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Cronaca
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Popolarità dei governatori sul web: Marcello Pittella sul podio

3 gennaio 2018 | 13:06
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Popolarità dei governatori sul web: Marcello Pittella sul podio

È quanto emerge dal Regional Popularity Index di Demoskopika per misurare periodicamente la popolarità su web e social dei presidenti delle Regioni. Cinque i canali sotto osservazione: youtube, facebook, twitter, instagram e google

Circa 5 milioni di pagine indicizzate, poco meno di 3 milioni di follower sui principali siti di networking, quasi 42 mila risultati conteggiati su youtube. Sono questi i numeri generati dai governatori  delle regioni italiane alla base del Regional Popularity Index di Demoskopika per il 2017. Tre i presidenti sul podio per popolarità complessiva misurata dal sistema di rating di Demoskopika: Debora Serracchiani, Marcello Pittella e Luca Zaia. Maglia nera, sul versante opposto, al governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino.

«I social media – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio –  sono sempre più protagonisti della scena mediatica nelle “cose” della politica. La millennial generation, rappresentata in Italia da uno “zoccolo duro” di circa 15 milioni di persone, condiziona fortemente il “mercato delle opinioni” attraverso un uso quotidiano di internet e, in particolare, dei siti di social networking. In questa direzione, i politici, anche quelli più tradizionalisti e ortodossi, hanno, loro malgrado, ceduto alle ossessionanti lusinghe della like democracy. È diffusa consapevolezza – continua Raffaele Rio – che il numero di follower ottenuti sia direttamente proporzionale alla popolarità reale e, in un certo qual modo, a incrementare le possibilità di un maggiore consenso politico ed elettorale. In altri termini, la quantità di interazioni rappresenta, nella consapevolezza principalmente dei “cercatori di consenso”, un efficace sistema di misurazione di successo e di apprezzamento.  La vittoria di Donald Trump – conclude il presidente di Demoskopika – ne rappresenta una evidente e significativa case history».

Serracchiani, Pittella e Zaia i governatori più “in vista”.  Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia) risulta, in assoluto, la più popolare tra tutti i suoi colleghi delle altre realtà territoriali dimostrando di possedere, più di tutti, una maggiore popolarità su web e social. Per lei il Regional Popularity Index ha raggiunto il valore massimo ottenuto, ossia 124,6, su cui pesano significativamente i posizionamenti ottenuti dalla governatrice del Friuli Venezia Giulia al vertice delle classifiche parziali di tre dei cinque canali osservati: facebook, twitter e google search. Spiccano, nel dettaglio, al momento della rilevazione, gli oltre 193 mila like sulla sua pagina di facebook, i 291 mila follower di twitter e ben 353 mila pagine indicizzate su google.

A seguire, a debita distanza, Marcello Pittella (Basilicata) che, forte principalmente del suo primato italiano su youtube, risultando in relazione alla popolazione residente tra i più presenti, ottiene il secondo posto nel medagliere del Regional Popularity Index con un valore pari a 108,3.

A completare il podio della social popularity, il governatore del Veneto, Luca Zaia. A lui, il sistema di misurazione ideato da Demoskopika, attribuisce un valore pari a 105,1 merito principalmente del primo posto nell’instagram ranking e del secondo posto nel facebook ranking ottenuto grazie ad una dote complessiva di circa 312 mila like e follower. Buone perfomance di popolarità, inoltre, per altri quattro governatori regionali, con valori al di sopra della media. Si tratta di Giovanni Toti (Liguria) con un valore pari a 102,3, Luciano D’Alfonso (Abruzzo) con un valore pari a 100,9, Catiuscia Marini (Umbria) con un valore pari a 100,3 e Michele Emiliano (Puglia) con un valore pari a 100,1.

Purtroppo la “like democracy” non è sintomo di qualità di governo. Tanto meno lo è la popolarità sul web in quanto tale. Basta dare un’occhiata alle condizioni sociali, ambientali ed economiche della Basilicata per rendersene conto. E se vogliamo andare oltre, basta dare un’occhiata ai fallimenti delle politiche di Donlad Trump per capire che spesso il consenso via  web è fuffa.