L’affare eolico tra politica, magistratura e giornalismo
In Basilicata, il mini eolico, è fenomeno ordito e intriso di corruzione
Gentile direttore, le colonne che, di recente, affollano il suo giornale – e in tanti tramavano a che si potesse giungere a queste conclusioni – magistralmente descrivono la situazione drammatica in cui versa la situazione a Balvano, per tanti versi nota agli ambienti della politica regionale. E dico questo perché deve essere chiaro, almeno ora, che la invasione del mini eolico in Basilicata è fenomeno ordito e intriso di corruzione.
Il Suo giornale – così taluni consiglieri comunali di Potenza – ha ampiamente ripreso, quanto già scrissi su Basilicatanet circa lo stato dell’arte della legislazione lucana sull’affare mini eolico. Feci notare, in quella occasione, l’atteggiamento “distratto” della regione Basilicata, a cominciare dalla legge regionale n. 21 del 2010 con cui si modificavano i criteri di insediamento del mini eolico previsti dal Dlsv n. 387 del 2003, successivamente recepiti nel piano energetico regionale. Con quella legge, la regione Basilicata estendeva, “dolosamente”, l’applicazione del regime semplificato fino a raggiungere gli impianti da 1 MW di potenza.
Si faceva passare per mini eolico quello che, nella realtà dei fatti, è un grande eolico, disattivando vincoli e prescrizioni a tutela del territorio e dei cittadini. La conseguenza disastrosa, infatti, fu l’evitare controlli accurati che avrebbero impedito di danneggiare territorio e cittadini (si deduce il tentativo di favorire quelle imprese che, in altre regioni, erano garbatamente messe alla porta). Quella legge regionale fu poi dichiarata incostituzionale con sentenza 107 del 2011, non potendo essa modificare criteri stabiliti da una norma di carattere nazionale (in gergo si chiama gerarchia delle fonti, in cui la legge di grado inferiore subisce e non incide sulla legge di rango superiore). Ciò non bastò alla regione Basilicata che, con legge n. 8 del 2012, riproponeva, con qualche inutile dettaglio, le medesime modifiche già bocciate dalla Corte Costituzione. Da qui in poi nessuna impugnativa da Palazzo Chigi. Chissà perché?
La ben nota connivenza tra politica regionale e la più becera politica dei nostri territori ha fatto il resto nel silenzio assordante e trasversale.
Non si scopre oggi la indisponibilità dei piccoli comuni di organi tecnici di qualificata esperienza professionale, né oggi si conosce la spiccata capacità a delinquere di amministratori locali disposti a tutto. Nozioni e concetti, questi, ben noti alla classe politica regionale al punto da rimettere le aspettative dei poveri cittadini nelle mani di costoro.
Con questo la Regione Basilicata è stata persino capace di trasformare una occasione di sviluppo – le energie rinnovabili – in una condizione di degrado assoluto. Ecco perché costoro meritano il “plauso” dei lucani.
Ma la questione non finisce qui. La giurisprudenza giuspenalistica della Procura della Repubblica potentina, con fare sorprendentemente professorale (e con atteggiamento paralegislativo), ritiene che le pale eoliche non realizzino una “edificazione” e, quindi, incapaci di configurare il reato di lottizzazione abusiva; ciò a dispetto del buon senso, delle scelte della giurisprudenza del Consiglio di Stato, nonché incuranti del fatto che le pale eoliche risultano accatastate sotto la dicitura “Ente Urbano” comportando esse unavariazione di destinazione del terreno interessato (da agricolo a edilizio) al punto da essere censite al catasto fabbricati (e non terreni). Ma, forse, la Procura queste cose neppure le sa; quella stessa Procura che, nella fase delle indagini preliminari, consente, impassibile, lo spirare dei termini prescrizionali per reati come il voto di scambio o corruzione in atti. Anche questa è distrazione! Capita.
Mi permetta, gentile direttore, di riservare un ultimo cenno al giornalismo lucano, che, per ovvie ragioni, non generalizzo, pur esso ha contribuito a scrivere un capitolo opaco in questa triste vicenda. Si, perché sono diversi i giornalisti che non hanno esitato di raccontare le “gesta mirabili” di taluni sindaci e amministratori locali che già tolleravano in giunta assessori titolari di società commerciali nel settore dell’eolico e che installavano pale davanti alle porte delle case dei cittadini. E ciò fino al punto da accompagnarli in Consiglio Regionale. Tutto questo è drammaticamente vero, essendo questi amministratori ad essere ricevuti, con tutti gli onori del caso, in Commissione Ambiente della Regione Basilicata. Sorge spontaneo domandarsi – e lo chiesi Presidente pro-tempore – il motivo di tanta perversa ospitalità.
Ha capito bene, gentile direttore: il Consiglio Regionale di Basilicata, sprezzante del dramma vissuto dai cittadini lucani e dopo aver varato le leggi truffa che le dicevo, ricevevano in consiglio regionale quegli stessi amministratori pubblici che nelle giunte comunali avevano ospitato i titolari di società commerciali che trafficano nell’affare eolico. Consiglieri Regionali, i tanti recatisi a Balvano, partecipavano a consigli comunali straordinari di Balvano in cui annunciava le azioni future della Regione Basilicata senza nulla proferire in ordine agli scempi compiuti.
La Basilicata merce di scambio. Questo è, gentile direttore
Avv. Ercole Trerotola – Consigliere Comunale di Balvano