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Eolico selvaggio. Parla l’ennesima vittima: Devo impiccarmi a una pala?

27 marzo 2018 | 20:59
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Continua la nostra inchiesta sull’energia del vento in Basilicata

Siamo tornati a Balvano, in contrada Cupolo-Guardalupo. In un’area qualificata come zona agricola ordinaria, a non oltre 50 metri dall’abitazione di Giovanni Bovino sono stati installati a partire dal 2014, sedici generatori per la produzione di energia eolica.

Sedici procedure abilitative semplificate, frazionamento in sedici particelle, sedici opere in cemento per la collocazione di sedici generatori, ognuno dei quali con una potenza di 60 kW o giù di lì.

Giovanni e sua moglie vivono circondati dal rumore, dall’ombreggiatura intermittente, dal pericolo costante. E’ l’ennesima testimonianza di una vittima dell’eolico selvaggio.

Giovanni ha lavorato 30 anni in Germania prima di costruirsi la casa. Voleva vivere in pace e invece la pace è stata repentinamente interrotta da quelle torri che violentano ogni giorno la sua esistenza.

Rumori, anche quelli più insidiosi di quando le pale stridono e graffiano contro il motore del generatore. Fenomeno frequente quando si tratta di impianti rigenerati, obsoleti e con scarsa manutenzione.

Oltre al rumore, di notte le torri emettono una luce bianca ad intermittenza e di giorno, soprattutto nelle giornate soleggiate, lo sfarfallio dell’ombra.

Ma l’Arpab? Si sarebbe recata sul posto quando i generatori montati erano la metà degli attuali 16. Giovanni li ha invitati a ritornare ad impianto completato. I tecnici dell’Agenzia per l’ambiente non si sono ancora visti. Fatto sta che Giovanni vive nelle condizioni documentate nel video e per questo ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica del tribunale di Potenza.

Alla prossima puntata

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