Con il progetto Sequeri rivivono gli affreschi del convento di Tito
Sarà presentato in versione demo sabato 5 maggio nel monastero di Sant’Antonio da Padova
Il convento di Sant’Antonio da Padova a Tito è un prezioso scrigno architettonico: il ciclo di affreschi che custodisce nel famoso chiostro è uno degli angoli più suggestivi del patrimonio culturale lucano.
Proprio questo patrimonio artistico inestimabile è lo scenario su cui è stato ideato il progetto Sequeri che sarà presentato in una versione demo sabato 5 maggio nel convento di Tito. L’obiettivo della giornata è attivare una riflessione sul rapporto tra tecnologia e fruizione del patrimonio culturale e individuare una prospettiva per il convento di Tito.
L’evento è organizzato dal Comune di Tito e da effenove srls, società di produzioni cinematografiche di Potenza specializzata in computer grafica 3D. L’iniziativa sarà divisa in due momenti. Dalle 9.30 alle 11.00 i cittadini che raggiungeranno il convento potranno provare l’area SEQUERI_VR e fare un’esperienza immersiva nel patrimonio culturale.
Contemporaneamente sarà attiva anche l’area SEQUERI_code: puntando sul QRcode dedicato gli utenti potranno navigare in un archivio digitale dettagliato e scoprire così i segreti del ciclo di affreschi.
Alle 11.00 ci sarà spazio per una riflessione sulle nuove modalità di fruizione di luoghi d’arte e monumenti in un confronto a più voci intitolato “La tecnologia recupera e racconta gli affreschi del convento di Tito”.
Ne discuteranno Graziano Scavone (sindaco di Tito), Mariangela Salvia (autrice di una ricerca sperimentale di rilievo integrato e virtual reality sul convento), Antonio Bixio (docente di Rappresentazione dell’Architettura dell’Unibas), Michele Scioscia (amministratore di effenove srls e responsabile reparto 3D), Francesco Canestrini (Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio Basilicata), Valeria Verrastro (direttore dell’Archivio Di Stato di Potenza), Marta Ragozzino (direttore del Polo Museale della Basilicata), Mariano Schiavone (direttore APT Basilicata).
«Abbiamo organizzato questo appuntamento – spiega il sindaco Graziano Scavone – nella consapevolezza che il patrimonio culturale debba essere reso accessibile in vari modi. E la tecnologia è uno degli strumenti più potenti per poter condividere le storie e i tesori del nostro territorio con tutti, richiamando sul posto curiosi e appassionati o lasciando che chi è lontano possa comunque apprezzare un po’ di questa bellezza.»
Il titolo del progetto è ispirato al nome di forma di preghiera popolare cristiana, il “sequeri” appunto, che la tradizione popolare consiglia per recuperare le cose perdute. Questa forma di preghiera deve il nome alla storpiatura del latino: “si quaeris miracula”, parole iniziali del responsorio a Sant’Antonio di Padova, invocato dal popolo per trovare un oggetto smarrito. La preghiera più nota, recitata in tutto il mondo per implorare Sant’Antonio, è proprio il “Si quaeris”: se tu cerchi.