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Bilancio regionale: certificato del fallimento di questo centro sinistra

30 maggio 2018 | 11:37
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Bilancio regionale: certificato del fallimento di questo centro sinistra

Romaniello (LeU): “si chiude nel peggiore dei modi un ciclo politico di rottura fra governanti e governati”

Il bilancio, così come approvato oggi, poteva essere approvato a gennaio, se non addirittura entro il 31 dicembre. Si è, invece, preferito attendere la tanto auspicata parifica della Corte dei Conti, per il bilancio 2016 peraltro non arrivata e il cui esito non si sa. Un’approvazione nei tempi avrebbe evitato il collasso in cui si trova in questo momento la Regione a causa della gestione provvisoria e della conseguente sospensione dei pagamenti, considerando anche che a seguito della parifica del bilancio 2016 bisognerà comunque fare variazioniper utilizzare in quest’anno gli eventuali i residui di bilancio del 2017.

La relazione sul bilancio fatta da parte del Presidente della giunta doveva rappresentare la certificazione dello stato di avanzamento del programma politico, e non da parte di quest’ultimo della semplice elencazione dei vari capitoli cosa che benissimo sanno fare i funzionari dell’ufficio bilancio. Ma quella approvata è una manovra leggera e di messa in ordine dei conti al fine di superare la gestione straordinaria, necessaria per evitare ulteriori problemi ai lucani ma che ha poco di sostanziale per rilanciare lo sviluppo e tutelare le fasce deboli oltre che dare una speranza ai tanti giovani che rischiano di raggiungere i coetanei già emigrati. Abbiamo assistito a una fredda elencazione di cifre e propositi mai declinati nella loro attuazione nei tempi, modi ed effetti sugli indicatori socio economici della regione. La consapevolezza nell’aula e dall’esterno della stessa che si trattava di bilancio insignificante l’ha dato la scarsa attenzione con la quale sia l’aula sia la stampa e i cittadini hanno seguito i lavori.

Nel discutere la manovra non poteva che venire in mente la situazione pesante della nostra regione, emersa dai dati socio economici di recenti rapporti presentati da istituti di ricerche a partire dall’ultimo dell’IRES- CGIL, che mettono in evidenza come la Basilicata abbia perso circa 6mila posti di lavoro rispetto al periodo precedente la crisi economica iniziata nel 2008. Secondo tali studi, gli occupati si attesterebbero a circa 188.000 mila nel 2017 e contemporaneamente nessun indicatore su occupazione, tasso di attività, tasso d’infrastrutturazione materiale ed immateriale fa registrare variazioni positive.

Questo che sarà l’ultimo bilancio della legislatura, notevolmente leggero rispetto a quelli, pur insufficienti degli anni precedenti, è la dimostrazione del fallimento del centro sinistra nato nel 2013. Un’alleanza nata con l’assenza della sinistra ed ampliatasi con l’adesione di forze che in campagna elettorale stavano nel centro destra, ed oggi critiche per non aver ottenuto le poltrone promesse. Un’esperienza che, come quella nazionale ha fatto tornare indietro tutta la sinistra e le cui responsabilità sono riconducibili solo ed esclusivamente al PD a guida “renzopitteliana”. Un’esperienza che ha consolidato quegli aspetti negativi di gestione del potere che, utilizzando le risorse per costruire le proprie filiere di consenso, già aveva fatto arretrare il centro sinistra degli ultimi anni rispetto alla positiva esperienza degli anni 2000.

Con oggi si chiude nel peggiore dei modi un ciclo politico di rottura fra governanti e governati. Una classe politica di una maggioranza che arriva al paradosso di non stanziare le risorse in bilancio per attuare le leggi da lei stessa approvate alla unanimità nelle commissioni. Sempre più urgente appare la necessità di ricostruire un nuovo fronte progressista e democratico capace di assumere i bisogni e le ragioni dei cittadini lucani nella sua stessa ragion d’essere alleanza in grado di attuare un inevitabile e radicale rinnovamento del modo di fare ed interpretare la politica. Alla Basilicata serve un altro centro sinistra ed un’altra classe dirigente se si vuole evitare di consegnare la Regione ai sovranisti ed ai populisti. 

Giannino Romaniello consigliere regionale LeU