Ridimensionamento Senologia San Carlo: “Hanno perso il buon senso e la buona sanità”

25 luglio 2017 | 10:16
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Ridimensionamento Senologia San Carlo: “Hanno perso il buon senso e la buona sanità”

“Credo che per questa vicenda non ci siano né vincitori né vinti. Hanno perso il buon senso e la buona sanità”. Con queste parole, la presidente dell’associazione ViVere Donna, Carmen Paradiso, 

“Credo che per questa vicenda non ci siano né vincitori né vinti. Hanno perso il buon senso e la buona sanità”. Con queste parole, la presidente dell’associazione ViVere Donna, Carmen Paradiso, 

ha commentato nel corso di una conferenza stampa, l’addio all’ospedale San Carlo di Enrico Mazzei Cicchetti, oncologo spiecializzato in senologia che dal 1 agosto prossimo lascerà l’ospedale di Potenza. 

“Si è perso di vista l’obiettivo principale: le pazienti. Dal 1 agosto- aggiunge Paradiso- tutte le donne lucane perderanno un grande punto di riferimento, uno dei più grandi chirurghi oncologi, il più esperto della Basilicata. Il dottor Maglietta (direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo ndr) penso sia la persona più titolata, poi, a spiegarci la situazione. Ma quello che mi rammarica di più è stato il silenzio assordante dell’assessore alla Sanità (Flavia Franconi ndr): donna e medico. Siamo una regione che va contro corrente, annullando anni di lavoro, come se il nostro ruolo debba essere quello di non primeggiare mai e rimanere parte di un Sud che è condannato a vivere di annunci e comunicati stampa senza contenuti. Ed è per questo che oggi presenteremo delle proposte al Governo regionale, fino ad oggi sordo alle norme richieste, oltre a porre degli interrogativi che interessano la salute dei cittadini”.

Ridimensionamento ingiustificato. “La nostra battaglia dell’ultimo anno- aggiunge la presidente di ViVere Donna- è stata portata avanti nell’interesse di tutte le donne lucane, non è una guerra contro nessuno. Ci sembrava illogico ed ingiustificato un ridimensionamento del reparto di Chirurgia Senologica di Potenza che nel 2010 aveva raggiunto standard di attività, di qualità ed un assetto logistico-organizzativo, tra i primi in Italia, realizzando quanto solo auspicato, a quei tempi, dall’EUSOMA (European Society of Breast Cancer Specialists) e realizzato in pochi ospedali o istituti di rilievo nazionale: Personale medico dedicato; Spazi di ricovero dedicati, arredati anche con il contributo della nostra Associazione; Sale operatorie dedicate (modulate in funzione delle liste d’attesa); Personale infermieristico dedicato, parte del quale inviato a corsi di perfezionamento presso la “Scuola di Formazione in Senologica” di Orta San Giulio, organizzato dall’EUSOMA e dalla Società Italiana di Senologia, a spese della nostra Associazione; Stretta collaborazione con la Centrale per lo Screening Regionale ed i Reparti di diagnosi e riabilitazione; Primo reparto ad aver instaurato un rapporto intenso e di reciprocità con l’Oncologia Medica, raggiungendo livelli di interdisciplinarietà ottimali; Riduzione della migrazione sanitaria passiva ai minimi storici; Primo reparto in Basilicata per interventi chirurgici oncologici, nonostante un’unica patologia. Un’Unità Complessa che rappresenta un modello di chirurgia senologica per tutto il sud Italia. Un’eccellenza della sanità lucana. Siamo a 285 casi di neoplasie mammarie trattate nell’ultimo anno. Questo dato fa sì che è la chirurgia di senologia è quella che opera più tumori in Basilicata. Le relazioni multidisciplinari che la senologia chirurgica ha intrattenuto negli ultimi 15 anni con la chirurgia plastica, con la radiologia senologica, con l’anatomia patologica, con l’oncologia, con la radioterapia, con la fisiatria, hanno realizzato un percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo per la patologia neoplastica della mammella ottimale, rispondente agli standard internazionali che definiscono una Breast Unit. Ed è proprio qui il nodo delle nostre proposte.

Criticità. Sulla scorta di quanto vissuto negli anni trascorsi – aggiunge Paradiso- si è formato un nuovo e più adeguato concetto di “Istituto Oncologico” pubblico, che non affronta tutte le patologie oncologiche, ma svolge un ruolo di centralità senza essere “attore”e “regista” di tutti i processi. In questi centri si realizza la centralizzazione dei dati, si esegue e si coordina la ricerca avanzata (non meri studi di casistica), si esercita un controllo di qualità sulle prestazioni oncologiche erogate sul territorio, concentra al suo interno le attività di diagnosi e cura per le patologie di media e bassa incidenza che non possono essere affidate a gruppi diffusi o spontanei, divenendone il punto di riferimento unico regionale. Lasciare invece alle altre strutture il compito di diagnosticare e trattare le patologie con maggiore incidenza, promuovendo l’istituzione di gruppi dedicati per tali patologie, organizzando un sistema di centralizzazione dei dati di ogni caso oncologico diagnosticato e trattato, per consentire valutazioni epidemiologiche (Registro Tumori), ricerca ed altro. Questa moderna concezione consente a questo tipo di Istituto di avere un riconoscimento unanime da parte delle altre strutture, non più concorrenti, allo stesso tempo evita duplicazioni, garantendo gruppi dedicati per le singole patologie soprattutto porta le cure il più vicino possibile alle persone malate ed alle loro famiglie. Trattasi di una distribuzione razionale delle competenze sulla scorta dell’ epidemiologia e dei bisogni.

Basilicata ‘controcorrente’. Per quanto riguarda la Basilicata- spiega la presidente Paradiso-  si sta andando in una direzione opposta, avendo la presunzione di concentrare l’attività di trattamento dei tumori in un solo centro, secondo concezioni ampiamente anacronistiche. Così si creano duplicazioni, per quanto a direzioni unificate, abdicando ad affrontare in modo organico patologie oggi non trattate. Effettuare i trattamenti, specie chirurgici, parte a Potenza e Matera e parte al CROB (vedi progetti duplicativi per: Urologia, Senologia, Oncologia Ginecologica, Chirurgia Maxillo-facciale, Chirurgia Addominale ecc), significa, nella maggioranza dei casi, parcellizzare le esperienze, non avere gruppi dedicati omogenei, non mettere a frutto tecnologie già in essere, fino ad arrivare alla necessità di dover raddoppiare la recettività attuale del CROB, sulla base delle proiezioni epidemiologiche. Sono evidenti alcune discrepanze che si sono create. Sarebbe opportuno orientare gli investimenti, al CROB, non per duplicare “un po’ di tutto”, ma per istituire una forte e qualificata U.O.C di Oncologia Sperimentale, una U.O.C di Epidemiologia, con un Centro Gestione Dati, mettendo a sistema, ai fini della ricerca, tutti i casi oncologici della Regione e non solo i pochi trattati dal loro Istituto.

L’eccentricità del CROB rispetto al territorio regionale, la situazione della rete dei trasporti, l’avvenuta riduzione dei costi delle apparecchiature standard, devono far prevedere più centri sul territorio (Potenza, Matera e Lagonegro), riservando al CROB la “regia” delle procedure radioterapiche in Regione ed i trattamenti con tecnologie più sofisticate (già presenti), rivolte a pazienti numericamente limitati, oltre al trattamento “standard”, così come avviene, agli utenti del territorio. Uno schema di riorganizzazione che unisce l’offerta di prestazioni scientificamente elevate (gruppi dedicati ed interdisciplinari) all’ abbattimento dei costi causati dalle duplicazioni; mentre ancora interi settori dell’oncologia sono oggetto di emigrazione passiva. Avvicinare la diagnostica ed i trattamenti ai cittadini, dando un ruolo a strutture ospedaliere sul territorio che sono in attesa di contenuti operativi qualificanti. Sui contenuti del disegno di riforma: L’unificazione degli Ospedali per acuti della Provincia di Potenza con l’ A.O. San Carlo, svuotato dei trattamento chirurgici oncologici, indirizza l’Ospedale di Potenza verso un modello dedicato quasi esclusivamente all’emergenza-urgenza. Questa impostazione, ne limita il disegno di specializzazione e di eccellenza, indispensabili a rispondere adeguatamente alle complessità dell’ emergenza stessa. I trattamenti oncologici, sempre in aumento per il crescere dell’incidenza e per la maggiore capacità di diagnosi precoce, sono già oggi gravati da tempi di attesa inaccettabili e questo alimenta il flusso migratorio. L’ ipotesi di una concentrazione di questi interventi nel solo Ospedale di Rionero (non pronto per professionalità e logistica a ricevere una grande mole di lavoro), con una contestuale riduzione delle possibilità di accesso per questi trattamenti presso gli Ospedali di Matera e di Potenza non è perseguibile perché porta come conseguenze certe ad una riduzione della quantità e qualità delle prestazioni (oncologiche), con un sicuro ulteriore allungamento all’inverosimile dei tempi d attesa e con un conseguente aumento dei flussi migratori. 

La ‘beffa’ del Registro tumori. Le informazioni raccolte includono il tipo di cancro diagnosticato, il nome, l’indirizzo, l’età e il sesso del malato, le condizioni cliniche in cui si trova, i trattamenti che ha ricevuto e sta ricevendo e l’evoluzione della malattia. Questi- sottolinea Carmen Paradiso- dati sono essenziali per la ricerca sulle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la progettazione di interventi di prevenzione e per la programmazione delle spese sanitarie. La maggior parte dei registri italiani sono registri di popolazione ovvero raccolgono i dati relativi alle malattie tumorali di tutti i residenti di un determinato territorio (può essere una singola città o un’intera regione, una provincia o il territorio di una ASL). L’importanza di legare la raccolta di dati alla residenza sta nel fatto che in questo modo la casistica raccolta non sarà selezionata, ma rifletterà la reale condizione di un territorio dove sono presenti tutte le fasce di età, tutti gli strati sociali, ecc. I registri specializzati, invece, raccolgono informazioni su un singolo tipo di tumore (per esempio il colon-retto, la mammella, ecc) oppure su specifiche fasce di età (tumori infantili da 0-14 anni, oppure degli adolescenti, da 15-19 anni). I Registri tumori raccolgono informazioni sia dalle aziende ospedaliere sia dai medici di famiglia, sia dalle ASL, sia dalle Regioni o dalle loro Agenzie sanitarie. Le fonti principali sono le seguenti: Schede di Dimissione Ospedaliera (Sdo) Archivi di anatomia e citologia patologica Cartelle cliniche Certificati di morte Molti Registri tumori raccolgono informazioni su: stadio tumorale, grading, marker, stato recettoriale, indicatori biologici, tipo di intervento e trattamenti effettuati. Per molti tumori inoltre vi è la disponibilità dello stato di screening (mammella, cervice e più recentemente colon-retto), utile per effettuare valutazioni d’efficacia degli screening oncologici. Sul sito dell’ospedale Oncologico di Rionero sono stati pubblicati gli aggiornamenti del Registro tumori Basilicata fino all’anno 2013, perché le procedure implicano almeno tre anni di lavoro per la pubblicazione di un anno di incidenza, lo stesso avviene nei registri tumori degli altri paesi europei e statunitensi. La lunghezza dei tempi di pubblicazione è variamente determinata dalle numerose fasi di lavoro seguite dai Registri. Pubblicati i dati, però, spunta subito la beffa. I dati scientifici sui tumori in Basilicata non cercano le cause, né sono collegati alle micro aree a maggior rischio ambientale.