Marcello Pittella & Compagni possono ancora vincere. La Basilicata può ancora perdere
Il rischio, molto reale, è che il sistema di potere pittelliano metta radici ancora più profonde e durature. E sarà la fine della libertà e della democrazia in Basilicata
Alle primarie del Pd per eleggere il segretario regionale avrebbero votato oltre 50mila persone. Dire che questa partecipazione al voto è un grande successo della democrazia, potrebbe essere azzardato. Mi piacerebbe immaginare quel voto come una bella manifestazione di tifoseria per una o l’altra squadra di interessi.
Molti di quelli che hanno varcato la soglia del seggio sono cittadini chiamati al voto dai singoli candidati alla segreteria. “Vieni a votare per me”. Sarebbe questo, a mio parere, il senso attribuibile alla partecipazione “popolare” alla competizione. “Perché devo venire a votare per te?” “Perché me lo devi.” Tra il candidato e l’elettore c’è un rapporto personale, non politico in senso stretto, ma legato ai favori passati, presenti e futuri che quel candidato può vantare nei confronti del cittadino. La corsa a chi porta più gente ai seggi con la matita già programmata è una prova di capacità e di fedeltà che il referente locale del Pd fornisce al suo “leader”. Non sarebbe spiegabile, sul piano ideale e politico, una competizione interna al partito di maggioranza. Perché non esistono differenze tra Pittella-Polese e Santarsiero. Né esistono differenze tra questi e Purtusiello-Lacorazza. Hanno governato sempre e dappertutto con lo stesso stile post-democristiano e post-socialista. Sono insieme responsabili delle gravi condizioni economiche e sociali, ambientali e sanitarie di questa Regione. Tant’è che nella campagna elettorale per queste primarie gli argomenti utilizzati da tutti i candidati per raccogliere il consenso, apparivano evanescenti e a tratti incomprensibili alle persone che vivono sulla terra.
Quella “comunità politica” che sarebbe il Pd, e di cui i leader si riempiono la bocca, semplicemente non esiste. Il Pd in Basilicata non è un popolo, ma una popolazione. Una sommatoria di persone che coltivano, anche legittimamente, interessi e speranze in un campo che non è politico, ma economico. Sono tutti piccoli azionisti e stakeholders di un’azienda nella quale la lotta è tutta giocata sugli interessi dei grandi azionisti di riferimento. E non c’è dubbio che oggi l’azionista di maggioranza è Pittella & C. E’ lui il padrone, e quando c’è un padrone come lui, gli “operai” e le loro famiglie possono solo sperare di portare il pane a casa. Ed è quel “pane a casa” la questione intorno alla quale girano le dinamiche interne al Pd e non solo.
Il dato tuttavia della partecipazione al voto è un chiaro indizio del consenso sul quale Il Partito democratico di Pittella & C. può contare alle prossime elezioni regionali. E’ evidente che una coalizione con al centro questo Pd può ambire ancora a vincere le elezioni. Magari con una percentuale più bassa del 2013, ma comunque sufficiente ad ottenere una maggioranza in Consiglio Regionale. Se l’affluenza al voto sarà simile a quella delle scorse elezioni il bersaglio raggiungibile è del 54%. Perché, sia chiaro, i 50mila delle primarie è gente che vota anche alle elezioni. La questione dunque si sposta su quel 50% di lucani che si astengono.
Deve essere chiaro ai competitori del Pd che i voti del Pd non sono “aggredibili”, se non in misura limitata dagli ex Dem, passati alla nuova formazione di Speranza e Folino. Dunque per indebolire e magari detronizzare i padroni della Basilicata, il consenso va cercato nel campo dell’astensionismo. In quel campo esiste un potenziale di 200mila voti. Una strategia elettorale che punti tutto sui fallimenti di Pittella sarebbe debole. Debolissima quella delle sciocchezze su facebook. Sarebbe più utile convincere la gente su programmi alternativi seri, riscontrabili, concreti, credibili rappresentati da persone credibili e affidabili. Una campagna elettorale che punti a togliere voti a Pittella, a spostare i voti del Pd, è perdente. Quei voti, ripeto, sono congelati per almeno un’altra generazione.
Scommettere, invece, sulla rigenerazione del voto nell’area dell’astensione, sarebbe più intelligente. Il panorama politico attuale, in ogni caso, non invita all’ottimismo. Eppure qualcosa si dovrà fare. Il rischio, molto reale, è che il sistema di potere pittelliano metta radici ancora più profonde e durature. E sarà la fine della libertà e della democrazia in Basilicata.