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Agricoltura, Casillo-Asp Zaccagnino: “un accordo sulla pelle dei piccoli produttori”

15 maggio 2018 | 17:30
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Agricoltura, Casillo-Asp Zaccagnino: “un accordo sulla pelle dei piccoli produttori”

De Bonis e Lovecchio (M5S): “Ulteriore sintomo di malattia del settore del grano”

L’accordo tra il gruppo Casillo e l’Asp Zaccagnino, nonostante il grande sforzo di marketing, resta un’operazione orchestrata dai soliti noti, sulla pelle dei piccoli produttori”. Sono critici i parlamentari del MoVimento 5 Stelle Saverio De Bonis e Giorgio Lovecchio nel commentare un contratto che, per le dimensioni e le finalità, ha avuto ampia eco sugli organi di stampa nazionali. 

In Italia – spiegano De Bonis e Lovecchio – il pubblico è stato abituato a reagire positivamente quando vengono utilizzate parole come “biologico” o “sociale”, senza poi considerare che sono molte volte degli slogan vuoti dietro i quali si nasconde poca sostanza. Anche in questo caso si è cercato di vendere un’operazione meramente commerciale, e peraltro messa in campo attraverso il patrimonio di un’Azienda pubblica, come virtuosa.

Il comunicato che è stato diramato spiega che l’Asp Zaccagnino ha infatti una proprietà di terreni estesi complessivamente su 2.206 ettari, ubicati in sei comuni della provincia di Foggia (San Nicandro Garganico, Lesina, Poggio Imperiale, Apricena, San Severo e Foggia), dai quali trae la quasi totalità delle sue rendite. Si guarda bene però dal divulgare i dettagli dell’accordo. La realtà è che ancora una volta, sotto l’ombrello della Coldiretti e utilizzando la parola “biologico”, si concede ad un produttore privilegiato una posizione di vantaggio attraverso un accordo di filiera che è nei fatti anticoncorrenziale. Questo dimostra come la Coldiretti sia utile prevalentemente agli amici.

Noi, al contrario, speriamo che ci sia modo nel prossimo futuro di rivedere, con il contributo di tutte le associazioni di categoria, il futuro delle politiche agricole nazionali, partendo da presupposti diametralmente opposti, in modo da restituire una valenza reale alla parola “biologico”. Questo si traduce nel riportare al centro del dibattito i produttori, compresi coloro che non hanno la forza di far sentire la loro voce, ed i consumatori interessati a mangiare cibo privo di contaminanti. Per fare questo strumento essenziale sono le Cun: peccato che la Commissione nazionale sul grano sia al palo anche per responsabilità della stessa Coldiretti che troppo spesso predica bene ma razzola male.”

L’operazione odierna – termina De Bonis – sarà senz’altro legittima dal punto di vista legale, ma non ha alcun valore aggiunto per i nostri agricoltori. E’ anzi un ulteriore sintomo della malattia di cui il settore del grano è afflitto.”