In secondo luogo si rende necessario un processo di ristrutturazione e potenziamento del tpl, divenuto ormai anacronistico e quindi non più rispondente alle esigenze attuali e future della cittadinanza.

In tutti i principali paesi Europei, si pensi alla Francia, alla Germania o alla Spagna, le funzioni di regia sono affidate ad entità di regolazione ad hoc (Autorità o Agenzie) che hanno come bacini territoriali di riferimento non le singole regioni ma entità sovra-ordinate riconducibili almeno a macro regioni. Questo modello esprime il tentativo di coniugare il rafforzamento delle nuove funzioni pubbliche assegnate dalla riforma, con l’introduzione di meccanismi concorrenziali che richiedono gestioni imprenditoriali dei servizi.

La delega storica dell’esercizio delle responsabilità di pianificazione/regolazione alle aziende di gestione è ormai giudicata arcaica rispetto alle nuove esigenze di regolazione dettate dall’introduzione della concorrenza e, quindi, di una molteplicità di operatori e viene rifiutata da quegli Enti Pubblici consapevoli del nuovo ruolo che sono chiamati a svolgere in un settore così strategico per la qualità e vivibilità dei propri territori. Anche nel resto d’Italia le cose vanno molto diversamente.

Sono sempre di più le aziende di trasporto locale uscite dal controllo diretto di regioni e che hanno incrementato la qualità del servizio. Lo scopo, infatti, della direttiva europea è garantire il libero mercato ma soprattutto spingere i concorrenti a maggiori investimenti. Le gare, infatti, si vincono se si garantisce un trasporto efficiente e se si immettono nell’azienda capitali freschi necessari all’acquisto di bus, alla costruzione di metropolitane, di tram etc.

Un esempio pratico viene da Parma dove nel 2016 è stato messo a bando il servizio di trasporto locale. L’Ati Busitalia-Autoguidovie (del gruppo FS) ha vinto proprio perché ha messo sul piatto il doppio degli investimenti rispetto al concorrente Tep. L’aggiudicazione è stata sospesa per un ricorso, ma i cittadini parmigiani, comunque andrà a finire, potranno godere nei prossimi anni di migliori servizi e nuovi investimenti. Inoltre le linee periferiche a minor frequentazione saranno garantite grazie al contratto di servizio senza incrementi del costo del biglietto.

A mostrare grande interesse a questo mercato del trasporto pubblico locale è Ferrovie dello Stato che oggi controlla circa il 9% del Tpl italiano e punta ad arrivare al 26% entro i prossimi 8 anni. L’intermodalità, infatti, è considerata il futuro dei trasporti: il pendolare deve poter usare lo stesso abbonamento per i treni regionali, per i bus e le metro locali, per i servizi integrati. L’amministratore delegato di FS Mazzoncini ci crede a tal punto da aver costituito una società ad hoc, la Busitalia, che sta lavorando su tutto il territorio in attesa delle gare.

Insomma, c’è gran movimento ma anche alcuni problemi legati a contenziosi e ricorsi. Si tratta di gare per importi ingenti e, a causa del nostro sistema farraginoso, vengono spesso bloccate dai secondi classificati. Anche su questo occorre fare una riflessione. Ma sono comunque tante le regioni e le città che hanno scelto di andare avanti con le evidenze pubbliche. Sottrarre la Basilicata da questa tendenza non ha senso, tanto più che Cotrab è l’azienda peggiore in termini di servizio offerto e di conti economici.

Auspichiamo una maggiore presa di coscienza da parte delle istituzioni per evitare che perduri un inspiegabile ed inaccettabile stato di immobilismo, e di continue dispute su gare sì gare no che ha inficiato nel corso degli anni, gli sforzi compiuti per migliorare il livello di qualità dei servizi offerti. Il tpl lucano non può essere oggetto di meri interessi di bottega, spesso contrari al bene comune. È inevitabile ma è ormai non più nemmeno pensabile che salvare lo status quo sia la strada da percorrere.

I non pendolari di Basilicata