Acque vietate. Le responsabilità degli irresponsabili
La solita figura da imbecilli. Nella terra dell’acqua siamo senz’acqua
Cerchiamo di capire. A partire dal 17 aprile e fino ad oggi, abbiamo notizia di ordinanze sindacali che vietano l’uso di acqua potabile in cinque Comuni del Metapontino. Il 19 aprile Acquedotto Lucano spa, fa sapere che “Le analisi eseguite da Acquedotto Lucano sulla rete idrica alimentata dal potabilizzatore di Montalbano Jonico (a servizio anche del territorio di Policoro e di quello di Nova Siri Marina) stanno confermando la buona qualità dell’acqua erogata, e nessun superamento dei limiti di trialometani.” Mentre Aql rassicura, altri tre sindaci ordinano il divieto dell’uso di acqua potabile nei loro rispettivi Comuni: Scanzano, Montescaglioso, Metaponto Lido.
Nel frattempo c’è chi ipotizza connessioni tra la questione Itrec e la vicenda del trialometano nelle acque. Improbabile. E c’è chi al contrario punta l’indice contro il sistema di depurazione dell’Acquedotto Lucano. Probabile. Non è da escludere che per causa di depuratori che depurano male, si faccia ricorso eccessivo all’uso di cloro. Sarebbe interessante conoscere le concentrazioni di cloro nelle acque del Metapontino. Sappiamo che i trialometani sono un sottoprodotto del cloro.
Un fatto sconcertante riguarda le metodiche di analisi utilizzate dai vari enti coinvolti. Tutte diverse. A ciò si aggiunge la cattiva abitudine di fornire informazioni contrastanti utili soltanto a scaricare il barile sull’altro. La conseguenza è che i cittadini si allarmano, l’insicurezza cresce, la confusione dilaga, insieme alla sfiducia nelle istituzioni che dovrebbero garantire servizi e controlli ben pagati con le tasse dei lucani.
La solita figura da imbecilli.
Non voglio essere noioso, ma sono costretto a dire le stesse cose da anni. Siamo nelle mani di gente incapace, spesso senza scrupoli, superficiale e affascinata dal denaro e dalle carriere. Tra gli enti che oggi si affannano a chiarire, ad analizzare, a spiegare, manca la parola della Regione Basilicata nelle vesti del suo presidente o anche dei suoi assessori alla sanità e all’ambiente. Responsabili principali di queste vicende. Pensandoci bene, forse è meglio che stiano zitti, tanto per evitare ulteriore confusione.
Questa è la Regione dove il Piano di tutela delle acque è scomparso dall’agenda politica. E sappiamo perché. Per questa importantissima pianificazione conviene aspettare e sperare in un governo regionale che abbia a cuore le sorti della Basilicata. Se gli amministratori attuali dovessero mettere mano al Piano di tutela lo farebbero sulla falsa riga del pasticcio creato con l’eolico. Non sia mai.