Eolico Selvaggio. Che ci fa quel cantiere in un’area di interesse archeologico?
Siamo andati a San Chirico Nuovo e abbiamo documentato un altro scempio
San Chirico ha antiche origini, sorge intorno al VI secolo a.c. in una località denominata “Serra”, distante meno di un chilometro dall’attuale centro abitato. La sua esistenza è testimoniata dai ritrovamenti archeologici rinvenuti dalla Sovrintendenza Archeologica di Potenza nel 1858 e nel 1986 e da altre campagne di scavi effettuate anche recentemente.
Gli scavi hanno riportato alla luce vasi di terracotta, un’armatura tipica dei soldati lucani, alcune monete romane e greche, ed alcune pietre con iscrizioni sepolcrali. Gli ultimi ritrovamenti emersi sono stati la scoperta di due templi (sacelli) dedicati alla Dea Artimis (dea della caccia), a Demetra (dea della natura) ed ad Afrodite (dea dell’amore). Da questi ultimi ritrovamenti si è appurato che nel VI sec. a.c. il sito in località Serra è stato abitato da genti di cultura Daunia nord-lucana (forse i Peukentiantes di cui parla Ecateo geografo greco del VI a.c.), genti affini a quelle appule del Daunia (Capitanata di Bari).
Alcuni ritrovamenti recenti sarebbero nell’area che abbiamo filmato e fotografato, la stessa area sulla quale insiste un cantiere per l’impianto di alcune pale eoliche per complessivi 10,5 MW. L’impianto è parte di un parco autorizzato con delibera n. 558 del 24 marzo 2013 tra i Comuni di San Chirico Nuovo e Tolve per una potenza complessiva pari a 19,80 MW.
Ci risulta che la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici non era rappresentata alla conferenza di servizi conclusiva della Dgr 558/2013 e a nulla è valsa la loro richiesta di integrazione formulata in precedenza. In riferimento ai soggetti presenti in quel contesto, occorre precisare che il sindaco di Oppido Lucano, i rappresentanti dei Comuni di San Chirico Nuovo e Tolve, pur esprimendo parere favorevole, non avrebbero presentato alcuna variante urbanistica, approvata dai rispettivi Consigli, cosicché ai sensi dell’art. 14, comma 4 della legge 241/90, la delibera di autorizzazione non avrebbe efficacia ai fini del principio di Pubblica Utilità delle opere in essa previste.
Va sottolineato che il presupposto basilare per la realizzazione di un parco eolico è lo studio anemologico dei luoghi, in relazione a intensità e costanza dei venti. Pur essendoci due anemometri sul posto, non risulterebbe alcun riferimento allo studio anemologico, e questo pone dubbi legittimi sulla regolarità del provvedimento di autorizzazione.
Il cantiere, nei pressi di Serra Strada Barone, si presenta con le stesse caratteristiche di quello di Tolve, dove il 15 marzo scorso abbiamo subito un’aggressione. La tabella non indica la data di inizio e fine lavori.
La delibera di autorizzazione obbliga la Serra Energie Srl, società committente, a iniziare i lavori entro un anno dalla data di notifica del provvedimento autorizzativo e a concluderli entro tre anni.
La documentazione video che vi mostriamo non sembra confermi il rispetto dell’obbligo temporale indicato nel provvedimento di autorizzazione. Siamo nel 2018 e i lavori, come si vede dal video e dalle foto, al momento fanno emergere sbancamenti, sventramento di terreni, attraversamenti nel boschetto e scempio di un’area archeologica. Niente di più.
Ed è per questo che siamo andati sul posto, accompagnati da Porzia Fidanza dell’Associazione Antigone, da Domenico Becce agricoltore di Tolve. Per fare domande alle autorità competenti.
Perché esiste un cantiere per la costruzione di un impianto di pale eoliche all’interno di un’area inequivocabilmente di interesse archeologico?
Noi stessi nella terra di risulta abbiamo rinvenuto molti residui archeologici, persino un peso da telaio che risale probabilmente al periodo neolitico. I reperti emergono a vista. Un cittadino del posto ci racconta di voci insistenti sulla presenza di tombe nel sito, tombe che adesso sarebbero scomparse.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata ha per caso autorizzato i lavori? Se sì, con quale motivazione?
La sorveglianza archeologica nel cantiere di San Chirico è affidata allo stesso architetto del cantiere di Tolve. Questa sorveglianza in che cosa consiste?
Chi nomina il responsabile della sorveglianza archeologica? A quanto pare la stessa società che realizza i lavori. E’ tutto normale?
Alla prossima puntata