Il Pd lucano e la notte dei lunghi coltelli

9 marzo 2018 | 12:20
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Il Pd lucano e la notte dei lunghi coltelli
Il Pd lucano e la notte dei lunghi coltelli
Il Pd lucano e la notte dei lunghi coltelli
Il Pd lucano e la notte dei lunghi coltelli

Chi ha perso le elezioni non perda anche la lezione

Il Pd in Basilicata prende una mazzata storica, e i suoi esponenti che cosa fanno? Quello che sanno fare meglio: la guerra tra di loro. Tutti contro tutti, ma non per riflettere seriamente sulla sconfitta, per rilanciare con dignità un’area politica necessaria per la democrazia, no. Si tirano in faccia le ceramiche di famiglia con la speranza che qualcuno, ferito, lasci la casa. Parte la gara all’esclusione. Esplodono le strumentalizzazioni interne e i conflitti latenti. Eppure tutti, in una misura o nell’altra, sono responsabili della disfatta piddina, da Pittella a Santarsiero, da Lacorazza a Polese, da De Filippo a Margiotta, Antezza e via cantando.

I reduci piddini lucani, spaesati in Consiglio regionale e altrove, sembrano avere un solo problema: assicurarsi le briciole del consenso, gli avanzi della tavolata elettorale. E così rilanciano con le solite aritmetiche di potere. Dimissioni della Giunta comunale a Potenza, azzeramento della Giunta Regionale, dimissioni del segretario regionale. Per questi signori i problemi del Pd risiedono nella quantità e nella qualità della colla che tiene attaccati i suoi uomini alle diverse poltrone. I problemi, per lor signori, riguardano la dimensione e la consistenza dei deretani appiccicati a quella o all’altra sedia. Poveracci. Non sanno cos’è uno specchio e quando lo sanno confondono il riflesso con la riflessione.

Non sanno che siamo in una regione che soffre, povera, sottosviluppata, inquinata, abbandonata e sempre più spopolata, martoriata dal clientelismo e dal voto di scambio, dall’arroganza del potere, no, non lo sanno. E non sanno che la responsabilità di queste condizioni è la loro. Al contrario ritengono che la sconfitta del Pd lucano sia da attribuire agli errori commessi nella composizione delle Giunte, dei Consigli di Amministrazione, delle postazioni di comando nel partito e nelle istituzioni.

E per questo pensano che se al posto di Cifarelli ci fosse Santarsiero, tutti i problemi sarebbero risolti. Per questo pensano che se al posto di Polese ci fosse Lacorazza, nel prossimo autunno vincerebbero le elezioni regionali. Per questo pensano che per superare la nottata ognuno debba fare lo sgambetto all’altro. Questo spettacolo ce lo potevano risparmiare.

La sconfitta elettorale è la sconfitta di una politica scellerata impegnata a spartirsi le ossa di questa regione da oltre 30 anni. E’ la sconfitta dell’insaziabilità di una classe politica delle allegre compagnie. Una sconfitta non solo del Pd, ma anche di quei partitini, dalle sigle variabili, seduti sempre al fianco del capotavola. E’ la sconfitta di una lunga brutta stagione.

L’unico modo per rilanciare un’area di sinistra, o, se volete, di centro sinistra, è che questi signori si facciano tutti da parte, favorendo un ricambio profondo, radicale, dei gruppi dirigenti, agevolando l’impegno dei giovani di terza e quarta fila i quali dovranno rifondare la proposta politica e bonificare il sistema di relazioni tra partiti e cittadini. Le bonifiche, si sa, hanno bisogno di tempo, ma cinque anni di opposizione dovrebbero bastare, sempre che all’opposizione ci saranno forze nuove, energie fresche, intelligenti e incontaminate. Avete perso le elezioni, non perdete anche la lezione.