Violenza sulle donne. L’uovo, la gallina e l’allevatore

25 novembre 2017 | 13:59
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Violenza sulle donne. L’uovo, la gallina e l’allevatore

La risposta fornita dalla realtà è sempre la stessa: aumentano i casi di violenza, diminuiscono le denunce

Quando l’uovo non è buono si apre una discussione sull’uovo. Forse è stato conservato male, è stato cucinato nella padella sbagliata, colpa del sale o dell’olio. Quell’uovo fa male alla salute, magari puzza, è vecchio. Eppure, un minimo di buon senso suggerirebbe una discussione sulla gallina. Se poi al buon senso aggiungessimo un po’ di intelligenza e di ragionevolezza, la discussione si aprirebbe sui modi e sui luoghi di allevamento della gallina, sugli allevatori dell’animale.

Ecco, ciò che scompare sempre dai radar della realtà è la fonte, l’origine, la sorgente dei problemi. E’ così che i dibattiti, le discussioni, si perpetuano con la stessa tonalità sul medesimo pentagramma per anni e anni, noiosi. E’ così che si ribadisce l’ovvio rendendo banale il confronto e impossibili le soluzioni.

Non bisogna parlare della violenza sulle donne? Certo che sì, bisogna parlarne, ma forse è giunto il momento di parlarne meglio. Soprattutto è giunto il momento di fare, di agire, di sconvolgere, di sfondare i muri dell’ipocrisia.

Secondo il rapporto Eures in 10 mesi sono state 114 le donne uccise in Italia. E le cronache, leggo dall’Ansa, dicono che sono tre solo negli ultimi giorni: Maddalena Favole, 84 anni, uccisa domenica dal figlio in provincia di Cuneo; Anna Lisa Cacciari trovata morta lunedì nella sua cosa a Bubrio e Marilena Negri, la 67enne, accoltellata ieri a Milano. Le cifre degli ultimi 10 anni, dicono che gli omicidi volontari diminuiscono nel nostro Paese, ma non quelli in cui la vittima è donna, che erano, infatti, 150 nel 2007 e 149 nel 2016. Di conseguenza è aumentata la percentuale rispetto al totale, dal 24% degli omicidi nel 2007, al ben più grave 37% nel 2016. Il 73% avvengono tra le mura di casa e nel 56% dei casi l’assassino è il partner o l’ex partner.

Si accavallano dibattiti e convegni, sempre uguali. L’Associazione “enne” a dimostrare che è più brava delle altre. Ci si parla addosso. Si parla ai muri. Si parla. Ognuna organizza il suo convegnetto. Gli stessi che comprano indumenti prodotti da bambine sfruttate e schiavizzate. Gli stessi che eleggono politici incapaci e ignoranti che nulla fanno per combattere la povertà dei bambini e delle bambine. E’ come se le bambine del Pakistan o le piccole prostitute delle periferie italiane, non fossero vittime di violenza. Quelle bambine sono trattate come un danno collaterale o anche come una vergogna da nascondere.

Al centro delle discussioni di questa giornata, “l’uomo che picchia la donna”. E’ una semplificazione autorizzata da quello che abbiamo visto sui media e sulle locandine delle iniziative. Infatti la domanda ripetuta ogni anno in questi convegnetti è sempre la stessa: come impedire che un uomo faccia violenza a una donna? Come aiutare le donne a denunciare? E la risposta fornita dalla realtà è sempre la stessa: aumentano i casi di violenza, diminuiscono le denunce.

Continuate pure a discutere delle uova, intanto la gallina continua a farle cattive e disgustose. E l’allevatore partecipa ai convegni per raccontare quante buone siano le sue bestiole. E tutti applaudono.