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La ripresa, per la Basilicata, è sempre più lontana

24 marzo 2018 | 12:53
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La ripresa, per la Basilicata, è sempre più lontana

Presidente di Confcommercio Imprese Italia Potenza commenta i dati del “Rapporto sulle economie territoriali” diffuso nel tradizionale appuntamento di Cernobbio.

Con una mortalità di aziende del terziario pari a quasi 2 imprese al giorno, un Pil per abitante anche sotto la metà di quello delle migliori regioni del Nord, e soprattutto un indice del carico burocratico da primato negativo assoluto (80,7 nel 2016, media Italia 46,9) la ripresa vista dalla Basilicata è sempre più lontana.

E’ il commento del presidente di Confcommercio Imprese Italia Potenza, Fausto De Mare, ai dati del “Rapporto sulle economie territoriali” dell’Ufficio Studi Confcommercio diffuso nel tradizionale appuntamento di Cernobbio.

Intanto sempre forte è l’emergenza nati-mortalità in regione: tra le imprese dell’area Confcommercio (terziario) nel 2017 le iscrizioni sono state 876 contro le 1.251 cessazioni; il valore aggiunto per abitanti è pari a 20,3 euro, media Italia 26 euro; i consumi ammontano a 7.217 milioni; l’indice di illegalità da noi proiettato al 2019 è pari al 21,4% delle attività di impresa.

Dunque emerge che la Basilicata come il resto del Mezzogiorno resta nettamente indietro rispetto alle altre aree del Paese in termini di accessibilità territoriale, burocrazia, legalità.

Anche nel biennio 2018-2019 non si vede alcun miglioramento nella condizione del Mezzogiorno e, come ha affermato il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio Mariano Bella, “senza Sud è declino certo per l’Italia”.

L’ottimismo emerso a metà del 2017 dopo la pubblicazione dei conti territoriali del 2015 è già dimenticato: il Mezzogiorno è nettamente indietro rispetto al resto del Paese in termini di accessibilità territoriale, burocrazia, legalità.

L’unico parametro in cui supera la media nazionale è il rapporto tra occupati e popolazione, ma questo è il frutto perverso sia del calo delle nascite che della migrazione interna (dal 2000 al 2016 oltre 900mila meridionali si sono trasferiti al Centro o al Nord al netto di quanti sono andati al Sud).

Dal Rapporto, insomma, emerge che il “problema Italia” è ancora in larga misura l’arretramento strutturale del Sud, un’area che vale ancora oltre un terzo della popolazione e quasi un quarto del prodotto lordo. Dopo oltre 150 anni di storia unitaria del nostro Paese c’è ancora una “questione meridionale” da risolvere.

Un punto che ci vede in forte penalizzazione – aggiunge De Mare – consiste in “un eccesso di burocrazia e pressione fiscale, deficit di legalità e infrastrutture” che, secondo i calcoli dell’Ufficio studi di Confcommercio, fanno perdere all’Italia ogni anno 180 miliardi di Pil e che da noi producono una situazione intollerabile.

Il titolare di una piccola o media impresa deve dedicare circa un mese del suo lavoro a sbrigare le varie pratiche burocratiche, esattamente 269 ore, corrispondenti a 34 giornate di un lavoratore a tempo pieno, il 52% in più della media dei Paesi Ocse, pari a 22 giornate; 70 invece le date che una Pmi deve appuntare sul calendario, tante infatti sono le scadenze fiscali da ricordare ogni anno. Sono questi gli esiti di un’indagine condotta sulle Pmi e riportata nello studio su crescita e semplificazione realizzato da Rete Imprese Italia insieme con il Cer.

Credo che questi esempi – è il commento di Fausto De Mare, presidente provinciale di Potenza di Confcommercio Imprese Italia – siano sufficienti per comprendere quanto è ancora lunga la strada della semplificazione e della sburocratizzazione. Il tema della semplificazione ha oggi recuperato un posto di rilievo nell’agenda di politica economica, senza, tuttavia, che le imprese ne percepiscano ancora un effettivo beneficio.

E come avverte il presidente nazionale Carlo Sangalli la preoccupazione per il rischio di una fase di ingovernabilità è forte. Per sventarlo, occorre “aggredire e risolvere i difetti strutturali della nostra economia: gli eccessi di tasse e burocrazia, i deficit di legalità, infrastrutture e capitale umano.
La prima richiesta è di “mettere al centro l’interesse dei cittadini attraverso un supplemento di responsabilità da parte di tutti”.