Eni-Regione, gioco cinico sulla pelle dei cittadini. Qual è la verità sul pozzo di reiniezione?
In questi mesi il governatore Pittella si sta rivelando un vero statista dell’isola che non c’è. Prova ad agitare con cautela il popolo contro le compagnie petrolifere e non si accorge che agita sé stesso nel conflitto tra inganno e verità
La Regione Basilicata sospende le attività di reiniezione nel Pozzo Costa Molina2 di Montemurro. Motivo: L’Arpab ha riscontrato il 4 settembre scorso la presenza di sostanze pericolose nella testa del pozzo e in una delle vasche di stoccaggio. Segue una conferenza stampa, convocata dal presidente Marcello Pittella, alla quale partecipano i vertici del dipartimento ambiente della Regione e dell’Arpab. In quella sede abbiamo assistito a troppi “non credo”, “non so al momento”, “non abbiamo i dati qui”, “dobbiamo verificare”.
Molti indizi forniti dai dirigenti regionali comunque lasciano immaginare che Eni non abbia affatto osservato le prescrizioni imposte dalla Regione in seguito al sequestro del Pozzo avvenuto circa un anno fa su disposizione della Procura di Potenza. In seguito alla delibera regionale l’Eni avrebbe dovuto rispondere ai rilievi dell’Arpab entro 20 giorni. La compagnia petrolifera, invece, ha risposto subito, oggi, smentendo le analisi dell’Arpab: “Fisicamente impossibile la presenza delle sostanze rilevate dall’Agenzia nelle acque di strato”. Facciamo controlli giornalieri”. E aggiunge: “Nessuna fermata degli impianti al Cova, non c’è motivo”.
A questo punto, nonostante le informazioni parziali e anche confuse, dobbiamo mettere le mani avanti. Da un lato abbiamo Pittella, pressato dall’opinione pubblica sui temi ambientali e ossessionato dai prossimi risultati elettorali. Dall’altro abbiamo l’Eni, apparentemente infastidita oltre modo dalla stessa opinione pubblica e da un atteggiamento ambiguo dei suoi tradizionali tutori istituzionali (Regione). In mezzo la Basilicata con i suoi cittadini. Il presidente della Regione, dopo aver fatto finta di non vedere e non sentire per un bel pezzo del suo mandato governativo, assumendo il ruolo di garante degli “interessi nazionali” in Basilicata, si accorge che a breve ci sono le elezioni. Ottiene così il permesso dai suoi superiori di fare il leone da circo nei confronti del cane a sei zampe. La Regione quindi, negli ultimi mesi, comincia a sparare dei “no” farlocchi all’Eni e alla Total. Assistiamo quindi a conferenze stampa convocate per fare sfoggio di un rutto che vorrebbero far passare per un ruggito. L’Eni, dal canto suo, continua a estrarre greggio e a produrre inquinamento.
E veniamo alla vicenda di queste giornate. L’istinto ci porterebbe a riflettere dinanzi a un trivio: O siamo difronte a un braccio di ferro Eni-Regione costruito ad hoc, una fiction abilmente creata per confondere l’opinione pubblica, oppure questa storia delle sostanze tossiche rilevate dall’Arpab è vera. Oppure, se dobbiamo dare credito a Eni, l’Arpab ha preso una cantonata. Se l’Eni avesse ragione, acquisterebbe autorevolezza e credibilità che le consentirebbe di inquinare con maggiore tranquillità. A danno dell’Arpab, già ampiamente considerata dall’opinione pubblica una fregatura scientifica e politica al servizio degli inquinatori.
In questi mesi il governatore Pittella si sta rivelando un vero statista dell’isola che non c’è. Prova ad agitare con cautela, e per finta, il popolo contro le compagnie petrolifere e non si accorge che agita sé stesso nel conflitto tra inganno e verità.
In tutti i casi ci rimettono i cittadini che fanno da tavolo al gioco di Ping Pong cinico tra istituzioni e compagnie petrolifere. Staremo a vedere che cosa succede nei prossimi giorni. Intanto, siamo nella merda.