Il Movimento Cinque Stelle e le trappole sulla strada che porta all’Autunno
L’esito del voto in Friuli Venezia Giulia apre nuovi scenari nella narrazione politica di questi ultimi mesi
Il Friuli Venezia Giulia insegna che le elezioni politiche sono una cosa e quelle amministrative sono un’altra. Ma non solo. L’arretramento del M5S, che a scrutinio quasi chiuso, incassa il 7% rispetto al 24% delle politiche, è un importante segnale per i pentastellati lucani. Alcuni di loro cantano vittoria in modalità schiamazzo da osteria, prima della battaglia. Un errore. Ho già avuto modo di dire e di scrivere che esiste un problema di guida e strategia politica nel Movimento. Gli “errori” di queste settimane da parte di Di Maio e compagni possono avere, come accaduto in Fvg, un effetto immediato sull’elettorato. Elettorato che ha subìto in queste settimane un notevole stress politico e che in parte ha vissuto e vive una fase di spaesamento.
Occorre prendere atto che il voto pentastellato non è solido, né consolidato, ma ancora eccessivamente liquido. La facilità con cui si incassa il consenso fa il paio con la facilità con cui lo si perde. E’ un elettorato che nella misura di circa il 15 per cento del dato al 4 marzo, può uscire dal recinto. Specie se la competizione riguarda le amministrative regionali dove entrano in gioco dinamiche più complesse.
Non si può dire su due piedi quali siano state le ragioni locali che hanno determinato la “ritirata” degli elettori cinque stelle in Fvg. Né possiamo dire se e quanto la controversa gestione di questa fase politica post 4 marzo da parte del loro capo politico abbia inciso sul risultato friulano. Neanche possiamo sapere se e quanto questo arretramento sia tendenziale o sporadico. Certo è che tornare alle urne a giugno senza una norma elettorale che preveda il ballottaggio, potrebbe riservare cattive sorprese. Ipotesi, comunque, che molto probabilmente non è nei radar di Mattarella.
Fatto sta che l’esito del voto friulano permette a Berlusconi di cantare vittoria e a Salvini di esultare. Tanto da consentire al senatore leghista lucano, Pasquale Pepe, di annunciare un Centro destra a guida leghista in Basilicata alle prossime elezioni d’autunno.
Le elezioni regionali, torno a ripetere, sono lastricate di trappole per il Movimento di Di Maio. Oltre alle resistenti forze tradizionali di sistema, si aggiunge il torrente leghista che potrebbe assumere contorni più ampi. Pepe e compagni punteranno a conquistare una quota maggiore di voti nell’area del malcontento.
Tuttavia, le trappole più insidiose sono nei circuiti interni ai Cinque Stelle. Il rischio che a quelle già esistenti se ne aggiungano di nuove da loro stessi fabbricate, è alto. Non mi riferisco alle tensioni interne e ai malumori serpeggianti nella base, che pure ci sono, ma alla scarsa lucidità strategica e politica, annebbiata da argomenti inutili e priorità soggettive. Purtroppo per loro, si tratta di fare uno sforzo importante. Saltare dalla fase infantile del Movimento all’età adulta, senza passare per l’adolescenza e la giovinezza. Politicamente, si intende. E’ dura, ma è necessario.