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Un ulteriore giro di valzer elettorale

19 aprile 2018 | 17:42
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Un ulteriore giro di valzer elettorale

Le difficoltà che si stanno avendo per formare il nuovo governo testimoniano che di questi tempi nuovi non hanno contezza nemmeno i leader che ne avevano centrato la lettura

Le elezioni si sono concluse da un pezzo ed i risultati sono stati rivoluzionari ed inediti. Il PD ottuso e riottoso a comprendere l’umore del paese ed il senso delle sconfitte subite negli ultimi mesi, presentatasi con una classe dirigente giovane sì, ma già bolsa, è stato sonoramente bocciato. Al contrario un M5S, pur con i pasticci creati nella selezione dei candidati, ha mietuto consensi, soprattutto al Sud, in proporzioni che solo la Dc aveva saputo raggiungere nel passato repubblicano.

Sorprendente il primato della Lega nello schieramento vincente del Centro-Destra. Ora si sta annaspando nel formare il nuovo governo perché c’è stato un vincitore di troppo come già accadde nel 1976 con DC e PCI. Come al solito i commenti giornalistici ed i talk show in modo del tutto fazioso e fuorviante, hanno centrato il dibattito post-elettorale su questioni che non servono al paese ma strumentali alle parrocchiette di appartenenza dei giornalisti.

Per esempio si è erroneamente commentato che mentre la Lega ha vinto al Nord, il M5S ha spopolato a Sud. Non è proprio così. Anche Salvini ha vinto grazie al Sud. Proprio lo sfondamento al Sud della Lega Salvini, cosa assolutamente impensabile fino a pochi mesi fa, attestatasi al 7% nelle nostre contrade assolate, ha consentito a questo partito di assumere la leadership del centro-destra (lo schieramento inutilmente vincente) strappandola a Forza Italia. Un altro sgradevole commento serpeggiato malevolo e tendenzioso, fino a diffondere “fake” news sulle file di disoccupati agli uffici di collocamento, ha riguardato il pregiudizio che il popolo del Sud abbia votato per il M5S perché la proposta del reddito di cittadinanza garantisce una nuova stagione assistenzialistica per i meridionali.

Pregiudizio spregevole ed inaccettabile perché quella assistenzialistica non è niente affatto la cifra dominante del meridione. Non fa nemmeno giustizia della carica innovativa contenuta nel programma del M5S. Scorrendolo troviamo che il reddito di cittadinanza figura solo al terzo posto fra le priorità del movimento. Il primo riguarda l’abolizione di 400 leggi. Il nostro paese viaggia con il freno a mano tirato perché irretito da un’orgia di leggi e di burocrazia auto-referenziale che lo rende perfino criminale e criminogeno. E’ questo forse il vero unico motivo perché la ripresa economica del nostro paese è la più debole nell’eurozona! Spesso il ricorso all’illegalità finisce per essere quasi una via obbligata per evitare i rigori di una burocrazia e di un sistema di regole Kafkiano e contorto, finendo per favorire solo i “disonesti” che furbescamente aggirano la montagna crudele delle regole e dell’esosa tassazione, mortificando gli onesti.

Il secondo punto molto suggestivamente lo hanno intitolato “Smart Nation, nuovo lavoro e nuovi lavori”. La rivoluzione post-industriale che una nazione moderna deve affrontare riguarda proprio la creazione di nuove forme di lavoro che possono scaturire solo e soltanto con l’ incentivazione di investimenti nel campo dell’ innovazione tecnologica. Indica perfino i possibili ambiti strategici da sviluppare per poter promuovere nuovi lavori (sul quale lo scrivente è solo parzialmente d’accordo). E solo al terzo punto compare il reddito di cittadinanza. E che dire poi del punto 11 che lancia un “welfare” basato sul sostegno alle famiglie con i figli! Un tabù coraggiosamente sfatato, figlio di quel relativismo etico che nemmeno la DC aveva saputo violare per questioni di “realpolitik”!

Ad oggi però sembra ancora in alto mare la formazione di un governo per l’Italia. Eppure qualcosa di nuovo ed inedito si è concretizzato nel nostro paese. Mentre in Europa, delle categorie politiche novecentesche, solo i partiti popolar-liberali sono rimasti in piedi (e quelli stanno governando i vari paesi), in Italia sono stati spazzati via anche quelli. Nel nostro paese oggi è possibile ri-definire una nuova forma di sinistra ed una nuova forma di destra. Lo spartiacque, è inutile che ci giriamo intorno, riguarda il modo di intendere i processi di unificazione europea.

La destra europea è oggi quella che vede con occhio benevolo e foriero di sviluppo (posizione sacrosanta e rispettabile!) la pervasività nei nostri territori dei giganteschi blocchi industriali e commerciali multi-nazionali che l’UE con la sua legislazione di fatto sta favorendo. Come giudicare altrimenti l’abolizione delle barriere doganali che espongono a devastanti “Dumping” industriali e commerciali (leggasi concorrenza sleale) il nostro sistema industriale? Come giudicare altrimenti la certificazione su base europea di “tourist operator” che consente a multinazionali turistiche di imporre guide a Matera, come alle nostre città d’arte, provenienti da altre nazioni? Come giudicare altrimenti l’abolizione dei forni a legna per la cottura delle pizze ? Per non parlare poi di prodotti agricoli dei quali noi italiani (ma può valere anche per i francesi) garantiamo l’eccellenza da sempre, e che siamo costretti a distruggere, perché costretti ad importarli da altri stati spesso extra-europei ?

Possiamo continuare all’infinito con gli esempi. Dall’altra la nuova sinistra, che i soloni salottieri dalla erre moscia, sacerdoti del “politically correct”, stigmatizzano come populisti o sovranisti, stanno invece ponendo la cogente questione di un’Europa sempre più tecnocratica, prigioniera dei suoi pruriti bancario-liberisti, ma pochissimo attenta alle sorti del suo popolo e dei territori che stanno oggi in grande sofferenza! Basti pensare a quel processo di disintegrazione del suo ceto medio e dello sterminio dei sogni dei nostri giovani che l’UE, al guinzaglio delle multinazionali, sembra ignorare. Se allora questo è il discrimine, è chiaro che qui oggi in Italia gli schieramenti giusti sono: da una parte M5S (con molti ondeggiamenti a riguardo), la Lega di Salvini e, perché no, la residuale sinistra operaia (la nuova sinistra!); PD e Forza Italia dall’altra (la nuova destra!). Le difficoltà che si stanno avendo per formare il nuovo governo però stanno a testimoniare che di questi tempi nuovi non hanno contezza nemmeno i leader che ne avevano invece centrato la lettura! Questo purtroppo temo che comporterà un ulteriore giro di valzer elettorale.

Francesco Vespe Officina del Bene Comune