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Minacciate e costrette a prostituirsi: vittime donne nigeriane. Due arresti a Potenza

19 gennaio 2018 | 16:30
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Minacciate e costrette a prostituirsi: vittime donne nigeriane. Due arresti a Potenza

Operazione della Squadra Mobile del capoluogo coordinata dalla locale procura

Un uomo di 61anni e una donna di 27, sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Potenza per sfruttamento della prostituzione. 

Al centro delle indagini, coordinate dalla procura potentina, un giro di sfruttamento di giovani donne extracomunitarie alloggiate in diverse strutture di accoglienza della città lucana.

Gli investigatori hanno scoperto un sodalizio criminale che faceva arrivare le donne, in particolare dalla Nigeria, pagando loro il viaggio, e una volta in Italia le avviava alla prostituzione per assicurarsi la restituzione della somma che in alcuni casi si aggirava sui 30mila euro.

Prima di partire le ragazze veniva sottoposte a riti voodoo per spaventarle nel caso si fossero rifiutate di vendere il loro corpo. Una volta in Italia gli arrestati le sottoponevano a minacce e violenze costringendole così a prostituirsi e a consegnare loro i soldi che ottenevano dai clienti.

Le indagini sono partite dopo la denuncia di una delle ragazze che dopo lo sbarco a Lampedusa era arrivata a Potenza, nel 2016, e ospitata nel centro di accoglienza del Principe di Piemonte dove la 27enne Susan Echefo
finita in carcere, che le vittime chiamavano “madame” aveva messo in piedi una vera e propria “rete di prostitute” da lei coordinate e offerte a clienti locali e dell’intera regione lucana. Ad aiutare Susan Echefo- secondo quanto riferito dagli investigatori-Salvatore Grippo, 61enne potentino, anch’egli finito in carcere e un giovane nigeriano sottoposto a obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. 

La 27enne aveva contattato la giovane e con le minacce l’aveva convinta a prostituirsi, procurandole i clienti. In alcuni casi- ha raccontato la giovane denunciante agli inquirenti- era stata costretta a prendere pillole che procuravano l’aborto che la stessa “madame” le aveva procurato dietro pagamento di denaro. 

Con l’operazione di oggi, per le giovani donne sfruttate si è concluso un incubo.