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Cronaca
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Cromo esavalente fuoriuscito dall’impianto Enea Trisaia di Rotondella

12 settembre 2017 | 13:12
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Cromo esavalente fuoriuscito dall’impianto Enea Trisaia di Rotondella
Cromo esavalente fuoriuscito dall’impianto Enea Trisaia di Rotondella
Cromo esavalente fuoriuscito dall’impianto Enea Trisaia di Rotondella
Cromo esavalente fuoriuscito dall’impianto Enea Trisaia di Rotondella
Cromo esavalente fuoriuscito dall’impianto Enea Trisaia di Rotondella

In un documento Arpab, in possesso del portavoce del M5S Perrino, espresso riferimento alla contaminazione

Era il 2015 quando la Sogin, l’azienda di stato incaricata per le attività di smantellamento del sito Itrec di Rotondella, rinveniva sostanze inquinanti nelle acque di falda superficiali all’interno del perimetro dello stabilimento come cromo esavalente, idrocarburi, ferro e trielina.

A ricordarlo, in un comunicato stampa, è il portavoce del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale della Basilicata, Gianni Perrino.

Il rilevamento di queste sostanze- aggiunge il portavoce- fece scattare le procedure previste per il piano di caratterizzazione tutt’oggi in atto nello stabilimento.

Nell’ottobre 2015, il piano veniva approvato prevedendo l’installazione di piezometri per il monitoraggio della contaminazione dell’area interessata.

All’ultimo tavolo della trasparenza tenutosi nel giugno 2017 la Sogin, da noi interpellata, – spiega Perrino- ha affermato che la contaminazione era dovuta ad una “sorgente storica” collegata alle attività di un impianto che operava su quel sito all’inizio degli anni ‘80, quello di Magnox.

Quest’ultima si sarebbe occupata di produrre combustibile nucleare per alimentare la centrale nucleare di Latina e le sue attività sarebbero definitivamente cessate a seguito dell’esito referendario del 1987 che sancì il definitivo addio dell’Italia all’energia nucleare.

Sono proprio gli esiti delle analisi eseguite nel corso delle attività del piano di caratterizzazione che destano grande preoccupazione e necessitano, a nostro avviso, di interventi e azioni immediate.

La situazione, ad oggi, non è cambiata ed è lo stesso esponente pentastellato a spiegarne le ragioni.

In un documento di ARPAB datato 1 settembre 2017, di cui siamo entrati in possesso a seguito di rituale richiesta di accesso agli atti, si fa esplicito riferimento ad una significativa contaminazione da Alifati Clorurati Cancerogeni (in prevalenza Tricloroetilene) e da Cromo Esavalente.

Il Tricloroetilene presenta concentrazioni fino a quasi 500 volte superiori al limite normativo previsto (703 ug/l rispetto al limite stabilito nel d. lgs. 152/2006 di 1,5 ug/l) mentre il Cromo VI ha concentrazioni al di sopra del limite normativo (18 ug/l rispetto a 5 ug/l nel piezometro C08 e 9 ug/l rispetto a 5 ug/l nel piezometro SP21).

Sono dati talmente preoccupanti – sottolinea Perrino- che la stessa Arpab ha suggerito di mettere in atto operazioni di messa sicurezza atte a limitare la migrazione del Cromo VI all’esterno del sito (avendo la concentrazione di quest’ultima sostanza  registrato un valore pericolosamente a ridosso della soglia limite, ovvero 4,8 ug/l).

Arpab, infatti, suggerisce la realizzazione di una barriera idraulica a valle del sito e conseguente avvio di un monitoraggio mensile delle acque di falda all’interno e all’esterno della barriera.

È quanto mai necessaria e urgente un’efficace e tempestiva azione da parte del governo regionale per evitare che la situazione si deteriori ulteriormente. Ci faremo carico – conclude- di proporre al Consiglio un atto di indirizzo alla Giunta per affrontare immediatamente questa ennesima potenziale emergenza ambientale.