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Sequestro Itrec: “Perché Pittella autorizzò prelievo acqua da pozzi Trisaia per scopi irrigui e antincendio?”

14 aprile 2018 | 10:32
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Sequestro Itrec: “Perché Pittella autorizzò prelievo acqua da pozzi Trisaia per scopi irrigui e antincendio?”

Liberiamo la Basilicata-Ehpa chiedono all’Autorità Giudiziaria che sia fatta chiarezza: “Il massiccio prelievo ha contribuito ad accrescere le dimensioni della contaminazione?”

Le Associazioni Liberiamo La Basilicata ed EHPA intervengono sul sequestro del Centro Enea Itrec di Rotondella e sulle motivazioni che hanno prodotto il sequestro in primis quelle più preoccupanti ovvero la dispersione di pericolosi inquinanti che hanno provocato un pericoloso inquinamento ambientale da sostanze chimiche con superamenti di cromo esavalente e tricloroetilene  rilevate da mesi nella falda acquifera sottostante il sito Enea/Sogin. Tali sostanze erano state utilizzate per il riprocessamento delle barre di uranio/torio collocate nel sito Itrec che come tutti sanno si è occupato in passato di trattamento e riclassificazione elementi combustibili nucleari.

Noi non vediamo spiragli se si continua a non tenere conto dell’aspetto pratico ed amministrativo della gestione post sequestro giudiziario. Non è possibile continuare a perseguire un evento senza rendersi conto del fatto che quell’evento è stato realizzato da persone che  avevano la responsabilità del rispetto delle leggi e delle procedure  di corretta tenuta e di corretto smaltimento e che invece  hanno di fatto causato l’ennesimo disastro che va ad aggiungersi alla miriade di altri disastri che avvengono sulla terra di Basilicata e sulla pelle dei lucani.  

In questa chiave di lettura va posta anche con forza la domanda del perché quell’autorizzazione al prelievo di oltre 550 mila litri di acque al giorno autorizzate dal presidente Pittella al Direttore del Centro Enea Itrec per scopi di giardinaggio ed antincendio. Noi sin dal 2015 abbiamo denunciato la pericolosità di quella autorizzazione di emungimento di acque in un’area demaniale di proprietà del Comune di Rotondella, così come sono stati puntualmente denunciati tutti gli abusi che si sono succeduti nel tempo.

Prima il controllo del Centro era nelle mani del Generale Carlo Jean dei servizi segreti. Oggi e da tempo questo controllo non c’è più ma le notizie non arrivavano prima e continuano a non arrivare oggi.

Questo il contenuto che dovrebbe essere presente presso il centro in questo momento: rifiuti liquidi acquosi a bassa attività (80 mc); rifiuti liquidi acquosi ad alta attività (3 mc); rifiuti liquidi organici (3,2 mc); prodotto finito del ciclo uranio-torio (3 mc); materie nucleari liquide del ciclo uranio-torio (5 mc); 64 elementi combustibile irraggiato dovrebbero essere state trasferite in parte in altro luogo durante la notte e sotto scorta  (erano provenienti da Elk River, Minnesota, Usa); rifiuti solidi a bassa attività da bonifiche di esercizio (1.100 mc); rifiuti solidi a bassa attività vari (1.100 mc); rifiuti solidi a media/alta attività (68 mc); rifiuti solidi ad alta attività irreversibili (33 mc); terra fossa impermeabile (1.200 mc); materie nucleari solide uranio- torio naturali (torio 1.413 Kg / uranio 1.104 Kg).

Quanti dei rifiuti sopra descritti sono ancora nel Centro? Quanti  rifiuti liquidi radioattivi per loro natura “intrasportabili” sono stati inertizzati? Quale trattamento è stato adottato? Ceramicazione, vetrificazione o cementazione?  

Per la serenità dei residenti sulla fascia Jonica, dei lucani, dei pugliesi e dei calabresi nonché di quanti per motivi turistici o di quanti acquistano i prodotti della terra del versante Jonico noi chiediamo sia data la massima trasparenza alle risultanze delle analisi che hanno prodotto il sequestro del Centro anche sotto il profilo della dispersione di elementi radioattivi.

Invitiamo l’Autorità Giudiziaria a verificare se l’autorizzazione al massiccio prelievo di acque firmata dal presidente Pittella possa aver contribuito ad accrescere le dimensioni di questo ennesimo disastro annunciato e se il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, gli Uffici Ambiente della Provincia di Matera, le ASL e la stessa Arpab  abbiano fatto tutto quanto era nelle proprie possibilità per evitare questo disastro.  

Giuseppe Di Bello – Giuseppe Cancellieri  Liberiamo la Basilicata-Ehpa