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Eolico. Se le turbine fanno rumore possono essere fermate

18 aprile 2018 | 13:42
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Eolico. Se le turbine fanno rumore possono essere fermate

Lo stabilisce una sentenza del Tar Basilicata. Ma i sindaci e le altre autorità non l’hanno letta

Se le turbine superano il limite di rumore previsto dall’articolo 9 della legge 447/1995, il Sindaco può chiedere di ridurre l’inquinamento acustico, anche mediante il blocco delle stesse turbine.

Così hanno deciso i giudici del Tar Basilicata con la sentenza del 21 agosto 2017, n. 590, esaminando la richiesta di un’impresa, titolare di 2 turbine eoliche della potenza complessiva di 60 kW, di sospendere l’ordinanza con cui un Comune lucano imponeva di adottare “tutti gli accorgimenti necessari a limitare le emissioni rumorose, anche mediante il blocco delle turbine”.

A parere della ricorrente, I.Do.Ka. s.r.l., il Sindaco non era legittimato a emettere l’ordinanza, in assenza di un’urgenza, “fra l’altro, neanche richiamata nell’ordinanza stessa”.

Secondo i giudici, invece, “l’avvenuto superamento dei valori limite di rumore differenziale di immissione stabilito dalla vigente normativa, anche se non coinvolgente l’intera collettività ma singoli cittadini, è sufficiente a concretare l’eccezionale ed urgente necessità di intervenire a tutela della salute pubblica”.

La vicenda riguarda due turbine eoliche della potenza complessiva di 60 Kw, realizzate in Forenza, località Serra dei Pagani. Qui la sentenza

Attenti all’Arpab

Il ricorso della ditta proprietaria delle turbine a Forenza contro l’ordinanza del sindaco, ha, tuttavia, trovato accoglimento poiché il Tribunale Amministrativo ha ritenuto che nel caso di specie vi sia stata violazione con riferimento alle modalità con le quali l’ARPAB aveva proceduto alle rilevazioni.

Nello specifico, il decreto 16 marzo 1998 stabilisce le tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento da rumore, in attuazione dell’art. 3, n. 1, lettera c) della legge n. 447 del 1995. In particolare, i criteri e le modalità di esecuzione delle misure sono riportati nell’allegato B al medesimo decreto, secondo cui «prima dell’inizio delle misure è indispensabile acquisire tutte quelle informazioni che possono condizionare la scelta del metodo, dei tempi e delle posizioni di misura. I rilievi di rumorosità devono pertanto tenere conto delle variazioni sia dell’emissione sonora delle sorgenti che della loro propagazione. Devono essere rilevati tutti i dati che conducono ad una descrizione delle sorgenti che influiscono sul rumore ambientale nelle zone interessate dall’indagine. Se individuabili, occorre indicare le maggiori sorgenti, la variabilità della loro emissione sonora, la presenza di componenti tonali e/o impulsive e/o di bassa frequenza»

Inoltre, le metodologie di misure sancite dal decreto 16 marzo 1998, prevedono che il livello differenziale di rumore sia dato dalla differenza tra il livello di rumore ambientale (cioè quello presente quando è in funzione la sorgente di rumore che causa il disturbo) e il livello di rumore residuo (cioè il rumore di fondo quando la sorgente di rumore non è funzionante). Tale accertamento, deve essere eseguito in maniera contestuale e più precisamente i tecnici devono prima verificare il rumore a sorgente attiva e, nello stesso istante, spegnere la sorgente e ripetere la misurazione. Solo in tal modo si ricava correttamente il livello differenziale di rumore. Nello specifico caso il tecnico misura un rumore ambientale (residuo + sorgente in funzione) e poi un rumore solo residuo (sorgente eolica non operativa) in momenti temporali differenti e soprattutto in condizioni ambientali molto differenti con velocità del vento esterna consistentemente diversa nei due casi.

Insomma il fatto rimane: “Se le turbine superano il limite di rumore previsto dall’articolo 9 della legge 447/1995, il Sindaco può chiedere di ridurre l’inquinamento acustico, anche mediante il blocco delle stesse turbine.”  Ma se l’Arpab sbaglia, addio blocco delle turbine.

I casi simili che aspettano giustizia

Nonostante la chiarissima sentenza del Tar, decine di cittadini sono costretti a subire l’inquinamento acustico di turbine collocate a ridosso delle abitazioni e delle strade. E’ il caso degli impianti eolici a Balvano, a Potenza in contrada Montocchio e ai Piani del Mattino, tanto per citarne alcuni. Nelle nostre inchieste abbiamo documentato la disperazione dei cittadini di Balvano, costretti a sopportare il rumore delle turbine ogni giorno, 24 ore su 24, con conseguenti gravi danni alla salute. Questi cittadini hanno presentato esposti alle autorità competenti, senza ottenere al momento alcun riscontro. Intanto intere famiglie, anche con bambini, continuano a subire la dannosa arroganza dei signori dell’eolico e degli amministratori pubblici distratti o incapaci di leggere una sentenza.

Intanto un cittadino di Balvano, esasperato, minaccia di impiccarsi sotto la pala che sovrasta la sua casa. E ci manda la foto che trovate a corredo dell’articolo.

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