Il voto di scambio e l’analisi delle urine

13 ottobre 2017 | 13:04
Share0
Il voto di scambio e l’analisi delle urine
Il voto di scambio e l’analisi delle urine
Il voto di scambio e l’analisi delle urine
Il voto di scambio e l’analisi delle urine

Certi ospedali, tribunali, sedi di esami e concorsi, uffici pubblici, sembrano dei bazar delle coscienze, dove la dignità e i diritti sono in vendita come ortaggi in offerta speciale

La corruzione ha toccato almeno otto famiglie italiane su 100. Dal rapporto Istat sulla corruzione in Italia vista dalle famiglie emerge che il 7,9% delle famiglie italiane nel corso della vita (il 2,7% negli ultimi tre anni, l’1,2% negli ultimi 12 mesi) è stato coinvolto direttamente in eventi corruttivi quali richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di servizi o agevolazioni.

Il voto di scambio riguarderebbe il 3,7% della popolazione degli elettori. Il primato spetta alla Basilicata con il 9,7%. Esiste sempre una ragione di scambio tra il candidato e l’elettore. Il lato negativo di tale ragione emerge quando il contenuto dello scambio è personalistico e riguarda interessi individuali o familiari, assumendo spesso contorni corruttivi o di concussione. Ti voto se mi offri un posto di lavoro, se mi offri uno scatto di carriera, se mi sistemi la moglie o il figlio. Viceversa è il candidato che promette prebende e favori in cambio del voto.

Un altro tipo di scambio riguarda la dimensione civica del voto e pone l’elettore nella corretta condizione di chi valuta la capacità e la statura politiche del candidato in ordine a programmi o progetti di interesse generale. Ti voto se darai priorità all’edilizia scolastica, o alle questioni ambientali o allo sviluppo dell’agricoltura. Viceversa è il candidato che sottopone agli elettori progetti e programmi per il territorio. Diciamo che questa dinamica di scambio negativa o positiva è vecchia quanto il mondo. Nel caso di scambio a carattere corruttivo o di concussione ne risente la qualità della democrazia e della politica con pesanti effetti negativi sullo sviluppo del territorio.

Il quadro drammatico, però, è un altro. E non c’è bisogno che ce lo dica l’Istat. Paradossalmente ognuno di noi lo conosce per esperienza diretta. Si tratta della micro corruzione e micro concussione diventate consuetudine sociale, costume civile specialmente in Basilicata e in altre regioni del Centro sud. Il quadro, al contrario di quanto emerge dall’Istat, non può essere visto da una prospettiva unilaterale. Non sempre è il potente, che sia un burocrate, un funzionario, un dirigente o un politico, a chiedere denaro o altre prestazioni in cambio di “favori” al cittadino. E’ anche il cittadino che offre denaro o altre prestazioni per ricevere “agevolazioni” dal potente di turno. I momenti topici di corruzione e concussione riguardano le prestazioni assistenziali, i processi in tribunale, le autorizzazioni, i ricoveri ospedalieri, le visite mediche specialistiche, concorsi pubblici, ispezioni, ricerca di un lavoro. Denaro, prestazioni sessuali, vantaggi illeciti.

Emergono complicità, compiacenza e vantaggiosa reciprocità tra corrotto e corruttore. Certi ospedali, tribunali, sedi di esami e concorsi, uffici pubblici, sembrano dei bazar delle coscienze, dove la dignità e i diritti sono in vendita come ortaggi in offerta speciale. E’ un sistema radicato in ogni anfratto della vita civile ed economica. Ogni piccolo gesto corruttivo è figlio e madre di una ragnatela cancerogena che distrugge la convivenza civile e democratica di un Paese, di una regione, di un territorio. In questa brodaglia di mal costume e di illegalità elevati a consuetudine affonda il cucchiaio delle mafie. Quelle mafie che vorremmo combattere con i carabinieri e che invece dovremmo combattere anche e soprattutto a partire dal prossimo esame delle urine.