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In gran segreto il Governo ha abolito l’obbligo di intesa con le regioni sui progetti petroliferi

29 gennaio 2018 | 11:19
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In gran segreto il Governo ha abolito l’obbligo di intesa con le regioni sui progetti petroliferi

Il danno e la beffa. No Triv: “Traditi gli accordi, norma incostituzionale”. Quali effetti sulla Basilicata?

E’ di questa mattina la notizia apparsa sul fattoquotidiano.it, secondo cui  in gran segreto Palazzo Chigi avrebbe modificato una norma del 1990, aggirando e depotenziando l’obbligo di un accordo forte tra esecutivo ed enti locali preliminare alla realizzazione di progetti energetici. Vincolo che era  stato inserito nella Legge di Stabilità 2016 e che recepiva – rendendoli di fatto inammissibili – sei dei sette quesiti referendari sulle trivelle.

Risultato, scrive il Fatto, è che lo Stato adesso ha mano libera, così come emerso nella vicenda della raffineria di Taranto, dove confluirà il petrolio del megagiacimento Tempa Rossa, senza l’assenso della Puglia.

Un gioco di prestigio – secondo Luisiana Gaita, autrice dell’articolo – messo in atto prima per svuotare la proposta referendaria sulle trivelle del 2016 e per eliminare, pochi mesi dopo, quelle garanzie che avrebbero permesso una vera intesa, e non solo di facciata, tra esecutivo ed enti locali su tutti i progetti energetici. Nel tentativo di evitare il referendum del 17 aprile, infatti, il Governo Renzi aveva ceduto alla pressione di dieci Regioni accettando (con un maxi emendamento infilato in Legge di Stabilità 2016) di concordare con esse i progetti.

“Dopo solo sei mesi – scrive Gaita -, invece, ha cambiato le regole “grazie alla generale disattenzione delle opposizioni parlamentari” e con la semplice modifica di una norma del 1990. Una modifica passata sotto silenzio e scoperta dal costituzionalista Enzo Di Salvatore, padre dei quesiti referendari, nel riesaminare il fascicolo sulla raffineria di Taranto, dove confluirà il petrolio del mega giacimento Tempa Rossa. Quel cambio di regole ha permesso, infatti, al Governo Gentiloni di approvare, il 22 dicembre scorso, una delibera che consente la prosecuzione dell’iter dell’istanza di autorizzazione per adeguare le strutture logistiche alla raffineria Eni a Taranto nonostante l’opposizione della Regione Puglia.

Secondo il Coordinamento nazionale No Triv, quella norma “tradisce l’accordo con le dieci Regioni interessate ed è anticostituzionale”.

Adesso si tratta di capire quali effetti potrebbe avere questo “inganno” sulle decisioni della Regione Basilicata che nei mesi scorso aveva detto alcuni “no” ai petrolieri. Si sapeva già della inconsistenza di quei rifiuti apparenti?