La Regione autorizza la riapertura del pozzo di reiniezione Costa Molina 2
Era stato bloccato lo scorso 6 ottobre dopo le analisi Arpab che avevano evidenziato presenza di ammine
La Giunta regionale, riunitasi sotto la presidenza di Marcello Pittella, con delibera approvata oggi, ha revocato la sospensione della reiniezione in unità geologiche profonde delle acque di strato mediante il pozzo “Costa Molina 2”, disposta il 6 ottobre scorso a seguito dei risultati delle analisi svolte da Arpab su campioni prelevati il 4 settembre 2017.
La decisione del governo regionale- si legge in una nota ufficiale- tiene conto dei risultati comunicati dall’Agenzia regionale di protezione ambiente che, anche con il supporto di Ispra, ha effettuato nelle scorse settimane una serie di puntuali accertamenti.
In particolare- fa sapere la Regione Basilicata- dopo un sopralluogo presso il Centro Olio di Viggiano in data 16 e 17 novembre scorsi, a seguito dei quali è stata accertata la corretta segregazione dei flussi autorizzati alla reiniezione, sono stati eseguiti vari campionamenti in corrispondenza dei quattro punti di monitoraggio, di cui due esterni e due interni al Cova.
A seguito degli accertamenti eseguiti da Arpab, si è tenuto un tavolo tecnico per acquisire le valutazioni in merito ai risultati degli accertamenti, che hanno attestato il mutamento delle situazioni di fatto che avevano indotto la Regione a ricorrere al provvedimento di sospensione.
Con la delibera approvata oggi, la Giunta regionale ha quindi autorizzato il riavvio dell’attività di reiniezione, con il rispetto di ulteriori prescrizioni, che prevedono, per i prossimi 18 mesi, campionamenti con cadenza settimanale da parte dell’Eni sulle sostanze rinvenute: Mdea, Tea, Dea e Ea.
A sua volta-si specifica ancora nel comunicato stampa inviato dalla Regione Basilicata- l’Arpab effettuerà con cadenza mensile per i primi due mesi e semestrale per il prosieguo ulteriori campionamenti presso le aree pozzo campionabili.
Le metodiche da impiegare nelle analisi sui campioni, anche da parte della società, dovranno essere quelle sviluppate dall’Agenzia regionale di protezione ambientale.
E’ stato inoltre deciso di istituire un tavolo tecnico-scientifico composta da Regione, Arpab ed Eni e da eventuali altri enti o istituzioni scientifiche da individuare in relazione alle problematiche da trattare, con il compito di valutare le risultanze delle analisi, determinandone le concentrazioni caratteristiche, i valori soglia di attenzione a cui far corrispondere azioni di controllo e/o di intervento e meglio dettagliare la caratterizzazione delle acque di strato e di processo anche con il fine di impegnare la Società Eni Spa a mettere in campo azioni tese a sostituire gradualmente taluni additivi con prodotti meno impattanti dal punto di vista ambientale.