Indennità Guardie mediche, “magistrati contabili di mezza Italia stanno permettendo estorsioni legalizzate”
“Tentativo indecente e malcelato di fare cassa, per risanare le finanze pubbliche con il taglio di servizi per la sanità pubblica”
Le indagini discutibili, condotte sulla legittimità delle indennità previste dai contratti regionali, per i medici di continuità assistenziale, in almeno cinque regioni (Basilicata, Abruzzo, Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia) sono delle vere congiure: i magistrati contabili di mezza Italia stanno permettendo con il loro arbitrio, delle estorsioni legalizzate e, sempre per questo motivo il procuratore della Corte dei Conti abruzzese è stato prima diffidato e poi denunciato alla Procura della Repubblica per falso ideologico dal dottor Giorgio Bucci Giorgio.
Questa, in breve, la vicenda: l’indagine madre condotta dalla Corte dei Conti lucana, clonata ed estesa poi in altre regioni, dal mese di Maggio dell’anno 2017, ha drasticamente ed unilateralmente ridotto la retribuzione dei Medici di Guardia in servizio nella medicina territoriale, il tutto in violazione dell’accordo integrativo sottoscritto nell’anno 2008 con le organizzazioni rappresentative della categoria. Non solo: a breve verrà posta in essere un’invasiva ed ingiusta azione di recupero di un presunto indebito percepito negli ultimi dieci anni dai medici convenzionati (con importi che, per alcuni colleghi, arriveranno a diverse decine di migliaia di euro).
In Lucania sembrerebbe che l’oggetto del contendere siano: l’indennità di rischio (€ 4/h); l’indennità per l’utilizzo negli spostamenti del proprio veicolo personale (€ 0,5/h); e l’indennità per l’assistenza alla popolazione pediatrica (€ 0,5/h).
Non starò qui ad annoiarLa illustrandole i motivi che impongono di riconoscere ai Medici della guardia medica, queste piccole – sacrosante – indennità (se Vorrà potrà trovare ogni dettaglio della vicenda in un articolo del collega dr. Santangelo di cui si riporta il link:
http://www.talentilucani.it/continuita-assistenziale-un-po-cronistoria/).
Né mi dilungherò sull’importanza che il Medico di Continuità Assistenziale rappresenta per il territorio di competenza, in cui, specie durante le ore notturne, rappresenta l’unico avamposto della Sanità sul territorio e che, per la natura del suo ruolo, accoglie i cittadini e tutela il valore fondamentale della salute (e non solo !).
Porgo alla Sua attenzione, invece, la causa dei maltrattamenti ai quali i medici di continuità assistenziale sono sottoposti: il tentativo indecente e malcelato di fare cassa, per risanare le finanze pubbliche con il taglio di servizi per la sanità pubblica, con la messa in scena spudorata in un teatro sinistro, di un’ indagine capziosa e di un processo giuridico, nel quale il rispetto delle regole cede il passo all’arbitrio e manda sul lastrico migliaia di medici con le loro famiglie.
Insomma, un utilizzo distorto, ingiusto, del potere giudiziario, posto in essere con il malvagio proposito di “rubare” a professionisti qualificati, il denaro onestamente guadagnato con sacrificio ed abnegazione: queste indagini dei magistrati contabili umiliano la dignità di un intera categoria, espropriano i diritti acquisiti, e annullano gli obblighi e gli impegni contrattuali, mettendo letteralmente in ginocchio migliaia di persone, con effetti devastanti per la sanità regionale e per tutti i cittadini.
I magistrati contabili, forse, non hanno neanche contezza del lavoro dei Medici di Guardia: non sanno delle notti insonni; degli interventi in emergenza; del rischio dovuto al lavorare in posti isolati con tanti pazzi in giro (rischio che spesso si concretizza in vero e proprio pericolo, come dimostrano gli innumerevoli e recenti fatti di cronaca che hanno interessato i presidi di Guardia Medica).
Altrettanto grave è stata la condotta codarda delle giunte regionali in carica (targate Partito Democratico) che, invece di spiegare alla Procura della Corte dei Conti le ragioni del pagamento delle predette indennità (e di ragioni da addurre con le controdeduzioni ce ne sono tante !), ha scaricato il fardello in dosso ai medici, individuandoli quale perfetto capro espiatorio e lavandosene beatamente le mani.
La classe politica di queste regioni, non solo non ha tutelato i suoi medici, ma si è subito resa complice dell’abuso, ponendo in essere una illegittima, ingiusta ed unilaterale delibera di annullamento in autotutela! (e qui si rasenta il grottesco) dell’atto con cui venivano riconosciute le predette indennità.
Neanche i funzionari amministrativi dell’assessorato alla sanità hanno tentato di risolvere la situazione: anche essi, infatti, chiamati a controdedurre dalla Corte dei Conti, anziché motivare le ragioni del loro legittimo operato, hanno scaricato il fardello sulla classe medica.
Dalla lettura degli atti giuridici dell’indagine, emerge un vero capolavoro di paralogismo: è stata inscenata un’indagine degna della “Santa inquisizione”: affermazioni costruite senza alcun accertamento pregiudiziale, delazioni, che offendono la dignità e l’intelletto dei medici; mi fermo qui’ per non incedere nella mia solita e ormai ossessiva tiritera.
Ma proprio come nella caccia alle streghe si arrivava alla colpevolizzazione e alla condanna degli innocenti, con la confisca dei loro beni attraverso un meccanismo indiretto e perverso, con l’intercessione esecutiva dell’autorità civile; così la “condanna dei medici”, non è stato comminata direttamente dalla Corte dei Conti ai medici, bensì dall’autorità del potere politico, che basandosi sull’inchiesta inquisitoria dei togati contabili, emetteva una propria sentenza di condanna e provvedeva all’esecuzione, attraverso delle malestrue delibere.
Ma i politici regionali e i dirigenti delle aziende sanitarie ( gli imputati ) hanno veramente esagerato, hanno imposto il recupero delle indennità pregresse, come se già conoscessero in anticipo il giudizio della procura contabile, che ancora non si è pronunciata con una sentenza.
I medici hanno firmato un contratto libero professionale, i politici regionali e i dirigenti da loro nominati, accusati e chiamati a contro dedurre gli errori ravvisati dalla Corte dei Conti, stanno penalizzando ingiustamente dei professionisti che sono rimasti ostaggio di queste delibere malvagie che creano innanzitutto una disparità di trattamento e dei danni economici, rispetto a chi può muoversi liberamente ed accedere ad incarichi più remunerativi.
Infatti,invece di essere premiati per aver conseguito un posto di continuità assistenziale, dopo anni di graduatoria, in una regione per altro disagiata, i medici sono rimasti intrappolati come falene intorno ad una lampada, che li intrattiene dall’allontanarsi, ma che li brucerà se prevarrà la prepotenza e l’ingiustizia.
Rodolfo Incarnato, medico