Il muro della vergogna. Se provi a scavalcarlo o ti arrestano o ti sparano
Melendugno umiliata e trattata come una zona di guerra. Decine di mezzi blindati e centinaia di carabinieri e poliziotti a difesa dei lavori per il gasdotto Tap
Il territorio, prima ancora che il gasdotto Tap sia completato, è stato già violentato. Torturato, questa volta, da un muro di cemento e ferro, che separa i cantieri dalla vita delle persone. Da una parte gli alberi, la vita, la storia e la pianura che segna gli orizzonti di levante e ponente, la gente in carne ed ossa. Oltre il muro, lo Stato, le multinazionali, finalmente a fare in santa pace “quel lavoro necessario a tutelare gli interessi nazionali”.
Il Tap (Trans Adriatic Pipeline), il mega gasdotto che dall’Azerbaigian arriva fino alle coste salentine, i cittadini non lo vogliono. Ma lo Stato italiano, l’Europa, le multinazionali dell’energia lo vogliono.
Infatti si fa, a tutti i costi, compresi i circa 5 miliardi di euro necessari alla costruzione degli impianti sul territorio italiano. Quel muro divide, come tutti i muri. Separa le ragioni del profitto e degli affari, dal sacrosanto diritto dei cittadini alla salute. Separa gli interessi economici di pochi, dal legittimo interesse generale.
E’ inutile dire che il Tap è un’opera nociva per le persone, per il territorio e per le sue vocazioni di sviluppo. In quel lembo di terra, da Brindisi a Taranto, la tragedia è in scena da decenni. Dalla centrale a Carbone Enel di Cerano all’Ilva di Taranto. Un camposanto del futuro.
Quel muro non divide il brutto dal bello, ma apre varchi immensi per l’invasione e il dominio della bruttezza e della “rozza materia” sulla bellezza del Salento. Nel Dottor Zivago, di Boris Pasternak, Gordon, l’amico di Zivago, nell’ultima pagina del romanzo dice: E’ successo più volte nella storia: quello che era stato concepito in modo nobile e alto, è diventato rozza materia. Così la Grecia è divenuta Roma, così l’illuminismo russo è diventato la rivoluzione russa. Ecco, così il Salento è diventato Tap. Attraverso l’inganno di uno Stato che non è più Stato e di governi che nulla più governano perché sopraffatti dal potere offshore.
Quel muro umilia i cittadini, gli sputa in faccia il fango della cattiveria, li prende a calci nel sedere. Li danneggia, ma anche li beffeggia. Perché i costi di quelle infrastrutture, che i cittadini non vogliono, essendo a carico dello Stato, sono proprio loro a doverli pagare. I gestori, privati, invece intascheranno i profitti. Questa volta se provi a scavalcare il muro, o ti arrestano o ti sparano.