Salvatore Caiata, espulso dal campo, gioca lo stesso. E Di Maio è nel pallone

24 febbraio 2018 | 12:27
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Salvatore Caiata, espulso dal campo, gioca lo stesso. E Di Maio è nel pallone

“State tranquilli non mi ritiro, sono più TOSTO di prima!”

Sun Tzu, filosofo cinese, quello dell’Arte della Guerra, raccontava che “La strategia è la via del paradosso. Così, chi è abile, si mostri maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri scostante; chi è scostante, si mostri affabile.”. E aggiungiamo: chi è furbo si mostri ingenuo.

L’esclusione di Salvatore Caiata dal M5S è il risultato di una miscela paradossale che si è trasformata oggi in un rompicapo per tutti gli elettori penta stellati del collegio di Potenza. Se voto Cinque Stelle voto Caiata, quindi uno che non è nel Movimento, ma se non voto Caiata rischio di azzoppare il risultato elettorale dei Cinque Stelle anche nel proporzionale alla Camera. E questo perché la legge elettorale non consente la separazione tra consenso ottenuto nell’uninominale e consenso nelle liste plurinominali.

Il paradosso si è trasformato in una dissonanza cognitiva collettiva. Per cui tutte le convinzioni, le elaborazioni cognitive, le motivazioni fiduciarie nei confronti di Caiata “uomo di cui la Basilicata ha bisogno”, sono finite in una profonda contraddizione. Questa contraddizione o incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva che i Cinque Stelle provano ad eliminare o a ridurre e lo fanno come possono. Da un lato c’è chi incassa il colpo, decide di non votare Caiata e quindi il Movimento, modificando il proprio comportamento, ripristinando così l’autostima e la difesa dei valori in cui crede e che ritiene siano stati traditi. Dall’altro c’è chi decide di ripristinare quei valori e quelle credenze, e cioè di ridurre la dissonanza, assumendo un comportamento di negazione o di attenuazione del “tradimento” di Caiata: “tosti tosti andiamo avanti comunque”.

Ad ogni modo si tratta di un popolo che soffre. Il principale responsabile di questa situazione è Luigi Di Maio, il quale, nonostante le perplessità espresse daalcuni esponenti del Movimento, ha deciso di candidare il presidente del Potenza Calcio, comportandosi come un vecchio politico a caccia di voti. La responsabilità è anche di alcuni portavoce locali i quali hanno sostenuto la causa Caiata, nonostante questo giornale li abbia messi in guardia.

La responsabilità è anche di chi cerca il pelo nell’uovo degli altri e quando lo trova getta l’uovo e mangia il pelo. Sarebbe a dire tutti quei Cinque Stelle che antepongono l’emozione al ragionamento, le parole al pensiero. Quelli che “la freccia tirata senza mirare non sbaglia mai”.

Salvatore Caiata è stato escluso dal Movimento, anche se non si capisce quando mai sia entrato e per quali meritevoli battaglie penta stellate. Il presidente della squadra di calcio, dopo l’esclusione, avrebbe dovuto dichiarare la sua piena disponibilità alle dimissioni nel caso venisse eletto. Al contrario scrive: “State tranquilli non mi ritiro, sono più TOSTO di prima!” Il che vorrebbe dire “me ne frego del Movimento, me ne frego dell’esclusione, me ne frego delle regole”. E invece no, lui rilancia il giorno dopo: “Qualora dovessi essere eletto sosterrò il programma e il Movimento”. E aggiunge:  “Sono tranquillo che in pochissimo e brevissimo tempo si farà luce su questa cosa e in quel momento chiederò la riammissione al Movimento, continuo a correre, rimango coerente al Movimento cinque stelle, ho sposato il progetto del M5S e per cui continuo la mia competizione elettorale”.

Insomma, lui gioca lo stesso anche se è stato espulso dal campo. Tanto l’arbitro è nel pallone. Applausi.