Tecnoparco ci porta in tribunale, ma il giudice ci dà ragione
Dall’istruttoria sono emersi riscontri oggettivi e inconfutabili della veridicità della notizia pubblicata sul quotidiano Basilicata24 sulla dubbia gestione dell’attività di smaltimento rifiuti industriali
La Seconda sezione penale del Tribunale di Avellino ha assolto “perché il fatto non costituisce reato” Andrea Spartaco e Giusi Cavallo (rispettivamente giornalista e direttore responsabile del quotidiano on line Basilicata24) nel processo penale intentato da Tecnoparco Valbasento Spa per diffamazione a mezzo stampa.
Con Cavallo (difesa dall’avvocato Clemente Delli Colli del Foro di Potenza) e Spartaco (difeso dall’avvocato Giandomenico Di Pisa del Foro di Matera) sono stati assolti anche Vito Rocco Benedetto e Agostino Albino (entrambi difesi dall’avvocato Di Pisa), anche loro imputati per lo stesso reato.
Il processo era scaturito dopo la denuncia presentata da Tecnoparco Valbasento Spa a seguito della pubblicazione di un articolo dal titolo “Veleno in cambio di lavoro” a firma di Andrea Spartaco.
Ricostruiamo la vicenda attraverso le parole del giudice, riportate nella sentenza di assoluzione depositata lo scorso 13 febbraio.
“Nell’articolo oggetto di denuncia, in un’intervista, Albino e Benedetto, ex dipendenti della Tecnoparco Valbasento Spa, denunciavano l’illecito smaltimento di rifiuti da parte della Tecnoparco Spa. In particolare i due ex lavoratori svelavano i trucchi adoperati per lo sversamento dei reflui direttamente nel Fiume Basento, il mascheramento dei miasmi mediante l’uso di “profumi”, e l’attribuzione della residenza lucana attraverso la falsa attribuzione di codici Cer di rifiuti provenienti da tutto il resto del territorio nazionale.
Nel corso del dibattimento il rappresentante legale della Tecnoparco Valbasento Spa, Nicola Savino, smentendo quanto riportato nell’articolo, sebbene su contestazione della difesa, ha dovuto ammettere che il ciclo di smaltimento determinava la produzione di fanghi e la fittizia attribuzione della provenienza lucana ai rifiuti smaltiti in azienda.
In dibattimento, in qualità di teste è stato ascoltato il tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello, il quale ha riferito in merito all’attività di campionamento delle acque e dei terreni prospicienti lo stabilimento della Tecnoparco da lui eseguita agli inizi del 2014. Ha dichiarato di aver accertato la presenza di metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze chimiche -molte di queste cancerogene- superiori per migliaia di volte le soglie limite imposte dalla legge. Ha confermato la presenza di un canale che dallo stabilimento sversa nel fiume Basento. Infine, a dimostrazione dell’attendibilità delle analisi da lui effettuate (Di Bello ndr) ha ricordato il provvedimento adottato dalla Asl di Matera di divieto di utilizzo di quelle acque per qualsiasi scopo.
Dall’istruttoria sono emersi riscontri oggettivi e inconfutabili della veridicità della notizia pubblicata sul quotidiano “Basilicata24. A riprova della dubbia gestione dell’attività di smaltimento rifiuti industriali nel territorio lucano depone l’esistenza di un procedimento penale a carico della direzione della Tecnoparco Valbasento Spa rinviata a giudizio, in uno ad altre società con decreto del Tribunale di Potenza del 18/4/ 2017 e acquisito agli atti del processo, per fatti connessi a quelli denunciati nell’articolo di giornale”.
“L’articolo di stampa non esula quindi dai limiti del legittimo esercizio di critica giornalistica, i fatti narrati sono sostanzialmente conformi a verità dando risalto a una vicenda – l’irregolare smaltimento di rifiuti industriali e il conseguente inquinamento del territorio- di indubbia rilevanza pubblica, e le espressioni usate, sebbene molto critiche, appaiono corrette e funzionali alla comunicazione di informazione. Di conseguenza gli imputati vanno prosciolti dall’accusa a loro carico, perché il fatto non costituisce reato.”
Al netto delle risultanze processuali permetteteci in questa sede di rivolgere il nostro sentito ringraziamento agli avvocati Clemente Delli Colli e Giandomenico di Pisa, per essersi spesi con grande professionalità in questo processo e per averci supportato anche dal punto di vista umano. Senza il loro supporto non saremmo riusciti a dimostrare la legittimità del nostro lavoro, seppure certi di aver fatto buon giornalismo.