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Lucani senza soldi per curarsi, in 141mila rinunciano

11 settembre 2017 | 13:03
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Lucani senza soldi per curarsi, in 141mila rinunciano

Chi non può pagare l’intramoenia o il privato deve aspettare tempi biblici nelle strutture pubbliche

Sono 141mila i lucani che nell’ultimo anno hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, non riuscendo a pagare di tasca propria, nelle strutture sanitarie private, visite mediche, esami diagnostici o cure odontoiatriche, che il sistema sanitario regionale non riesce ad erogare se non con tempi biblici”

E’ quanto dichiara Michele Napoli, Presidente del Gruppo Consiliare “Forza Italia” della Regione Basilicata, sulla base delle risultanze dell’indagine Censis sul futuro del Sistema Sanitario in Italia resa pubblica lo scorso mese in occasione del Welfare Day.

Nessun dubbio,-prosegue Napoli- che oggi le liste di attesa siano il paradigma dell’efficace funzionamento delle strutture sanitarie, perché influiscono in maniera determinante sulla reale fruibilità delle cure.

Le liste di attesa in Basilicata non smettono di allungarsi: circa un anno l’attesa per una visita in oculistica o in reumatologia al San Carlo di Potenza e analoghi tempi di attesa per importanti accertamenti diagnostici come mammografia e test cardiovascolare da sforzo con pedana mobile.

Per superare il problema della scarsa accessibilità a visite mediche, radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, Tac, pap test e ai servizi di luogodegenza i lucani- aggiunge l’esponente azzurro- sono costretti a ricorrere al privato e a mettere mano al portafoglio per curarsi.

E la fascia di popolazione lucana a basso reddito, vale a dire quel 22% di lucani che vive in condizioni di povertà relativa, come farà a curarsi?

E’ costretta, dall’universalismo delle parole e non dei fatti della sanità lucana, a rinunciare a quella prestazione sanitaria che è stata loro prescritta dal medico.

L’indagine Censis- aggiunge Napoli- -fotografa dunque le reali condizioni della sanità lucana che non è più per tutti, secondo il modello delineato dalla Costituzione, ma sempre più per pochi, i più abbienti, che si possono permettere di pagare, in intramoenia o dal privato, 100 o 150 euro una visita medica o un accertamento diagnostico, bypassando così le lunghe liste di attesa.

E’ francamente inammissibile-conclude il consigliere regionale-che ai risultati esaltanti sotto il profilo delle possibilità di cura e di trattamento di un numero amplissimo di patologie un tempo non curabili che hanno contribuito ad innalzare l’età media della popolazione, faccia riscontro l’incapacità delle istituzioni lucane di gestire le risorse del servizio sanitario regionale in modo tale da garantire questi benefici a quanti realmente ne hanno bisogno.