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Lavoro sommerso in agricoltura è ancora una piaga

7 settembre 2017 | 11:00
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Lavoro sommerso in agricoltura è ancora una piaga

I segretari di Uil e Uila Basilicata sulla situazione dei braccianti agricoli

All’indomani dei funerali di Giuseppina Spagnoletti, l’operaia agricola morta lo scorso 31 agosto mentre era al lavoro nei campi, il segretario generale della Uil Basilicata, Carmine Vaccaro e il segretario regionale della Uila Basilicata, Gerardo Nardiello, tornano a chiedere condizioni di lavoro al riparo da ogni rischio per la salute.

In attesa che le indagini chiariscano se la donna soffrisse di particolari patologie che il caldo di questi giorni e il lavoro hanno accentuato- affermano Vaccaro e Nardiello- dobbiamo intensificare l’attenzione, la lotta senza quartiere alla illegalità e la scelta di costruire insieme soluzioni alternative che consentano l’incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro e garantiscano ai lavoratori condizioni di lavoro al riparo da ogni rischio per la salute.

Il lavoro irregolare in Basilicata, secondo la stima dell’ufficio politiche territoriali della Uil, continua a rappresentare una quota tra il 12 e il 15%, per un totale di circa 50mila lavoratori interessati- aggiungono.

E se nel periodo 2008-2012 si registra un calo è perché complessivamente è in calo del 5% il lavoro regolare sommato a quello “in nero”.

L’altra faccia della medaglia del lavoro sommerso -spiegano gli esponenti sindacali- è costituita dalle tasse che mediamente vengono a mancare in Basilicata pari a 1.174 euro l’anno per ciascun residente e che quindi sono sottratte ad investimenti produttivi e sociali.

Per un calcolo più preciso, secondo i dati del nostro Ufficio Uil, il valore aggiunto del sommerso da noi supera la quota di 1,5 miliardi di euro con una stima, limitata al gettito evaso, di circa 600 milioni di euro.

E parliamo sempre di numeri teorici perché anche a seguito della diminuzione delle ispezioni in azienda, nell’ordine di un 30% l’anno, i numeri reali non si conosceranno mai.

Non sappiamo se, come sostengono autorevoli economisti, il sommerso costituisca realmente un vero e proprio ammortizzatore sociale, so solo che bisogna passare da impegni e documenti ad atti per la ridare piena dignità ai lavoratori irregolari e a quelli precari.

La Uil e la Uila di Basilicata -concludono i due segretari- hanno sempre ritenuto che è indispensabile mettere in campo misure eccezionali in quanto i dati dimostrano come il sommerso sia ancora una metastasi e che, anche in un momento di crisi come questo, in cui si cerca di estendere tutele a chi ne è privo, non si può pensare di abbassare la guardia nei confronti di un fenomeno che produce violazione di diritti e tutele soprattutto per la salute di lavoratori e lavoratrici.