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Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve

19 marzo 2018 | 11:11
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Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve
Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve
Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve
Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve
Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve
Eolico selvaggio. Quel cantiere fantasma a Tolve

A chi fa gioco un cantiere tenuto nascosto alla vista di chiunque?

Il 15 marzo ci siamo recati su un cantiere del parco eolico Nuovo Forleto 2, tra Oppido Lucano e Tolve.

Il cantiere visitato è quello di contrada Serra Acqua Fredda a Tolve. Di quel Parco avevamo già raccontato le anomalie e le presunte irregolarità in una puntata della nostra inchiesta “brutto vento”. A Serra Acqua Fredda ci siamo andati per documentare lo scempio a danno dei terreni agricoli, del paesaggio e della macchia mediterranea. E per verificare direttamente le condizioni di quel cantiere.

Sappiamo che la legge regionale della Basilicata del 30 dicembre 2015, n. 54, “Recepimento dei criteri per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio degli impianti da fonti di energia rinnovabile ai sensi del D.M. 10.9.2010”, stabiliva come aree non idonee a tali interventi, i territori di Tolve, Oppido Lucano, e altri nella valle dell’Alto Bradano, in quanto di notevole interesse sia archeologico sia paesaggistico, sia culturale.

Volevamo verificare i motivi per cui in mancanza delle autorizzazioni, a ottobre 2017, la C&C Tolve Srl, o la sua ditta esecutrice, era già operativa sul cantiere. E capire se fosse stato commesso abuso edilizio e violazione delle proprietà private. Capire se le necessarie varianti urbanistiche fossero state deliberate dai Consigli Comunali dei territori interessati dalle opere ( Tolve ed Oppido Lucano ).

La zona interessata dalle opere è classificata agricola, e quindi senza la variante urbanistica non si può apporre il vincolo preordinato all’esproprio e per gli effetti dell’art. 12 comma 3 del Dpr 327/2001, la pubblica utilità non è efficace e pertanto non esiste.

I lavori del Parco eolico Nuovo Forleto 2 sarebbero comunque iniziati già a Ottobre o qualche mese prima, 2017.

E’ vero che la Giunta Regionale della Basilicata ha autorizzato tali opere, ma le condizioni ambientali non sarebbero mai state idonee, tantomeno oggi, con la presenza di numerosi altri Parchi eolici con aereogeneratori da 150 metri di altezza ed elettrodotti binati aerei da 150 KV in costruzione. Dubbi sui quali occorre un approfondimento anche da parte delle autorità competenti.

Le autorizzazioni sarebbero scadute da diversi anni e non si sa se l’ultimo permesso, D.G.R. 1310/2017, debba considerare o, se abbia considerato, le nuove direttive del D.lgs. 104/2017, concernente la valutazione d’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, in vigore dal 21 luglio 2017.

A quanto pare, la C&C Tolve Srl, avrebbe dovuto iniziare i lavori entro un anno dalla notifica del provvedimento di rilascio del giudizio favorevole di compatibilità ambientale. Termine perentorio per la validità del provvedimento. Sembrerebbe, invece, che la Società abbia avviato i lavori oltre il termine consentito.

Il cantiere surreale

Ci troviamo di fronte a un “non cantiere”, o meglio a un cantiere oscurato. Perché un cantiere che non ha una recinzione e nessuna misura di protezione a tutela dei passanti, è un cantiere che non esiste. Perché un cantiere che ha una tabella esposta senza la data di inizio e fine lavori, è un cantiere che non esiste. Un cantiere che non ha barriere all’ingresso è un cantiere che non esiste. A chi fa gioco un cantiere tenuto nascosto alla vista di chiunque?

Chi dovrebbe autorizzare i veicoli ad accedere a un cantiere che non esiste? E di quali procedure da rispettare in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro si parla, se il cantiere non esiste?

E se esiste, qualcuno vada a fare tutti i controlli del caso. Le autorità competenti facciano una verifica immediata sulla legittimità di queste opere. Esistono molti dubbi sia sulle procedure, sia sulla effettiva pubblica utilità degli impianti. E le verifiche dovrebbero riguardare sia la Regione Basilicata, sia i Comuni interessati, sia le Società “autorizzate” a realizzare le opere.  Si guardi anche quali controlli esistono in ordine al rispetto dei vincoli apposti dalla Sovrintendenza ai beni archeologici e paesaggistici.

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