Elezioni, in Basilicata la caduta del feudalesimo è vicina?

5 marzo 2018 | 13:31
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Elezioni, in Basilicata la caduta del feudalesimo è vicina?

Protesta e desiderio di cambiamento, diremmo necessità di cambiamento, hanno determinato la decisione di quasi un elettore su due

A spoglio quasi chiuso, la Basilicata assiste al trionfo dei Cinque Stelle, in linea con tutto il Mezzogiorno, primo partito in assoluto con il 42% all’uninominale al senato e all’uninominale alla camera nel collegio Potenza-Lauria e con il 46% nell’uninominale alla Camera collegio Matera Melfi. La coalizione di centro-destra, grazie soprattutto al risultato determinante della Lega, è seconda forza con il 25-26% in tutti gli uninominali. In lieve crescita rispetto al 2013, ma con un dato eclatante: la Lega passa dallo 0,1% del 2013 al 6-7% del 2018. Il Pd crolla su ogni fronte raccogliendo un risultato deludente fermo sotto il 18% e con una coalizione che non supera il 22%.

Il partito dell’astensionismo perde quasi un punto attestandosi al 29%, ma rimane la terza “forza politica”.

Questo il quadro generale dei risultati elettorali in Basilicata, a scrutinio quasi concluso. Non si tratta di una semplice “rivolta” contro il sistema, ma di una rivoluzione nella base del consenso. Questo il primo indizio di analisi che approfondiremo nei prossimi mesi. Dovremo quindi analizzare la qualità, le dinamiche e i contenuti di questa rivoluzione. Oggi possiamo solo dire che nulla sarà più come prima.

Nel Pd e nella sua coalizione i nomi dei candidati, almeno nelle intenzioni dei leader, avrebbero avuto un peso sull’elettorato. E così è stato. Un peso negativo, però, col senno di poi. L’influenza del potere non ha funzionato. Chi ha maneggiato denaro pubblico e governo delle istituzioni, chi ha radicato un potere personale negli anni scorsi, ha visto crollare il suo “impero” in una piovosa domenica di marzo. I Pittella e compagni hanno puntato su una campagna di posizione, mentre gli altri, a buona ragione, hanno preferito una campagna di movimento.

Viceversa, ci sembra di cogliere l’aspetto contrario nel risultato del Movimento Cinque Stelle. I nomi dei candidati, considerando il dato nazionale, e soprattutto quello del Mezzogiorno, hanno contato poco, molto poco. Chiunque sarebbe stato eletto, a prescindere dal profilo personale, se candidato nelle liste uninominali dei penta stellati. Anche se espulsi. E questo perché gli elettori cinque stelle hanno votato il Movimento, a prescindere, hanno votato una speranza, a prescindere. Come se gli uomini e le donne candidate, le loro storie, non contassero nulla. Su questo apriremo una riflessione.

Protesta e desiderio di cambiamento, diremmo necessità di cambiamento, hanno determinato la decisione di quasi un elettore su due, dando origine ad una miscela esplosiva che ha deflagrato la vecchia politica dei Pd ed egli ex Pd.

L’altra faccia di questa miscela risiede nel risultato della Lega di Salvini che, con il suo 7% ottiene un risultato straordinario in Basilicata. La somma dei voti di protesta e cambiamento, fa 50% e più. Se a questi aggiungiamo il 29% di astenuti, siamo all’80%. Un sistema feudale è così crollato. La geografia politica della Basilicata è tutta da riscrivere.

Cosa succederà nei prossimi mesi, dopo le elezioni regionali, lo vedremo. Una cosa è certa, molti di coloro che hanno partecipato alla “rivoluzione”, votavano partiti e uomini del sistema crollato. Dobbiamo analizzare meglio la portata e i contenuti di questo cambio di rotta. Dobbiamo verificare in futuro se questi risultati elettorali, sono l’esito di un moto civile collettivo oppure la somma di interessi individuali delusi.

Se si tratta, come speriamo, di un moto civile collettivo, occorrerà riflettere sulla capacità politica di governarlo e di indirizzarlo verso nuovi metodi e forme di governo delle istituzioni, verso nuove politiche di sviluppo e di partecipazione. Su questa capacità manteniamo qualche riserva e aspettiamo l’evolversi delle situazioni.

Non basta mandare a casa i “feudatari”, bisogna sconfiggere i loro apparati ancora ben saldi nei gangli vitali della pubblica amministrazione. E per agire in questa direzione occorrerà mettere in campo risorse umane capaci di fronteggiare la complicata e delicata gestione della cosa pubblica.  Non si commettano gli errori che hanno portato il vecchio sistema al suo fallimento: presunzione, arroganza, eccessi. Una bella stagione di umiltà e concretezza è ciò di cui abbiamo bisogno.

A prescindere dalle dinamiche nazionali, questo risultato per la Basilicata è il punto di partenza di un cambiamento possibile che va gestito con sapienza, saggezza e lungimiranza. Non si faccia come Icaro, né come Sisifo. Saranno le elezioni Regionali a dirci la verità. E nulla va dato per scontato. Questo è quanto sulla Basilicata.

Sugli scenari nazionali, aspettiamo di sapere come si muoveranno le forze in campo in vista della formazione di un Governo.